Dettagli Recensione
Nel circolare tutto circola e torna
«Lavora d’intuito, anticipa come quando si ha l’impressione che stia per succedere qualcosa e poi, misteriosamente, si vede la cosa succedere, verificarsi per gradi, per cui si riesce a scorgere l’ingranaggio dell’azione combaciare con la propria idea.»
Cultura, realtà, società, individualità, perdita. Queste sono solo alcune delle diverse e molteplici chiavi di lettura che “Underworld” di Don De Lillo racchiude e destina ai suoi lettori per avvicinarsi alle dinamiche di una società sempre più complessa ma anche estranea, una società che nel ventesimo secolo ha subito una trasformazione sempre più radicale e profonda, tanto da perdere quei connotati che un tempo permettevano di identificarla e/o collocarla.
Ed è proprio dalla perdita dell’identità sociale dell’americano medio che ha inizio lo scritto. Una perdita di identità che dall’americano medio si sposta all’occidente europeo, al termine presunto della Guerra fredda, alla politica, al comunismo quale cardine del mondo sovietico che si scontra con il capitalismo dell’emisfero opposto. Crolla l’U.R.S.S., crolla il muro di Berlino, crolla una delle due dicotomie che per effetto fa crollare anche l’altra che finisce con il mostrarsi con le sue mille crepe. Ma se quella dicotomia che si ergeva a modello, a paladina, ora si risvegliasse, fragile e senza coordinate? Ecco che allora, il singolo perde il proprio connotato e si risveglia senza quella certezza identitaria un tempo fondamento del proprio io.
Il tutto mentre i Dodgers e i Gyants si affrontano in una partita finale che deciderà il vincitore del campionato di baseball, il tutto mentre quel 3 ottobre 1951, i russi fanno esplodere la bomba atomica in una località segreta. La pallina che assegna la vittoria ai Gyants vola fuori dalle tribune, tra gli spettatori, tutti la vogliono, la bramano e a raccoglierla sarà un ragazzino del Bronx. Quella leggendaria pallina cambierà numerosi padroni negli anni e condurrà il lettore tra le mani di molteplici volti che tra loro saranno collegati con storie di vita e storie di vita americana. Il tutto partendo dagli anni ’50, passando per la Guerra fredda, già citata, al Vietnam, alle contestazioni studentesche, agli squilibri politici, ai nuovi assestamenti politico-economici, alla fine del secolo. Si scopriranno personaggi quali Frank Sinatra, Lenny Bruce, Johan Edgar Hoover, capo dell’FBI, e tanti tanti altri ancora.
«Quanto è profondo il tempo? Fino a quale punto dobbiamo calarci dentro la vita della materia prima di capire che cos’è il tempo?»
In apparenza, “Underworld” sembra essere un romanzo senza un filo logico e cronologico, ma è davvero così? No, non è così. Nulla è lasciato al caso in questo scritto.
Una trama che racconta la vita di Nick Shaye e la storia tra la contrapposizione tra blocco americano e sovietico, che si interroga sulle scorie nucleari, che fruga nei rifiuti domestici, che ricerca nella identità post-moderna le verità di un mondo frastagliato.
Il singolo viene inquadrato nella sua dimensione individuale come trasformazione di una dimensione collettiva. Viene descritto anche nella sua trasformazione di valori che passano dal lasciarsi alle spalle la patria o il nazionalismo, per abbracciare la riscoperta di un uomo medio con tante fragilità e tante nuove dinamiche. I valori che si riscoprono sono completamente diversi, forse anche perché in precedenza erano celati da un altro mondo da un’altra realtà.
Tanti gli interrogativi che emergono. Cosa ne è della società occidentale? Lo Stato può affrontare da solo la dicotomia tra bene e male? Qual è il confine tra questi? Come arginare la violenza dilagante? Come far fronte a un nuovo individualismo e alla perdita di valori che oggi non sono più riconosciuti e riconoscibili? Come affrontare il tempo e cosa è davvero questo? E se fosse proprio l’uomo a non riconoscersi più?
«[…] Le stagioni si fondevano l’una con l’altra, gli anni erano una stordita macchia confusa. Come il tempo sui libri. Il tempo sui libri passa nel giro di una frase, molti mesi e anni. Scrivi una parola, scavalchi un decennio. Non era poi così diverso qui fuori, alla sua età, nel mondo privo di margini.»
De Lillo si conferma tra i più grandi maestri del nostro tempo a livello di narrativa, in particolare, metaletteraria e post-moderna.
Il testo è composto da una struttura particolare che vede il narratore principale alternarsi con il suo alter-ego e al tempo stesso districarsi otto blocchi principali che si intervallano con tre capitolati che, viceversa, narrano la storia di Manx Martin, padre di Cotter, primo possessore della pallina.
Ancora, ogni parte del libro si suddivide a sua volta in capitoli che hanno una struttura propria ove il prologo parla di un evento unico e circoscritto, la pallina, le prime quattro parti e l’epilogo le vicende dei personaggi nel periodo storico e la quinta brevi frammenti relativi a personaggi secondari.
A ciò si aggiunge uno stile frammentato che rimanda alla narrazione cinematografica. Le ambientazioni si dilatano nel tempo e i dialoghi spesso si fondono con il flusso di pensieri.
Tanti ancora i temi che vanno dalla spazzatura, metafora che rimanda ad altro tema, quello della bomba nucleare. Ed ancora, il complotto, l’ossessione mediatica, i consumi, la cultura popolare, la cultura cinematografica.
Questo e molto altro è “Underworld” di Don De Lillo, un romanzo stratificato che richiede anche più di una lettura ma che, semplicemente, non si dimentica e che per mezzo di una pallina da baseball ci porta avanti e indietro nel tempo invitandoci a riflettere sui nostri tempi. Perché tutto ha un perché, tutto è un circolare che alla fine porta a richiudere quel cerchio.





























