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La vita gioca con me
 
La vita gioca con me 2020-05-23 11:33:05 Giulian
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Stile 
 
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Giulian Opinione inserita da Giulian    23 Mag, 2020
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Dalla storia al dramma

Non sono d’accordo con una delle tesi centrali del racconto, secondo cui il rifiuto di Vera di dichiarare che il marito, morto suicida dopo il suo arresto, fosse un nemico della patria sia stato un tradimento nei confronti della figlia, Nina, una bambina di pochi anni, privata improvvisamente dei genitori. Vera (che corrisponde nella realtà a Eva Panic Nahir) pagò personalmente con l’internamento in uno spaventoso gulag yugoslavo questo atto di coraggio e di amore verso il marito e verso la verità. Nel romanzo, fra l’altro, si enfatizza molto la sofferenza di Nina, il suo disadattamento e il suo atteggiamento ribelle, attribuendone la causa all’abbandono subito; durante il racconto si lasciano immaginare al lettore chissà quali tragiche esperienze della bambina, ma verso il finale si scopre una vicenda di ben altro genere e gravità. Ammiro molto la figura di Vera-Eva, perché certi valori sono più grandi di ogni altra cosa, persino della vita.
In realtà la storia assume spesso i toni di un dramma tragico: memorabili, direi quasi shakespeariani, alcuni dialoghi che sondano nel profondo i pensieri e l’animo dei personaggi. Invece i fatti avvenuti nel campo di concentramento perdono questo registro enfatico e sono narrati con immediatezza, in modo molto diretto e vivo.
La narrazione procede su diversi piani temporali, che si intrecciano e si affastellano creando come dei filtri che la trasfigurano: il racconto è visto attraverso gli occhi di Ghili (la narratrice, nipote di Vera) che, nelle prime pagine in particolare, rivede a distanza di anni un filmato in cui Vera, o il padre Rafael, narrano fatti avvenuti molto tempo prima; questo espediente narrativo “multidimensionale”, in verità un po’ faticoso per chi legge, permette di coinvolgere emotivamente tutti i personaggi e di vedere come tutti in qualche modo siano partecipi dell’esperienza della protagonista e diventino protagonisti a loro volta.
È un libro sull’amore, in tutte le sue sfumature: l’amore passionale e carnale (quello di Rafael per Nina), l’amore fatto di venerazione e fedeltà a qualsiasi costo (quello di Vera per Milos), l’amore sofferente perché (apparentemente) tradito (quello di Nina per Vera, o di Ghili per Nina, o di Rafael per Nina), l’amore che viene soffocato per paura di esserne travolti (quello di Nina per tutti gli altri personaggi).
La scrittura di Grossman è come sempre elegante e di grande spessore; mi aspettavo un racconto più storico e meno psicologico, ma nel complesso è un libro che si può gustare.

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L'ho evitato. Penso che l'autore non sia nelle mie corde. Mi è bastato "Qualcuno con cui correre" per togliermi interesse verso altri suoi libri.
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