Parole d'onore Parole d'onore

Parole d'onore

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Sono voci che provengono da un altro mondo. Portano sempre un messaggio. Parlano di moralità e famiglia, affari e delitti, regole, amori, amicizie tradite, di religione e Dio, soldi e potere, di vita e di morte. Questo libro è il resoconto di un viaggio fra gli uomini che popolano i territori mafiosi. Un inventario dei loro pensieri e dei loro "ragionamenti". Dal maxiprocesso di Palermo dell'inverno 1986 agli ultimi picciotti reclutati nelle borgate, da Tommaso Buscetta e Luciano Liggio alle scorribande di Totò Riina e dei suoi figli, dai lussi dell'Ucciardone al ritorno degli "scappati". Non è solo un linguaggio e non è solo un codice quello di mafia: è esercizio d'intelligenza, raffinato calcolo. Diceva Giovanni Falcone: "Conoscendo gli uomini d'onore ho imparato che le logiche mafiose non sono mai sorpassate né incomprensibili, sono in realtà le logiche del potere e sempre funzionali a uno scopo".



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Parole d'onore 2015-09-03 17:08:35 Rollo Tommasi
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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    03 Settembre, 2015
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La mafia da dentro

L'idea del giornalista Attilio Bolzoni – che segue da decenni per “Repubblica” le vicende criminali della Sicilia – è di quelle importanti: raccontare la mafia attraverso le voce diretta di Cosa Nostra.
La storia della mafia può essere desunta dai libri che la riportano, a volte dalle sentenze penali. Ma se si vuole entrare davvero addentro al fenomeno, alla logica mafiosa? “Parole d'onore” è una raccolta delle dichiarazioni processuali dei boss e dei pentiti, di quelle rilasciate nelle fasi di indagine a magistrati e forze dell'ordine o raccolte in interviste e intercettazioni telefoniche, e si dimostra un documento davvero importante per capire ed interpretare una mentalità.

“Mafioso? Io non so cosa sia la mafia. Quanto al termine mafioso, se lo si intende secondo la definizione del Pitré di cosa bella e magnifica – una ragazza bella a Palermo si diceva mafiosa, come mafioso si indicava un cavallo superbo – ebbene, anche se non mi reputo eccelso, dico che in questo senso, nel senso di uno che è bravo, se mi considerano un mafioso, la cosa mi fa onore anche se riconosco di non avere poi quei grandi requisiti.” (Luciano Liggio, boss mafioso)
“La mafia si identifica, secondo me, con il prepotente, la mafia è una mentalità. Per me un individuo che fa il prepotente e costringe un altro a fare quello che non è giusto fare, sia esso uomo politico, sia esso un magistrato, quello è un mafioso.” (Vito Ciancimino, sindaco di Palermo, mafioso)
“La mafia era scolpita sul volto della mia gente, era nella polvere del mio paese.” (Angelo Siino, collaboratore di giustizia)
“La violenza non fa parte della mia dignità. Ditemi in che cosa avrei mafiato.” (Michele Greco, boss mafioso, dichiarazione fatta nel corso di un processo)
“Basta con chi si alza la mattina e decide chi sono i buoni e chi sono i cattivi, l'antimafia non deve fare il gioco della mafia, io sono decisamente per un chiarimento completo su passato, presente e futuro.” (Salvo Lima, politico democristiano della corrente andreottiana, ucciso dalla mafia)
“Non pensate che noi siamo quelli che controlliamo politicamente la Sicilia, sarebbe una cosa molto sbagliata crederlo. Noi abbiamo avuto da sempre l'astuzia di metterci con i vincitori.” (Antonino Giuffré, pentito)
“Con me la mafia diventa non solo imprenditrice, ma impone ai politici i suoi personaggi o le sue imprese di riferimento. I politici diventarono pazzi: perché fu imposto una specie di pizzo sulla loro tangente. Per i politici, poveracci, fu come avere il pizzo sul pane...” (Angelo Siino, collaboratore di giustizia)
“Tutti noi uomini d'onore pensiamo di essere cattolici.” (Leonardo Messina, pentito)
“Bisogna guardare e scendere nel profondo, che cosa sono questi pentiti. Io l'altro giorno leggevo un libro, mi pare che era del cardinale Martino, mi pare che diceva 'Dio, dove andiamo?”... Ma Signor Presidente, con questi pentiti l'Italia dove deve andare?” (Totò Riina, boss mafioso, dichiarazione fatta nel corso di un processo)
“Io di tutto questo sono cosciente, anzi coscientissimo, che mi sono condannato a morte. Cosa Nostra non perdona, quella è una cambiale che non scade mai. Quando uno si fa sbirro, deve morire. Anche se è un vecchio e sta morendo nel letto. Anche se ha 100 anni, gli sparano. Questa è Cosa Nostra.” (Salvatore Cancemi, pentito)
“La mafia, me lo diceva sempre mio padre, aveva dei canoni di giustizia e di correttezza che rispettava e faceva rispettare. Certo, non poteva mettere in carcere nessuno la mafia. Ma quando qualcuno sbagliava, loro lo ammazzavano. Ma ammazzavano solo quello.” (Vito Ciancimino, sindaco di Palermo, mafioso)
“Se sei un assassino ma fedele e innamorato, tua moglie è disposta a qualunque sacrificio per il suo uomo.” (Gaspare Mutolo, pentito)
“Ci vogliono 50 litri di acido per disintegrare un corpo in una media di tre ore. Il corpo si scioglie lentamente, rimangono i denti della vittima, lo scheletro del volto si deforma. A quel punto si prendono i resti e si vanno a buttare da qualche parte. A San Giuseppe Jato li andavano a buttare nel torrente. Ai palermitani che ci sfottevano perché eravamo contadini, rozzi, noi rispondevamo: e voi, allora, bella acqua che bevete a Palermo...” (Giovanni Brusca, collaboratore di giustizia)

Il libro è strutturato in senso cronologico, diviso in cinque parti che trattano della tradizione mafiosa, della rottura dei “patti” imposta dai Corleonesi per il proprio dominio, dello Stato capace e determinato e di quello infame (favoreggiatore dei mafiosi o addirittura colluso con essi), degli anni del silenzio (voluti da Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro per recuperare lo sfacelo creato dalle strategie di Totò Riina), e infine del futuro di Cosa Nostra.
Un volume consigliatissimo a chi è interessato di questi temi: anche chi ha letto libri come “Quarant'anni di mafia” di Saverio Lodato o “Cose di Cosa Nostra” (intervista a Giovanni Falcone), trova in questo testo un importante complemento a quanto già conosce.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Saverio Lodato e altro di Attilio Bolzoni, ma anche Raffaele Cantone e Roberto Saviano.
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