Narrativa italiana Romanzi Dove porta la neve
 

Dove porta la neve Dove porta la neve

Dove porta la neve

Letteratura italiana

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È la vigilia di Natale e Padova sta per essere coperta da una nevicata memorabile. Carlo, down di 48 anni, come ogni mattina, da mesi, va a trovare la madre in clinica, dove si sta lentamente spegnendo assediata dai ricordi e dal bisogno di raccontarli. Nicola, 74 anni colmi di solitudine, ha appena perso il lavoretto che si era procurato come Babbo Natale davanti a un centro commerciale. Per Carlo, però, questo non può essere un Natale come gli altri e quando vede Nicola vestito di rosso e con la lunga barba bianca sente che il sogno può finalmente avverarsi: un vero regalo per la madre. Il suo clamoroso entusiasmo risveglia Nicola, che organizza un breve viaggio per realizzare quel sogno, e per illuminare con un gesto gratuito d'amore l'oscurità che stringe d'attorno. Una vecchia Fiat 124 si allontana da Padova dentro la notte di Natale: al suo interno due uomini soli e un po' incoscienti riscoprono la forza dirompente di un abbraccio. Con grande concentrazione e finezza di tocco, Matteo Righetto ci rende partecipi di una storia delicata e drammatica, tesa e commovente, la storia di un calore inaspettato scovato sotto un manto gelido di neve.



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Dove porta la neve 2017-04-05 03:03:32 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    05 Aprile, 2017
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Nol na disgrazia ke no sie inca na grazia

Dove porta la neve?
Nel racconto di Matteo Righetto, porta a provare sentimenti. Attraverso tre personaggi.

Dove porta la neve?
Porta Nora (“Ho amato la neve fino al 1951”) – la mamma di Carlo – a sfoderare la sua forza di “montanara” in una sfida per l’affermazione di un sogno. E a rievocare questa sfida sul letto di morte.

Dove porta la neve?
Porta Carlo – quarantottenne rimasto bambino (“Io ho una terza copia del cromosoma 21. Non te n’eri accorto?”) – al viaggio verso una Lapponia immaginaria, per conquistare un regalo per la mamma.

Dove porta la neve?
Porta Nicola – anziano indigente e dalla vita incompleta – a un incontro decisivo (“Capì che era proprio lui la persona giusta, l’anima candida, la vita alla quale dedicare finalmente qualcosa lasciando il segno di un gesto d’amore, un gesto riparatore”).

Giudizio finale: fiabesco, commovente, riparatore (“Nol na disgrazia ke no sie inca na grazia. Sai cosa vuol dire in lingua ladina?... Dietro ogni disgrazia si nasconde anche una grazia”).

Bruno Elpis

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Dove porta la neve 2017-03-08 10:42:18 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    08 Marzo, 2017
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Il fascino tenebroso della neve

La storia, delicata e struggente, di Nicola e Carlo. Nicola, settantaquattrenne, pensionato, vive solo, e non è un bel vivere, perchè "mica solo per i ricordi, i rimorsi, la nostalgia, la vecchiaia. Anche per i soldi che mancano, poichè sa che morire lentamente in questo mondo è cosa da ricchi." Allora per racimolare qualche soldo si traveste da Babbo Natale, e va al centro commerciale; ed è lì che fa la conoscenza di Carlo, che emozionato esclama: "mi manca perfino un po' il respiro, tanto che deve prendere una spruzzata di Ventolin. E pensare che aveva smesso di crederci a Babbo Natale. E invece no: esiste per davvero!" Carlo è una persona speciale: è un ragazzo down, un corpo da adulto in una mente da bambino, vive solo con la sua gatta Virna, orfano di padre, la madre all'ospedale. Ed è per lei che Carlo chiede un regalo speciale, perchè continua a lottare, nonostante la malattia, perchè lei è una montanara, "e un montanaro non molla mai! E' proprio nei momenti più duri che si forgia il suo destino". Ed è così che Nicola, lui che "non ha mai fatto nulla per nessuno", decide di aiutarlo a realizzare il suo desiderio. Partono su una vecchia 124, all'avventura, sotto una bufera di neve. Già, perchè la neve ha un suo preciso significato, che percorre tutto il romanzo fino alla fine. "La neve non è tutta uguale. C'era la nevera, come si chiamava la nevicata grande e copiosa, c'era la zijena, cioè la neve asciutta e farinosa, c'era la mola, che era la neve bagnata e pesante dell'autunno. E poi c'era la brija, che era la nevicata leggere, il jonfèdo, il nevischio con vento forte, la buria, la tipica neve burrascosa di aprile, rapida a venire e altrettanto rapida a sciogliersi, la balinà a pallini gelati, ed infine (...)la nef à panejiei, la nevicata delle fiabe, quella a falde così larghe che assomigliano a piume d'oca."
Una favola bellissima, mai melensa, tenera e commovente. E' una condivisione unica ed indissolubile di sentimenti, emozioni, piccoli ma determinanti gesti, la gioia, il calore di un abbraccio sincero, la saggezza dell'esperienza. I suoi personaggi sono figure marginali, non importanti per la società, assurti da esempio per la loro dignità e sincerità. Un romanzo breve, ma profondo ed intenso, destinato a lasciare un segno all'interno del cuore di ogni lettore.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi ha letto Charles Dickens, Il canto di Natale oppure Un inverno color noir, a cura di Marco Vichi.
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