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Destino non scritto
…Il velo dipinto che i viventi chiamano vita…
La ventisettenne Kitty, trasferitasi a Hong Kong dopo il matrimonio con il batteriologo Walter Fane, un uomo che non ama e che non ha mai amato, vive uno stato di noia respinto dalla relazione fedifraga con l’ affascinante Charles Townsend che genera un duplice meccanismo risolutorio, il desiderio di vendetta del marito e un futuro pericoloso in un luogo infestato dal colera.
Le conseguenze del tradimento, dopo un travaglio prolungato, abbandonata l’ usuale spensieratezza, segneranno una riflessione su vita e destino accostandola al senso più vero del termine libertà.
Kitty e’ una donna bellissima, fragile, volitiva, che vive ai margini di un marito privo di charme, poco emozionale, timido, schivo, consapevole, dopo solo tre mesi di matrimonio, dell’ errore commesso.
Charlie è un sentimento inevitabile e necessario, un’ onda emozionale per ritrovare se stessa, lui quarantenne sportivo, giovanile, con un bel portamento, una forza sconosciuta e travolgente che le suscita un’ inaspettata tenerezza per l’ amore che Walter le ha da sempre donato.
Il tradimento e la certezza che Il marito l’ abbia scoperto la espongono a un ricatto sentimentale, convinta che Walter la voglia morta, costretta suo malgrado a seguirlo in un viaggio verso una fine certa in luogo non luogo infestato da una terribile epidemia.
L’ idea di un amore vero o presunto nasconde l’ ovvio, quell’ egoismo opportunista tipicamente maschile, la tracotanza dell’ indifferenza celata dalla passione, la violenza dell’ attesa dal silenzio, l ‘ indifferenza dal desiderio di vendetta.
Kitty, spogliata di se’ dentro un ambiente caritatevole, accostandosi a chi le sembrava lontano nella bellezza di piccoli gesti, di sguardi condivisi, di un’ umanità privata di tutto, rivisita le stanze del proprio sentire assaporando un nuovo senso di libertà.
Che cosa le riservano i giorni, oltre la maschera di egoismo e pusillanimità di chi vive di vanità scappando dai propri doveri? Un cammino che la allontana dagli errori commessi incurante di quello che potrebbe accaderle, una ventisettenne che non sa cosa farsene della vita.
In lei immagini sfuocate e pensieri inquietanti, come l’ amore di Walter è deragliato nel progettare la sua morte, un amore impossibile legittimato dalla cecità.
Settimane nel cuore dell’ epidemia, confrontata con la morte di tanti innocenti, ascoltando l’ umanità disinteressata e caritatevole delle suore, accostandosi alla piacevole compagnia di quell’ ubriacone di Weddington, rivisitando l’ insensibilità narcisista di Charlie, una vita cambiata a tal punto da non riconoscerla, leggendosi dentro, profondamente commossa, come se nella sua anima qualcuno la osservasse con terrore e sorpresa.
E allora la propria salvezza sta nel perdono dell’ altro, un perdono rivolto a se stesso per concedersi un senso di pace.
…” C’è un solo modo di conquistare i cuori ed è di farsi simili a coloro da cui si vorrebbe essere amati…
Alle porte un futuro inafferrabile, il ritorno al passato attraversando un muro di indifferenza, che il mondo sia tutto una burla, un sogno inquietante costruito sul bisogno di mentire agli altri e non a se stessi, aprendosi all’ impalpabile idea che
….la sola cosa che ci permette di guardare senza disgusto il mondo in cui viviamo sia la bellezza che gli uomini di tanto in tanto creano dal caos, i quadri che dipingono, la musica che compongono, i libri che scrivono, la vita che vivono, la cosa più ricca di bellezza è una vita bella, e’ questa l’opera d’arte più perfetta…
Per Kitty un cammino di compassione e di incertezza in un futuro da vivere, cosparsa da un personale senso di libertà ….
Un romanzo costruito su una certa essenzialità, di gesti, di parole, di pensieri, di sentimenti, lineare nella forza espositiva di una costruzione fintamente semplicistica trasformata in complessa indagine relazionale.
Quanto una vita può essere rivisitata, quanto quel velo dipinto basta a se stesso o, cadendo, costruisce una trama inaspettata che indaga nelle profondità di un altro viaggio, liberato dall’ onta insopportabile di un copione già scritto che non sentiamo nostro?
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