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L'eleganza del riccio
 
L'eleganza del riccio 2025-11-09 22:39:39 mariaangela
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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    10 Novembre, 2025
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E’ possibile avere due qualità contemporaneamente.

È una di quelle letture che girando l'ultima pagina mi si stringe il cuore, sento già una mancanza, mi scivola una lacrima, e poi un’altra, la storia letta non mi sembra più solo frutto di fantasia.

Sottotitolo del libro è, per me, "Io sono molto Camelia sul muschio".
Renée è la Camelia, una bellezza elegante e raffinata e tuttavia nascosta, sembra debole ma resta aggrappata.

Definirlo narrativa sarebbe riduttivo, c'è una storia, un inizio e una fine, personaggi ben raccontati, ci emoziona ciò che accade, ma il punto focale sono le elucubrazioni mentali di Renée e Paloma prima, di Kakuro poi, un rivelatore di personalità.
Deliziosi i continui richiami alla letteratura, alle metafore, alla poesia, all'arte in genere.

La riflessione su me stessa e su come sono nel mondo.
Come sono io agli occhi di chi mi guarda, agli occhi di chi mi conosce, e agli occhi di chi pensa di conoscermi. Chi mi guarda cosa vede?
E come sono io per me stessa? Riesco a venir fuori per come in realtà vorrei?
Il romanzo è questo è tanto altro ancora.

Pubblicato in Francia nel 2006 da Muriel Barbery, grazie al passaparola è diventato un fenomeno editoriale scalando le classifiche e vincendo tantissimi premi.
In Italia è stato pubblicato nel 2008.

Renée è un' antipatica portinaia di 54 anni di un elegante condominio al numero 7 di rue de Grenelle.
Divide il suo appartamento con il gatto Lev.
Antipatica, sciatta, scorbutica, ignorante. Schiava della grammatica. Concentrata a tutelare la sua “clandestinità.” Cammina trascinando i piedi. Quante contraddizioni!

L'incipit strappa subito un sorriso e una commozione: una portinaia che cita "L'ideologia tedesca", "Morte a Venezia", "Alla ricerca del tempo perduto", “Anna Karenina”…
"Sono un tradimento costante del mio archetipo."
Perché mi sorprende? I pregiudizi millenari. L’apparenza. Le consuetudini.

Nata in una famiglia contadina dove i genitori non si rivolgevano quasi mai a lei, fino a 5 anni è come inesistente, poi a scuola sente pronunciare il suo nome dalla maestra ed è come rinascere, come se si presentasse a se stessa. Inizia a vedere cosa c'è intorno.
"La coscienza per manifestarsi ha bisogno di un nome."
Le interazioni sociali le sono escluse a causa della sua condizione sociale ma i libri no, dice "imparai a leggere all'insaputa di tutti...curandomi di dissimulare il piacere e l'interesse che ne traevo."
“Lessi come una forsennata.”

Paloma, dodici anni, ricca e intelligente. È un binomio troppo stridente.
Disillusa.
"La gente crede di inseguire le stelle e finisce come un pesce rosso in una boccia": metafora potentissima di come si gira a vuoto su sé stessi, di come sogni, impegno, aspirazioni vengano schiacciati dal conformismo, dai condizionamenti psicologici e sociali, dalla stupidità, dall'immobilismo, dall’appiattimento.
Lei in questa boccia non vuole finirci e quindi ha un piano: si suiciderà al compimento dei tredici anni.

"Ho scoperto Ozu, e per la prima volta in vita mia l'Arte cinematografica mi ha fatto ridere e piangere, com'è è tipico del divertimento vero e proprio."

"La vera novità è ciò che non invecchia nonostante lo scorrere del tempo.
La camelia sul muschio del tempio, il violetto dei Monti di Kyoto, una tazza di porcellana blu, questo dischiudersi della bellezza pura nel cuore delle passioni effimere non è ciò a cui aspiriamo tutti? E che noi, Civiltà occidentali, non sappiamo raggiungere?"

E’ un attimo di poesia che viene a interrompere la routine del luogo in cui mi trovo e mi trasporta.
È l'armonia, l'essenzialità delle piccole cose: la bellezza della camelia, i paesaggi giapponesi, gli oggetti semplici ma così evocativi.
Questa bellezza effimera riesco a coglierla nella mia quotidianità?

Madame Rosen dice: "Può provvedervici lei?"
È un attimo ma Renée sussulta e incrocia lo sguardo di Monsieur Qualcosa . “Siamo fratelli di lingua.”

"Si, una famiglia felice dice madame Rosen.
"Vede, tutte le famiglie felici sono simili fra loro"
"Ma ogni famiglia infelice è infelice a modo suo."
"Io ho due gatti, il suo come si chiama?”
Essere in un attimo nello stesso momento, nella stessa idea di bellezza, sentire esattamente come sente l’altro, le percezioni combaciano.

Da lontano è proprio una portinaia, da vicino....
Trasuda intelligenza.
Madame Michel ha l'eleganza del riccio.
Ho dei sospetti su di lei.
Ho intravisto un libro delle edizioni Vrin, studi filosofici.
Sospetto sia una erudita principessa clandestina.

Monsieur Ozu che cerca le persone, che ti parla davvero, si rivolge proprio a te.
La maggior parte delle persone è concentrata su sé stessa.
Lui no. Lui senti che c'è. lui sente che ci sei.

“Come si chiamano i gatti di Monsieur Ozu?
Kitty e Levin”.

“Sono stata mascherata”.

“Un invito a cena per parlare dei gusti comuni.
Ma sono la portinaia.
È possibile avere due qualità contemporaneamente."
Esiste dichiarazione d'amore più meravigliosa?

"Il mio sguardo si imbatte in qualcosa.
Lo splendore dell'Arte.
Una natura morta.
È indubbiamente un Pieter Claesz.
Faccio per dire qualcosa come: è molto grazioso che sta all'Arte come provvedervici sta alla bellezza della lingua...mi accingo a rientrare nel ruolo di custode ottusa...e invece dico: com'è bello."

Possiamo avere nel mondo più di una persona con la quale condividere cuore e mente, passioni e tempo libero. Manuela è la sua migliore amica e anche molto altro, ma Renée chiacchiera con Monsieur Ozu come se si conoscessero da sempre: essere perfettamente a proprio agio significa anche intingere nello stesso piatto. Sente di poterlo fare davvero con lui. Naturalmente, senza imbarazzo. E lo fa, quando escono a cena. Cosa c’è di più intimo?

Riuscire a cogliere, insieme, la stessa poesia, lo stesso attimo fugace di bellezza. Capire che al mondo possiamo avere più amori senza tuttavia commettere tradimento. Emozioni condivisibili perché c'è chi le sente altrettanto. Essere nella stessa vibrazione.

Paloma e Renée che si palesano reciprocamente senza la volontarietà di farlo. Il sentirsi compresi che torna e ritorna.

Ozu che le dice "è perché non l'hanno mai vista. Io la riconoscerei sempre e comunque."

Sperimentare, il significato infinito, nella disperazione e nell'incanto, di "mai più". Sentirne il dolore e lo strazio o la liberazione. Accade anche questo.

"Attraversando il cortile ci siamo fermati di colpo tutti e due nello stesso istante: qualcuno si era messo al piano e sentivamo benissimo quello che stava suonando.
Abbiamo respirato lungamente, lasciando che il sole scaldasse i nostri visi e ascoltando la musica che giungeva da lassù.
Penso che Renée avrebbe apprezzato questo momento, ha detto Kakuro.
È come se le note musicali creassero una specie di parentesi temporale, una sospensione, un altrove in questo luogo, un sempre nel mai.
D'ora in poi, per te, andrò alla ricerca dei sempre nel mai.
La bellezza qui, in questo mondo."

Buone prossime letture.

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