Narrativa italiana Gialli, Thriller, Horror Agrò e il maresciallo La Ronda
 

Agrò e il maresciallo La Ronda Agrò e il maresciallo La Ronda

Agrò e il maresciallo La Ronda

Letteratura italiana

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Sant'Alessio Siculo, fine estate 1975. Il futuro dottor Italo Agrò, è ancora studente di legge nell'università di Napoli e sta terminando le vacanze nel suo paese d'origine. Il maresciallo dei Carabinieri, Augusto La Ronda, che ha già in passato chiesto a Italo di aiutarlo a stilare qualche rapporto particolarmente delicato, lunedì 7 settembre, lo fa prelevare in un bar di Letojanni, dov'era con gli amici, e condurre in caserma: nel pomeriggio è stato ritrovato tra i ruderi della chiesa di Sant'Agostino il cadavere di Biagio Mudaita, un giovane che lavorava nell'amministrazione della falegnameria paterna. Tra i manicaretti familiari, il mare della sua terra, il passaggio definitivo dall'adolescenza all'età adulta e gli aromi di una Sicilia lussureggiante, Italo Agrò non si limita a correggere il rapporto che il maresciallo intende inviare alle superiori autorità: si appassiona al caso e, in modo riservato, ma non troppo, collabora con La Ronda con suggerimenti e riflessioni che lo aiutano nelle indagini, mentre si consumano quegli ultimi giorni di vacanza durante i quali Italo inizia la sua storia d'amore con Irene Mangiacola, detta Nené.



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Agrò e il maresciallo La Ronda 2013-04-04 03:30:47 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    04 Aprile, 2013
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Agrò e il m.llo La Ronda - commento di Bruno

La Sicilia a tutto tondo è la protagonista del giallo di Domenico Cacopardo.
La Sicilia.
Nelle caratterizzazioni dei personaggi. Che ruotano intorno a due poli: Italo Agrò, promettente studente alla facoltà di giurisprudenza di Napoli, e il maresciallo la Ronda. I due sono legati da un filo: “Ecco, debbo mandare subito un fonogramma con tutto il racconto preciso dell’accaduto”. Italo non è soltanto un correttore di bozze. Diventa motore dell’indagine.
La Sicilia.
Nella dinamica di un delitto che lascia pensare ad un’esecuzione mafiosa. Nelle tecniche d’indagine: “L’ho letto nel Giorno della civetta di Leonardo Sciascia che i carabinieri usano questa tecnica: mettono in bocca a qualcuno la confessione di un particolare compromettente e suscitano le reazioni forsennate di qualcun altro, che, incazzato, rivela particolari ignoti”.
La Sicilia, nella bellezza dei luoghi e nello spirare dei venti: “Il Capo Sant’Alessio era punto d’incontro di venti e di correnti e il mare buddichiava assai”.
Nella sensualità erotica e carnale che pervade la relazione amorosa tra Agrò e Irene, detta Nené.
Nei sapori: “Faranno arancini, sfinci e modicane. E, in conclusione, il gelo di mellone”.
Nello stile: “Mi sarei evitato ‘sta camurrìa”.
La Sicilia nella mentalità: “Femmina di uno, femmina di uno; femmina di due, femmina di tutti”.
“Il maschio è maschio e dove può getta l’ontraco” (ndr: è “il fuso con gli ami per pescare il polpo”).
“Il maschio, in natura, è cacciatore di pelo, non c’è dubbio”.
La Sicilia nei tratti del carattere: “La gelosia. L’animo, di fondo siciliano, con le idee che in esso erano custodite riaffiorava con forza”.
“La permalosità isolana, inarrestabile, si impadronì di Irene”.
Nella superstizione: da Filomena “dominavano fotografie e cuori di Gesù trafitti: ricordi dei miracoli della fattucchiera donatile dai beneficiari”.
E soprattutto nell’ironia. Perché, quando uno crede che la Sicilia sia tutto questo, Cacopardo ti spiazza: e sferra il suo colpo finale, pieno di sarcasmo sottile, a dimostrare che la Sicilia è fantasia. E sorpresa. E molto altro.

Bruno Elpis

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Gli altri romanzi di Cacopardo.
Camilleri.
Sciascia.
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