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L'ombra di quel che eravamo
 
L'ombra di quel che eravamo 2020-04-19 15:42:34 Liponi
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Liponi Opinione inserita da Liponi    19 Aprile, 2020
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Speranza e disillusione

E’ morto da poco, questo scrittore cileno, e proprio in conseguenza di questa peste odierna. Quindi, la lettura di un suo libro diventa un omaggio obbligatorio, in questo periodo di quarantena, ad una delle vittime più illustri della pandemia.
Il romanzo, uscito nel 2009, è un libro agile, strutturato in 18 brevi capitoli più un Epilogo, dallo stile sintetico, quasi ermetico, apodittico e ironico insieme. Uno stile del tutto diverso da quello di Marquez (vedi titolo di giornale girato sui social in occasione della morte dello scrittore che gli attribuiva la più famosa opera di Gabriel Garcia) e che corrisponde alla sua vicenda umana, ricca di fatti, di azioni e di lotta.
Ne “L’ombra di quel che eravamo” è la nostalgia per un passato di lotta e di illusioni disilluse.
Un gruppo di ex “compagni” si ritrova per un’ultima avventura, quasi a voler recuperare uno spirito rivoluzionario a cui guardano, tuttavia, con distacco ironico e disincanto. Eppure, quando l’anarchico Pedro Nolasco, detto l’Ombra, li chiama a compiere un’ultima azione, tutti rispondono, come per senso del dovere verso quello che una volta erano stati e che ora non sono più. Sono tutti ex profughi dell’epoca di Pinochet, alcuni anche passati per il carcere e la tortura, vissuti in esilio per anni, invecchiati nel ricordo dei tanti scomparsi e uccisi. Eppure, quando l’unico dei loro che era sopravvissuto al regime grazie alla sua abilità a vivere in clandestinità, propone loro l’ultima impresa, si ritrovano pronti.
Peccato (e qui è l’aspetto grottesco della vicenda) che l’eroe, l’Ombra sopravvissuta la regime, proprio mentre si reca all’appuntamento, viene colpito alla testa da un giradischi volante, lanciato dalla finestra da una donna infuriata contro il marito (anch’egli reduce di quella stagione di lotta politica, sia pure su posizioni perlomeno ambigue), stufa dell’inconcludente ménage che questi le propone in Cile e piena di nostalgia per l’esilio tedesco.
Si direbbe che tutto è finito, che il riscatto di un passato deludente è ormai tramontato. Invece, malgrado tutto, la sgangherata combriccola riesce a portare a termine l’azione, a dare un senso al sacrificio dell’”Ombra”.
Quindi, al di là dell’amarezza per tante vite sprecate, al di là della disillusione dovuta al fallimento di un’esperienza politica rivelatasi fallimentare, al di là delle divisioni ideologiche che tramano i discorsi dei congiurati e che costituiscono il tessuto di tutte le sinistre più o meno rivoluzionarie, più o meno di governo, l’azione unita di tre-quattro “ex”, conduce infine ad un risultato inatteso, si conclude con un piccolo, limitato, successo.
Una speranza?

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