Narrativa italiana Gialli, Thriller, Horror Le venti giornate di Torino
 

Le venti giornate di Torino Le venti giornate di Torino

Le venti giornate di Torino

Letteratura italiana

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Le venti giornate di Torino erano iniziate il 3 luglio di dieci anni prima: la siccità, l'insonnia collettiva, i cittadini che vagavano come fantasmi per le strade del centro storico, le grida misteriose, le statue che sembravano aver preso vita, e soprattutto una orribile catena di omicidi. Poi, dopo venti giorni, tutto era finito, all'improvviso, come era cominciato. E nessuno aveva più voluto parlare di quella storia. Dieci anni dopo, un anonimo investigatore dilettante decide di indagare per scrivere un libro su quella vicenda. Perché l'insonnia di massa? E chi erano, e da dove venivano, le mostruose figure di cui troppe testimonianze raccontano? E soprattutto, che nesso c'era tra quanto accadde e la biblioteca che era stata aperta presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza? Una biblioteca assai strana, dove non si trovavano i testi pubblicati dagli editori, ma scritti di privati cittadini, che rivelavano i loro pensieri più intimi e profondi, molto spesso terribili, e li mettevano in condivisione con altri cittadini come loro. Non passerà molto prima che il protagonista si renda conto che quella orribile stagione si è conclusa solo in apparenza, e che le forze oscure che avevano scatenato quei drammatici giorni di violenza cieca sono ancora presenti e vigili. Un romanzo inquietante, profetico in modo inspiegabile, principale opera di un autore ingiustamente dimenticato.



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Le venti giornate di Torino 2018-01-31 09:56:35 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    31 Gennaio, 2018
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un romanzo sui net-work infausto e previdente

Un romanzo inquietante, profetico e maledetto questo Le venti giornate di Torino di Giorgio De Maria. Pubblicato per la prima volta nel 1977, fu inizialmente ignorato. Ora viene pubblicato da Frassinelli, ma devo dire che la lettura non mi ha entusiasmato, né molto convinto. Giovanni Arduino nella postfazione scrive:

“Le Venti giornate di Torino è l’unico, autentico romanzo maledetto italiano. Non è una boutade a casaccio, ma a stabilirlo sono la trama, atmosfera, vita dell’autore, legami, connessioni, effetti sui lettori.”.

Siamo a Torino, in un caldo afoso mese di luglio. Una strana insonnia coglie gli abitanti della città, che come tanti zombie vagano, barcollanti ed indecisi, per le vie del centro città. Fino a che non ci scappa il morto. Uno degli insonni viene preso e sbattuto con il viso contro gli alberi di un famoso controviale della città. Il suo viso è irriconoscibile, la sua morte imprevedibile. Le statue e i monumenti prendono vita e si animano inquiete, alla Casa della Divina Provvidenza si costituiscono strane biblioteche, con assidui frequentatori che paiono avere tutti qualcosa da nascondere, più che da comunicare. E uno strano avvocato Segre, che parla e non parla, dice e non dice. Il protagonista vuole fare luce su questi “venti giorni” che hanno oscurato Torino, che sono state fonti di non poche leggende metropolitane. Ma tutto conduce all’ineludibilità di un destino che non ci è dato conoscere, contro cui è inutile combattere.

Un romanzo gotico, distotipo, oscuro, misterioso, arcano e irrazionale. Un romanzo raccapricciante, che svela con incredibile anticipo il lato oscuro dei social media con una chiaroveggenza che sa dell’incredibile. Unico aspetto che ho apprezzato, in verità.

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