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Tatà
 
Tatà 2025-09-21 13:32:27 Bruno Izzo
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    21 Settembre, 2025
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La Storia

Questo romanzo è una bella storia, ma è un tomo poderoso che non si può distillare poco a poco nel tempo, non è racconto seriale a puntate, è un tutt’uno integrale, va letto in breve per assaporarne completamente tutta la sua fragranza, e apprezzarlo come merita.
Sarebbe un peccato altrimenti, l’autrice ci ha offerto tutto quanto un lettore richiede ad un buon libro: quello di farci compagnia, condurci nelle vite degli altri perché possiamo così apprendere, coscientemente o meno, tutto quanto non sappiamo o non possiamo sapere in prima persona, direttamente per nostro vissuto limitato, dell’esistenza in generale. I libri sono mappe, quando ben tracciate indicano strade, itinerari che rivelano a chi legge cosa gli piace o cosa no delle cose della vita, fatti e persone che lui stesso neanche immagina lontanamente che possano esistere, scopre sensazioni e preferenze che avverte magari del tutto sconosciute, e però in qualche modo anche a lui congeniali. I romanzi sono racconti di vita, illustrano le emozioni che animano i personaggi, tracciano le azioni e le circostanze che si creano in diretta conseguenza di quelle, descrivono gli eventi che sorgono spontaneamente, delineano i caratteri delle persone, in definitiva leggere ci aiuta a capire noi stessi, ciò che siamo, a conoscerci ed a plasmare quanto siamo.
Ci formiamo con l’esperienza di vita, leggere accelera il processo, sperimentiamo nel bene e nel male più vite diverse mentre viviamo la nostra. I romanzi allora, quelli buoni, così prendono vita, ci pongono domande, interrogano silenti il nostro animo su cosa avremmo fatto noi nelle stesse circostanze, come avremmo reagito, cosa avremmo pensato, che scelta avremmo intrapreso, se condividiamo o meno i sentimenti espressi nelle pagine. Le buone letture, in fondo, questo fanno, questo è il loro fine ultimo, la loro mission, collaborano a creare noi stessi, ci educano, ci camminano accanto e ci parlano, esemplificano riportando le realtà.
Valerie Perrin per questo romanzo si è spesa bene, con onestà, ci ha dedicato tempo, cura, dedizione. Scrive bene dopo essersi ben informata, ha un suo stile preciso, forse non sempre captato con linearità, però non è un difetto di fluidità, la sua penna è un eccesso di spezie, mai fine a se stesso, è lo stesso piatto delicato e delizioso che lo esige. Infine direi che ci è riuscita, come una brava zietta d’altri tempi ha cucinato per noi un buon pranzo, dall’antipasto al dolce, per cui possiamo fare una pausa tra una portata e l’altra, certamente, ma non è che possiamo diluire l’intero pranzo in tempi lunghissimi, si perde gusto e aroma, se no, il tempo dilatato troppo invecchia il palato e disconosce i sapori. Affievolisce anche il giusto sottofondo musicale, peraltro, la musica in questa storia è essenziale. Intendiamoci infine, questo romanzo non è un capolavoro, ma una buona lettura, redatto con una bella valenza artigianale, cesellato con bravura, si fa leggere, interessa, incuriosisce, fa compagnia, si fa apprezzare. Solo che è una Storia con la maiuscola, quindi conta molti personaggi, altrettanti fatti, tanti sviluppi spesso inattesi e sorprendenti, è una storia affatto inverosimile, si badi, è invece un racconto intensamente reale, perché la realtà supera sempre la fantasia. I libri riportano sempre quanto accade, quanto è accaduto, quanto potrebbe accadere, i romanzi non inventano niente, finanche le fiabe hanno riscontri reali, la fantasia è solo un modo diverso con cui si descrive la realtà, i romanzi la riportano uguale, senza nulla aggiungere.
“Tatà” di Valerie Perrin è una storia non breve, perché la Storia non può esserla per definizione; ed è però anche un racconto che si digerisce bene in un solo pasto, non da spezzettare in troppi spuntini.
Tatà è il termine francese italianizzato che sta a significare in maniera affettuosa: “zietta”, il termine è stato adattato nella nostra lingua, il francese originale “Tata” senza accento da noi intende una nurse, una baby sitter, non è questo il caso, l’accento aggiunto ad hoc serve a fugare i dubbi in merito. Valerie Perrin con “Tatà” si riferisce effettivamente al suo personaggio centrale, Colette Septembre, che è figlia di molte storie, di storie potenti che ha il dovere di raccontare.
Nubile e sola, umile donna di un borgo nella campagna francese, è la zia della protagonista Agnes Septembre, principale, ma non la sola, voce narrante del romanzo.
Altre voci costituiscono la trama, intesa non come lo sviluppo del racconto, ma come l’effettivo tessuto connettivo sotteso a tutto il libro, il substrato organico costituito da voci incisive, anche perché letteralmente incise sui nastri di un vecchio magnetofono, su cui si sviluppa la pianta dell’affabulazione. Si riportano e si delineano così al meglio testimonianze, antefatti, sviluppi, pensieri e prospettive. Incroci della vita, pietre miliari, percorsi tortuosi e convergenti, rivelazioni, sorprese, conferme. Molti sono i personaggi, tanti i protagonisti, varie e multiformi le storie.
Un elenco mai esaustivo di volti e persone riporta la già citata Agnes Septembre, famosa regista cinematografica nota in tutto il mondo, suo marito Pierre, un ancora più noto attore protagonista dei film della moglie e divo di altre pellicole, la loro figlia Ana. I genitori di Agnes, la violinista Hanna, suo marito Jean Septembre, pianista di fama mondiale. Poi la “tatà” del titolo, zia Colette, sorella di Jean, ancora l’amica del cuore di Colette, l’artista circense Blanche, nonché il padre di Blanche, padrone assoluto bieco e tiranno del circo e non solo del circo. Perchè esistono individui che terrorizzano, più di quanto non si creda. Ed esistono mogli, figlie, famiglie che vivono sotto la cappa di un tiranno violento, più di quanto non si creda.
Poi gli abitanti del borgo dove vive Colette, per primo il suo amico del cuore Blaise, a seguire la giovane stella del calcio Aimè, e Amelie, Nathalie, Louis, Lyece e le sue sorelle, il poliziotto Paul, il dottor Antoine Etè, che raggiunta la pensione smette di esercitare la medicina e ripara e rimette in moto, in grado di circolare, le sue vetture preferite, le Mehari.
E altri, e ancora altri e tutto quanto li riguarda e li intreccia tra loro, ciascuno è una radice a sé stante e tutti insieme sfociano nel tronco maestoso dell’albero della vita, con tanti rami, tante biforcazioni, tante chiome e anche rami secchi e foglie morte.
Perchè questo è un romanzo che racconta di tutto e di tutti: di pedofilia e di violenza di genere, di morti misteriose e di femminicidio, di calcio e di tifosi, di AIDS e tossicodipendenze, di omosessualità e di alcoolismo, di ricchezza e povertà, di lavoro e sacrificio. Di valenti artigiani e artisti raffinati, di antichi pianoforti e di violini Stradivari, di olocausto, di guerra e di violenza. Di maschilismo, di patriarcato, di femminismo ante litteram, di giustizia e di vendetta.
Di musica, quella immortale di Chopin, Mozart, Bach, che quando resa al meglio da un pianista straordinario fanno sentire a chiunque l’infinito e Dio fluenti dalla punta delle dita dell’esecutore.
Tutto ruota attorno alla tatà Colette: lei è un magnifico lago alpino, dalle acque trasparenti e cristalline, esattamente com’è la sua anima di persona umile, semplice, salda negli affetti e nei valori, un lago che dona acqua a chi ha sete ed è anche un baluardo di roccia che accoglie a rifugio chi ne necessita. Tutti gli altri sono affluenti che arrivano a questo lago, ognuno con il proprio rivolo; poi dal lago fuoriescono, più forti di prima. Rinati. Perché questo è anche, se non soprattutto, un romanzo di resurrezione e rinascita: non a caso inizia con la chiamata della polizia che annuncia alla nipote Agnes la morte di tatà Colette. Solo che la stessa Colette risulta all’esterrefatta Agnes già morta tre anni prima. Un mistero, un giallo? No, è che noi siamo i tempi di oggi: non ascoltiamo. Non diamo retta agli altri, siamo troppo concentrati su noi stessi, sulle nostre vite, senza accorgerci delle vite degli altri. Che spesso diamo per scontate: invece nessuno conosce l’altro veramente, le vite degli altri potrebbero sorprenderci non poco. Rivelarle per intero è interessante, per non dire affascinante. Servono allora due sillabe: ta -tà, un va e vieni come un metronomo, un ritmo ipnotico che induce all’ascolto, un viaggiare avanti e indietro nel tempo e nelle vite altrui per ricostruirle poi in un tutt’uno organico, un gioiello unico, perchè mai uguale ad un altro, che si rivela poi essere infine una bella storia, come sempre è bella la vita di chiunque. La sua vita, la sua storia, la Storia.

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Valerie Perrin
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Commenti

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Bruno, questa autrice di enorme successo un po' m'incuriosiva, ma di lei al momento non ho letto niente. Non so se possa essere nelle mie corde di lettore.
In risposta ad un precedente commento
Bruno Izzo
26 Settembre, 2025
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Ciao, Emilio! Non è un gran lettura, quindi dubito ti possa piacere. La mia è stata una scelta rilassante sotto l'ombrellone, quindi magari il contesto influisce nell' essere benevolo come valutazione, ma non è nulla più di una onesta affabulazione, scritta anche bene in verità. Un cordiale saluto!
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