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Malina
 
Malina 2024-04-01 09:22:55 enricocaramuscio
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    01 Aprile, 2024
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Amore e morte nella Ungargasse

Una città, Vienna, che si porta ancora dietro le scorie della Seconda Guerra Mondiale; una strada, la Ungargasse, che non si può certo definire bella, ma che con il suo magnetismo rappresenta, da sola, una sorta di paese a se stante; una donna, l'io narrante, di cui non conosciamo il nome, ma soltanto la città di nascita, Klagenfurt, il colore dei capelli, biondi, quello degli occhi, scuri; un triangolo amoroso che sa di tragedia già dalle prime pagine. Malina è l'uomo che vive con la protagonista, la loro relazione "è consistita per anni in incontri imbarazzanti, in grossissimi malintesi e in alcune sciocche fantasticherie – cioè, voglio dire, in malintesi molto più grandi che con altre persone. D’altra parte fin da principio stavo al di sotto di lui, e devo essermi resa conto presto che lui doveva diventarmi fatale, che il posto di Malina era già occupato da Malina prima che lui entrasse nella mia vita. Mi è stato risparmiato soltanto, o io me lo sono risparmiato, di incontrarmi con lui troppo presto." Ivan è l'uomo di cui la donna è innamorata, quello per il quale "tutto ciò che è per me accessibile, il telefono, il ricevitore e il filo, il pane e il burro e le aringhe affumicate, che conservo per lunedì sera, perché piacciono tanto a Ivan, o l’Extrawurst, che piace tanto a me, tutto è della marca Ivan, della casa Ivan. Anche la macchina da scrivere e l’aspirapolvere, che prima facevano un rumore insopportabile, devono essere state comperate e mitigate da questa ditta buona e potente, gli sportelli delle macchine non sbattono più con fragore sotto le mie finestre, e anche la natura deve essere finita tutt’a un tratto sotto la sorveglianza di Ivan, perché al mattino gli uccelli cantano più piano e permettono un secondo sonnellino." Il tempo è il presente, o meglio l'oggi, quell'oggi che "è una parola che solo i suicidi dovrebbero usare, per tutti gli altri non ha assolutamente alcun senso, ‘oggi’ è soltanto la designazione di un giorno qualsiasi per loro, di oggi precisamente, per loro è evidente che debbono lavorare ancora una volta otto ore, oppure sono liberi, faranno commissioni, compreranno qualcosa, leggeranno un giornale del mattino e uno della sera, prenderanno un caffè, avranno dimenticato qualcosa, hanno un appuntamento, devono telefonare a qualcuno, un giorno quindi in cui deve succedere qualcosa oppure, meglio ancora, non succede gran che." Tre protagonisti, come tre sono le parti in cui è diviso il romanzo e, potremmo semplificare, ogni parte sembra dedicata ad uno di loro. La prima, la più leggera ad un primo sguardo, è incentrata sulla storia d'amore con l'ungherese Ivan, una vera ossessione in cui la narratrice sembra annullarsi, incapace di potersi dedicare ad altro. Eppure appare una relazione vuota, inconsistente, priva di dialogo, fatta di telefonate sterili, incontri senza pathos, dialoghi inconsistenti. La seconda consiste in una lunga e vertiginosa serie di incubi consecutivi, una sorta di febbrile delirio in cui precipita la donna, che svelano un passato di violenze domestiche e abusi da parte del padre, intervallati da brevi risvegli, attimi di lucidità (ma sarà così) in cui intervenire in suo soccorso Malina. La terza, la più potente, è la parte in cui Ivan si defila, la passione scema fino a dissolversi, Malina prende in mano la situazione imponendosi sugli altri protagonisti, fino a portare la storia verso un tragico e simbolico epilogo. È qui che la storia si svela e tira fuori il suo significato. Se appare chiaro si dalle prime battute che si ha a che fare con una mente disturbata, l'insania si fa sempre più lampante e pericolosa, rivelando uno sdoppiamento della personalità che rimette tutto in discussione e costringe il lettore a chiedersi se i personaggi siano tutti reali o meno, e se no, quale di loro sia vero e quale frutto della malattia. Per raccontare tutto ciò, Ingeborg Bachmann si avvale di una prosa che spazia dall'essenziale al ricercato, dal concreto all'onirico, avvalendosi di metafore e simbolismi che riguardano principalmente la condizione della donna, schiacciata da un mondo dominato dall'uomo, e dell'Austria, ancora intontita dalle scorie della recente guerra e della dittatura nazista, lasciando intendere la possibilità di leggere su più piani narrativi quest'opera che, partita come una classica storia d'amore, finirà per rivelarsi, invece, una storia di morte. "Malina beve ancora il suo caffè. Si sente qualcuno che chiama dall’altra finestra sul cortile. Sono andata vicino alla parete, entro nella parete, trattengo il respiro. Avrei dovuto scrivere su un foglio: Non è stato Malina. Ma la parete si apre, sono nella parete, e Malina può solo vedere la crepa che abbiamo già visto da un pezzo. Penserà che sono uscita dalla stanza."

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