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L'ignoranza
 
L'ignoranza 2025-09-17 13:22:50 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    17 Settembre, 2025
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Sempre (ri)tornare

“È lì che ho commesso un errore, un errore difficile da definire, impercettibile, ma dal quale è dipesa tutta la mia vita e a cui non sono mai riuscita a porre rimedio.”
“Un errore irreparabile commesso nell’età dell’ignoranza.”
“Sì.”
“È a quell’età che ci si sposa, che si ha il primo bambino, che si sceglie una professione. Poi viene il giorno in cui sai e capisci molte cose, ma ormai è troppo tardi, perché tutta la tua vita è stata decisa in un periodo in cui non sapevi nulla.”

Pubblicato per la prima volta nel 2001, “L’ignoranza” di Milan Kundera è un testo che ruota attorno agli esuli e da qui è chiaro e naturale il rimando, anche voluto dentro al testo, a Ulisse, colui che ha peregrinato per vent’anni lungo tutto il mondo allora conosciuto prima di riuscire a tornare alla sua cara Itaca.
Conosciamo Irene che torna a Praga proprio dopo due decenni trascorsi in Francia, a Parigi. Torna nella sua terra natia a seguito della caduta del muro di Berlino, circa vent’anni dopo la caduta della Cecoslovacchia. È preda di sentimenti contrastanti, non riconosce più quel luogo come la sua terra, è restia a tornare, è spinta ancora a tornare, è titubante. Eppure sa che deve. Una volta giunta in patria manco si riconosce in quegli abiti dell’ultimo minuto che deve comprare in un negozio e che da una donna di classe la trasformano in una donna qualunque, mediocre. Sa di trovarsi davanti allo specchio di quel che sarebbe stata se non se ne fosse mai andata.
Come lei, anche per Josef è tempo di grande ritorno, è tempo di Praga. Ha vissuto in Danimarca, è qui che ormai si snoda la sua vita. Tornerà alle origini ma solo per il tempo necessario a rivedere quel fratello che ha salutato dopo essersi dovuto rifugiare altrove per ricominciare la sua vita.
Uomini e donne, quelli descritti, propri dell’ignoranza, di quella “sofferenza del ritorno”, di quella nostalgia canaglia che prende e trattiene. Ed è in questo contesto che Kundera riprende proprio l’Odissea che tra queste pagine è spesso citata e chiamata in causa. Ma si sa, il tempo passa e come questo scorre, come cambiano usi, abitudini, ricordi e memoria. Cambiano le persone, cambia chi siamo diventati e chi diventiamo, cambia chi eravamo e cambia anche chi abbiamo lasciato.

«Joseph si disse: oggi la gente abbandona il comunismo non perché le sue convinzioni siano cambiate o abbiano subito un duro colpo, ma perché il comunismo non dà più l'opportunità né di mostrarsi non conformisti, né di ubbidire, né di punire i malvagi, né di rendersi utili, né di procedere insieme ai giovani, né di avere intorno a sé una grande famiglia. Il credo comunista non risponde più ad alcun bisogno. È diventato a tal punto inutilizzabile che tutti lo abbandonano facilmente, senza neppure accorgersene.»

Tornare a quella che è stata la propria casa, a ciò che rappresenta le origini, non è semplice. Obbliga a mettersi a confronto con la realtà, con una realtà che probabilmente non riconosciamo più. Pone ancora innanzi a ciò che eravamo stati e a ciò che avremmo potuto essere, nel bene e nel male, ma anche a ciò che, per effetto, non siamo diventati.

“L’ignoranza” di Milan Kundera prende per mano i lettori e li accompagna in un viaggio fatto di vite, di mito e di Storia con la S maiuscola. Il tutto è corredato da uno stile narrativo articolato e minuzioso che si propone al lettore con cura e magnetismo. Quest’ultimo è travolto dalla ricostruzione di una umanità che si scontra con la realtà e la consapevolezza del proprio vissuto e del proprio “altrove”.
Un Kundera maturo, che si apprezza sempre più man mano che la lettura prosegue.

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