Narrativa italiana Romanzi La terra del Sacerdote
 

La terra del Sacerdote La terra del Sacerdote

La terra del Sacerdote

Letteratura italiana

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È notte e la ragazza corre nella campagna buia più veloce che può, senza voltarsi indietro. E’ finalmente riuscita a scappare dalla gabbia in cui la vecchia la teneva prigioniera. Il vento gelido le taglia la faccia e la terra brulla i piedi, ma quasi non se ne accorge, perché il dolore delle doglie la rende insensibile a tutto il resto. La ragazza si accascia, urla e partorisce, ma a quell'urlo di dolore ancestrale non segue alcun pianto che annunci la vita. Lascia il bambino morto sotto un albero e prosegue fino a un fienile dove spera di potersi nascondere e riposare. La ragazza non lo sa ma la terra su cui sta cercando rifugio è conosciuta da tutti come "la terra del Sacerdote".



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La terra del Sacerdote 2016-07-26 03:21:01 AsiaD
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AsiaD Opinione inserita da AsiaD    26 Luglio, 2016
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TERRA DI NESSUNO

Tutto gira intorno a questa terra di cui si contendono la proprietà diversi personaggi chi a più chi a meno titolo, in questo noir all'italiana diviso tra la Germania e la campagna isolata del Molise. Non so se voleva essere un romanzo di redenzione, ma io non l’ho intravista; tutti perdono, nessuno guadagna; si fa fatica a trovare dei personaggi positivi, a partire ovviamente dallo stesso Agapito, il “Sacerdote”, che di sacro non ha proprio nulla, che avrebbe il compito di curare le anime ma che lui stesso dice, in un tratto del racconto, che non è in grado neanche di curare la terra, con un tocco di ironia che pervade tutto il romanzo e dona una giusta leggerezza a temi come la violenza sulle donne e tratta di bambini che caratterizzano la storia dei nostri personaggi. Io che sono molisana leggere un dialetto anche se non propriamente mio ma di immediata percezione è stato particolare, un’esperienza nuova soprattutto perché non ci sono così poi tanti romanzi con un seguito importante ambientati in Molise. Per il resto una lettura scorrevole che non mi ha proprio illuminato, però non mi è dispiaciuta. Mi è piaciuto lo stile del racconto frammentato, storie e momenti che si ricompongono come un puzzle mentre la lettura va avanti.Tutto gira intorno a questa terra di cui si contendono la proprietà diversi personaggi chi a più chi a meno titolo, in questo noir all'italiana diviso tra la Germania e la campagna isolata del Molise. Non so se voleva essere un romanzo di redenzione, ma se fosse così non credo sia arrivato all'obiettivo; dal mio punto di vista tutti perdono, nessuno guadagna; non ho trovato personaggi positivi a partire dallo stesso Agapito, “sacerdote” ma che di sacro non ha proprio nulla , fino alla sua devota moglie Amalia che vede ma non agisce, fino ad accontentarsi di un figlio quasi fosse un regalo della provvidenza; ci sono dei tentativi durante la storia di umanizzare alcuni personaggi raccontando delle loro debolezze, ma di fronte ad alcuni atti di violenza non c’è giustificazione né perdono. Crudeltà, violenza, tratta di bambini sono elementi che percorrono tutto il romanzo sin dalle prime scene forse le più crude che fanno immaginare un climax ascendente, invece (direi per fortuna) non avviene rendendo la lettura scorrevole e piacevole. Mi è piaciuto lo stile del racconto frammentato, storie e momenti che si ricompongono come un puzzle mentre la lettura va avanti.

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La terra del Sacerdote 2014-05-28 20:25:08 Martiii08
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Martiii08 Opinione inserita da Martiii08    28 Mag, 2014
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Un dissidio morale e sociale

La mia prima strega del 2014. Quest'anno ho deciso di leggerli tutti ed è proprio dal giovane Piccirillo che sono partita. Per essere uno scrittore emergente l'ho trovato ironico e frizzante, in quanto ha saputo trattare un'aspra critica sociale incorniciandola di dialettismi e tinte noir. Il romanzo vede come protagonista il sacerdote Agapito, una sorta di Chiarchiaro pirandelliano la cui terra - ritenuta terra nullius - sembra essere caratterizzata da aridità e sfortuna. Sotto gli occhi di molteplici personaggi e attraverso numerevoli ambientazioni ,tra cui la Germania e il Molise, l'autore ha saputo delineare un perfetto ritratto della società contemporanea. L'intera opera ruota infatti attorno all'importanza del perdono, alla decadenza morale e psicologica delle persone, all'avidità e alla ricchezza di un popolo corrotto che corrompe. La purezza sembra fungere da demonio, in quanto anche da un semplice gesto come la nascita di un bambino, emerge la violenza della vita che si insidia come un uragano nelle vite dei protagonisti. Quello di Piccirillo può essere visto come una sorta di romanzo di formazione: il personaggio di Agapito cresce, cresce nell'animo e nel cuore, cresce nel modo in cui affronta le situazioni che si trova a dover affrontare. L'opera non segue un ordine cronologico ben preciso, in quanto ricorrono spesso flashback e ellissi. Dall'arrivo della giovane Flori - o Fiori, come la chiama il sacerdote - l'esistenza di tutti prende una piega diversa. Non ho letto il precedente romanzo dello scrittore, nonostante tutti me ne abbiano parlato piuttosto bene: credo che sarà sicuramente da inserire in una prossima wishlist. Unica pecca che ho riscontrato è la presenza di frasi in lingua straniera, in particolare in tedesco. I curatori avrebbero dovuto quantomeno inserire qualche asterisco per coloro che della lingua non sanno un accidente (io ho la fortuna di aver studiato tedesco al liceo, per cui non ne ho avuto bisogno). Per quanto riguarda 'La terra del sacerdote', se siete fissati come lo sono io per il premio Strega, leggetelo. Altrimenti leggetelo lo stesso.

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Mi ha stranamente ricordato Alajmo. In ogni caso, Piccirillo è nettamente superiore.
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La terra del Sacerdote 2014-05-09 09:29:56 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    09 Mag, 2014
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Il riscatto del "sacerdote"

Incalzante storia ambientata nella campagna molisana e nello specifico in un podere fuori dal tempo dove la terra avara non dona più frutti.
Qui il "sacerdote" (un ex prete che ha sciolto il voto) lavora ostinatamente rinchiuso nel suo mondo fatto di gesti rituali ed immutabili.
Tutto cambierà con l'arrivo di una giovane straniera costretta a partorire figli per l'aberrante mercato di infanti e organi gestito dalla camorra. Il passato risalente a quando il sacerdote risiedeva in Germania torna potente a ricordare una verità nascosta che è fardello insopportabile per il protagonista e dal quale questi vorrebbe riscattarsi con ogni mezzo.
Gran bel romanzo, scritto in maniera molto scorrevole e con un intreccio che avvince senza sosta balzando tra i lontani echi dell'emigrazione italiana e un presente fatto di una realtà rurale, atavica, quasi primitiva, miscelata con la nuova criminalità capace di attecchire ovunque e di imporsi nei più disparati "settori".
Il 26enne Piccirillo (già apprezzato per "Zoo col semaforo" che io non ho letto) è nuovo autore da tenere sicuramente sott'occhio.

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La terra del Sacerdote 2013-08-23 10:58:28 Emanuela
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Opinione inserita da Emanuela    23 Agosto, 2013

la terra del sacerdote

“La terra del Sacerdote” di Paolo Piccirillo. Una giovane donna scappa dalla gabbia che condivideva con gli animali, segregata da due vecchi. Quello che la aspetta è terra, la terra molisana. Buio, freddo e terra. Corre, si ferisce, in silenzio partorisce, corre ancora, si accascia. Ha raggiunto il terreno confinante, la terra del Sacerdote, di proprietà di un vecchio, Agapito, che chiamano sacerdote ma che sacerdote non è, o non è più. Flori, così si chiama la donna, è una clandestina che viene dall’Ucraina che è prigioniera per saldare il “debito dell’entrata” in Italia, nella terra promessa, oggetto del desiderio di una vita più agiata, terra che invece l’ha resa schiava. La storia è avvincente, ricca di colpi di scena, di suspence, di emozioni forti. La struttura è fantastica. Adoro i capitoli brevi, appena arrivi alla fine ti viene voglia di leggere il successivo. Il romanzo ha un’architettura fatta di continui sbalzi temporali, si parte dall’oggi, si va a ieri, si torna all’oggi, si va all’altro ieri. Questa cronologia sbalzata è, secondo me, un punto di forza della storia che tiene viva l’attenzione del lettore e lo porta a scoprire mano a mano il perché della situazione attuale, la durezza di alcuni personaggi, l’umanità che si nasconde in alcuni e la cattiveria che si palesa in altri. La scrittura è essenziale, senza fronzoli, asciutta. Ogni frase seppur ridotta all'osso genera sensazioni a catena, ogni frase è amplificata. Non dico nulla su come evolve la storia, se la ragazza capitata nella terra del Sacerdote lì troverà il ponte verso la salvezza o il precipizio verso il baratro. Scrivo solo delle sensazioni che mi ha lasciato questa che è una delle migliori letture di questo anno. Il racconto è costellato da tante micro storie, fantastiche come i sogni di Graziano sugli essere umani senza gambe, aneddotiche come l’origine del soprannome di Maurizio Baff’ de Can’,il matto del paese che ogni giorno parte da un punto del confine del paese e arriva al confine opposto camminando curvo con un’immaginaria croce sulle spalle. Il Molise di Piccirillo è una terra arida che non dà frutti, gli uomini che la coltivano hanno il cuore indurito dalla vita, forse più duro della terra stessa e difficile da scalfire. L’albero, presente sempre nel racconto, è inizialmente marcio, i suoi rami non danno frutti, ma piano piano mentre tutto intorno si trasforma in inferno per le azioni degli uomini, grazie ad intervento di innesto, inizia a dare frutti, non più arance ma mandaranci; qualcosa cambia anche in Agapito, una coscienza che forse pensava di non avere, perché dall’intersecarsi di anime può nascere ancora qualcosa di buono. Le molte frasi in dialetto molisano e in lingua tedesca non sono tradotte, ma il senso si intuisce e danno un’immagine più reale dei colloqui scarni, asciutti tra i personaggi. Quelli che vivono qui sono uomini di poche parole, i rapporti tra amici sono cementati da scambi di favore, i rapporti tra moglie e marito da abitudine, da silenzio. Mentre leggo, il nero dell’inchiostro si trasforma automaticamente in visione, in trasposizione cinematografica e spero che questo accada, come spero, in effetti ne sono certa, che questo romanzo avrà il successo che merita. Certe menti letterarie come quella di Paolo Piccirillo (ha solo 25 anni!!!), hanno diritto alla giusta lode. Questa è una storia che mi porterò dentro.
"Non è mai il ramo, il problema sono sempre le radici. Sono loro ad essere malate, ma non hanno il coraggio di uscire fuori dalla terra e gridarlo a tutti; le radici sono codarde, potrebbero salvare la vita di milioni di rami. Hanno sulla coscienza millenni di alberi e di frutti marciti, ammazzati."

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Come Dio comanda
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La terra del Sacerdote 2013-07-17 18:01:51 Gondes
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Gondes Opinione inserita da Gondes    17 Luglio, 2013
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LA TERRA DEL SACERDOTE

Un romanzo molto intenso che scava nel profondo dell’anima. Il passato molto spesso non si può cancellare semplicemente scappando o cambiando vita. Forse è solo l’illusione di voltare pagina che spinge Agapino a lasciare la veste sacerdotale e ritornare in Italia, nel suo paese di origine in Molise da “spretato”. Purtroppo per lui il passato pesa come un macigno ed un giorno busserà di nuovo alla porta della sua coscienza. Sarà sempre etichettato come “il sacerdote”, anche quando si sposa e si dedicherà alla coltivazione di un terreno povero e arido come il suo cuore. Ma un giorno troverà all’interno del suo podere una donna straniera che ha appena data alla luce un figlio senza vita. La donna sta scappando da una coppia di anziani che la tenevano prigioniera in una cascina poco distante. “Il sacerdote” soccorre la donna, non però per prestagli soccorso ed aiutarla, ma perché capisce che potrebbe diventare la sua fonte di guadagno. La povera sventurata è infatti utilizzata dalla malavita come “fattrice di bambini”, da dare in adozione a famiglie che non possono avere figli o peggio destinati alla compra-vendita di organi. Il sacerdote diventerà quindi il nuovo carceriere della donna, e scoprirà quanto questo business può essere redditizio. Non ha però fatto i conti con la propria coscienza e soprattutto con il suo passato quando ancora era prete.

La storia ha come sfondo gli Appennini molisani, terra fatta di semplicità ed isolamento. Semplici ed essenziali sono anche i dialoghi presenti in questo romanzo, dove l’uso di espressioni dialettali danno la giusta dimensione alla storia raccontata. Oserei dire che senza questa particolarità, che inizialmente può causare qualche difficoltà di comprensione, non sarebbe lo stesso ottimo romanzo. Le persone raccontate in questo libro non hanno bisogno di parlare con parole forbite, si capiscono con gli occhi e con lo sguardo, perché è la loro cultura che glielo impone.
Un ottimo romanzo, essenziale, ma profondo che affronta tempi che fanno riflette e allo stesso tempo indignare.

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