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Il vangelo secondo Gesù Cristo
 
Il vangelo secondo Gesù Cristo 2021-08-26 17:37:46 Unda Maris86
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Unda Maris86 Opinione inserita da Unda Maris86    26 Agosto, 2021
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La virtù eroica

Si parta da una premessa: recensire un libro come "Il vangelo secondo Gesù Cristo" di Josè Saramago è praticamente impossibile, tanto vasta è la gamma di pensieri, emozioni e stati d'animo che ne accompagnano la lettura.
Mi soffermerò, pertanto, solo su alcuni episodi, cercando di riportare ciò che ho provato immergendomi nelle pagine di questa eccezionale opera letteraria.

Il primo episodio che mi ha colpito è stato quello dell'Annunciazione della nascita di Gesù, che ho riletto più volte, tanto l'ho trovato bello:
"Maria stringeva la scodella con le mani a conca, coppa su coppa, come in attesa che il mendico vi deponesse qualcosa dentro, e lui senza spiegazioni così fece, si chinò e raccolse un pugno di terra che, dopo aver alzato la mano, lentamente fece scivolare fra le dita, mentre diceva con voce sorda e risonante, L'argilla all'argilla, la polvere alla polvere, la terra alla terra, nulla comincia che non debba finire, tutto ciò che comincia nasce da ciò che è finito. Maria, turbata, domandò, Cosa vuoi dire, e il mendico rispose solo, Donna, tu porti un figlio nel tuo ventre, ed è questo l'unico destino degli uomini, avere inizio e fine, avere fine e inizio, Come hai saputo che sono incinta, Non è ancora cresciuto il ventre, ma i figli brillano già negli occhi della madre (...) Io sono un angelo, ma non dirlo a nessuno".
Per chi non abbia mai letto Saramago, sarà doveroso fare una puntualizzazione sul fatto che l’Autore limiti al massimo l’utilizzo della punteggiatura, usando solo punti e virgole.
Avrete potuto notare, nello stralcio di testo riportato, che l’Angelo Gabriele appare sotto le spoglie di un mendico, il quale depone nella mani di Maria una manciata di terra che, successivamente, diverrà luminosa continuando a brillare nella scodella. Maria, in realtà, è già incinta di Gesù, concepito come qualsiasi altro bambino: l’Annunciazione è presentata come un momento di potente chiaroveggenza, nel quale Maria si limita a comprendere, anche se in modo oscuro, l’eccezionalità del bimbo che porta in grembo. Di una delicatezza e di una semplicità da far battere il cuore anche l’immagine dell’Angelo che si presenta sotto le spoglie di un mendicante, quasi a volerci ricordare che la vera forza, il vero splendore è nell’umiltà…e che la “banale” quotidianità ha in sé una dignità che supera ogni altezza.

Un’altra scena toccante è quella della morte di San Giuseppe, che, per portare in salvo un anziano vicino di casa, si trova nel bel mezzo di una rivolta, viene preso per un sedizioso e finisce per morire appeso ad una Croce, all’età di trentatré anni, come accadrà più tardi a suo figlio Gesù:
“Giuseppe fu l’ultimo a essere crocifisso e quindi dovette assistere, l’uno dopo l’altro, al supplizio dei suoi trentanove compagni sconosciuti, e quando arrivò il suo turno, perduta ogni speranza, non ebbe neppure la forza di ripetere le sue rivendicazioni di innocenza, chissà, forse ha perso l’occasione di salvarsi quando il soldato, con il martello in mano, disse al sergente, E’ il tizio che diceva di non avere colpa, il sergente ebbe un attimo di esitazione, proprio l’attimo in cui Giuseppe avrebbe dovuto urlare, Sono innocente, invece tacque”.

Tralascerò, perché già tratteggiata in altre recensioni, la complessa figura di Pastore, con cui Gesù, andato via di casa dopo la morte di suo padre Giuseppe, trascorrerà un periodo fondamentale della sua vita, carico di dubbi ed interrogativi su ciò che è giusto e ciò che invece non lo è (ad esempio, nei vari riti sacrificali previsti dalla religione ebraica), tra ciò che è opera di Dio e ciò che è opera del diavolo.

Verrò, così, alla scena, a mio giudizio, più delicata e, al tempo stesso, più intensa di tutto il romanzo: l’incontro di Gesù con la “peccatrice” Maria di Magdala: verrebbe da dire, ricordando un celebre brano musicale, che lei è quella che ha “nel cuore un volo di gabbiani, ma un corpo di chi ha detto troppo sì”. E Gesù – verrebbe da continuare -, come un ragazzo, se ne innamorò:
“Maria di Magdala finì di medicare il dolorante piede di Gesù, concludendo l’opera con una salda e adeguata fasciatura, Ecco fatto, disse lei, Come posso ringraziarti, disse Gesù, e per la prima volta i suoi occhi sfiorarono quelli di lei (…). La donna non rispose subito (…) e infine disse, Serbami nel tuo ricordo, nient’altro, e Gesù, Non scorderò la tua bontà, e poi, facendosi coraggio, E non dimenticherò neppure te, Perché, sorrise la donna, Perché sei bella”.

Insomma, se volete accostarvi alla lettura dell’originalissimo Vangelo di Saramago, dovete essere disposti a rivalutare il vostro punto di vista su tanti aspetti della realtà, non solo per quanto riguarda la religione. Imparerete che nella vita “il destino è la cosa più difficile” (cito non alla lettera) e che a nulla serve la logica a fronte dell’imprevedibilità degli eventi, perché la vita è innanzitutto caos. Scoprirete che dare da bere aceto ai condannati non era un vile atto di tortura, ma, come attestano fonti dell’epoca, solo un modo per aiutare il moribondo a soffrire un po’ meno, dal momento che l’aceto agiva come una specie di antisettico naturale. E che la vita, sì, è ingiusta, se dà ad uno di aggrapparsi alle ali di un aereo per evitare la morte e ad un altro di essere semplicemente nato e cresciuto in un’altra parte di mondo.
Unico rimedio, sembra suggerire tacitamente l’Autore, quello di unirsi nella “social catena” di leopardiana memoria e, come fa la ginestra nell’omonima lirica del Poeta di Recanati, reclinare dolcemente il nostro capo una volta giunti al momento estremo, dopo una vita di eroica resistenza.

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Saramago mi piace tanto! Dopo aver letto Cecità, Memoriale del convento, mi hanno consigliato Le intermittenze della morte.... ma metto anche questo in wl!
In risposta ad un precedente commento
Unda Maris86
28 Agosto, 2021
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Ciao! Anch'io ne sono rimasta letteralmente folgorata!! Di recente ho anche acquistato - ma non ancora letto - la raccolta di poesie.
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