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I ragazzi della Nickel
 
I ragazzi della Nickel 2023-07-06 13:25:00 marialetiziadorsi
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
marialetiziadorsi Opinione inserita da marialetiziadorsi    06 Luglio, 2023
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Un bel romanzo di denuncia sociale

“Dobbiamo credere nel profondo dell'anima che siamo qualcuno, che siamo importanti, che meritiamo rispetto, e ogni giorno dobbiamo percorrere le strade della nostra vita con questo senso di dignità e di importanza.”

Premio Pulitzer per la narrativa nel 2020 e vincitore del National Book Award, “I ragazzi della Nickel” è un racconto di fantasia che prende però spunto da fatti veri (la storia di un istituto correttivo della Florida chiuso solo nel 2011 e nel quale si svolgevano fatti raccapriccianti, abusi e torture testimoniate da chi lo ha vissuto e dai resti ritrovati) ed è un romanzo di forte denuncia sociale.
Lo scopo del riformatorio sulla carta era aiutare i giovani a rimettersi sulla buona strada restituendo alla società persone migliori, di fatto era un luogo nel quale i continui abusi e le violenze che bambini e ragazzi dovevano sopportare, se resistevano e sopravvivevano, li rendeva persone ormai completamente finite e svuotate, destinate a una triste fine.
I racconti emersi dopo le denunce, anni dopo, hanno descritto questo riformatorio come un vero e proprio luogo degli orrori.
Se l’inferno esiste, questo era laggiù.

Siamo all’inizio degli anni ’60, quando la lotta per i diritti delle persone di colore si sta ormai espandendo in Florida come negli altri Stati ispirata dalle parole di Martin Luhter King. Ma tra le parole e la pratica ci vorrà ancora molto tempo per ottenere una vera parità di diritti, e forse ancora oggi questo tempo non è stato ovunque sufficiente.
Elwood, il protagonista, è un bambino mite e molto sveglio. Abbandonato dai genitori, vive con la nonna. Studia e allo stesso tempo svolge un lavoretto in un negozio riuscendo a guadagnarsi la stima non solo degli insegnanti ma anche del suo datore di lavoro che una volta intuitene l’attenzione e l’intelligenza se ne fida completamente.
Elwood ascolta e riascolta le parole registrate di Martin Luther King che divengono il suo faro e la sua fonte di formazione. In particolare coltiva la fiducia nel suo sogno in un mondo diverso nel quale finalmente tutti siano veramente uguali senza dover passare attraverso la violenza ma solo mediante l’amore.

Ottiene ottimi risultati a scuola e, ormai proiettato verso il college, che avrebbe iniziato nella stagione successiva, Elwood accetta un passaggio da uno sconosciuto per arrivare prima. Ad un controllo l’auto risulta rubata ed Elwood, che pure è estraneo al fatto, viene condannato al riformatorio, la Nickel appunto.

Si trova quindi catapultato in un universo di violenza e sopruso al quale cerca di fare fronte come può, da “resistente” e sognatore, come viene definito dal suo amico. Elwood rimane convinto che una vita migliore esista e che avrà la meglio sulle violenze. All’inizio lascia affiorare il suo senso di giustizia ed agisce di conseguenza. Questo non lo aiuta e viene destinato a forti punizioni corporali che lo fanno finire in ospedale. La vita, purtroppo, è talvolta molto diversa da come noi la vorremmo, ed Elwood cerca di mantenere un basso profilo con l’unico scopo di uscire il prima possibile.
All’interno del campo, come ovunque, i neri hanno un trattamento diverso dai bianchi: ricevono meno cibo e di minore qualità, gli alloggi sono peggiori, vengono puniti più spesso. Ingiustizia si somma a ingiustizia.
Alla Nickel fa amicizia con Turner che pur con meno convinzione, ne condivide idee e speranze e con lui la storia proseguirà.

Con la trama mi fermo non senza fare cenno al finale, pura poesia, che confesso di essermi riletta più volte non perché non fosse chiara ma per la bellezza di un cerchio che, finalmente e dopo tanta sofferenza, si chiude.

E’ un romanzo potente e di valore universale questo di Colson Whitehead che tiene attaccati alla pagina. La scrittura non cede mai alla facile retorica o alla lacrima, ma è asciutto e molto diretto mantenendo la barra sempre diritta sulla denuncia sociale di cui si fa portatore.
Questo però non vuol dire che si tratti di un pamphlet politico sociale: siamo invece di fronte a vera, grande letteratura.

La storia scorre rapida, trascinando il lettore in una vicenda che fa male ma dalla quale non si può prescindere. Un bel tratteggio dei caratteri, non solo del protagonista, con il quale il lettore arriva a congiungere quasi il respiro tanto si è coinvolti nella sua storia. Un disegno complessivo perfetto e che merita di essere letto.

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