Vittoria Vittoria

Vittoria

Letteratura italiana

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Vittoria non crede nella spiritualità dei manuali, negli aforismi da calamite e soprattutto non crede nei cartomanti: molto meglio un piatto di trenette al pesto con un'amica che farsi leggere i tarocchi. Fotografa genovese con alle spalle alcune pubblicità di successo, è sempre riuscita a navigare tra le difficoltà della vita grazie a un valido mix di buonsenso e ironia. Credeva anche di aver trovato l'amore ma, quando Federico se ne va, lasciandola sola in una casa piena di ricordi, il mondo le crolla addosso. Disorientata e in profonda crisi creativa, Vittoria si ritrova a quarantasei anni senza compagno, senza lavoro e senza sapere più con quali soldi comprare le crocchette a Sugo, il suo adorato gatto. A soccorrerla arriva un aiuto inatteso, sotto forma di un mazzo di tarocchi che suo malgrado, e nonostante il suo scetticismo, scopre di saper leggere con imprevedibile talento. E così, tra la carta dell'Eremita che le ricorda Obi-Wan Kenobi e la Ruota della fortuna che sembra un party psichedelico, nel suo salotto fanno la loro comparsa tanti volti nuovi, consultanti di ogni età che le portano uova fresche, insalatina a chilometro zero e ratafià in cambio di un vaticinio. Circondata da anime gentili che come lei cercano di rammendare il loro cuore spezzato, e da amici fidati che per mesi la incoraggiano e la proteggono, Vittoria senza rendersene conto tornerà pian piano ad ascoltare il mondo che la circonda ritrovando, insieme alla vena creativa, la forza di credere in se stessa.



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Vittoria 2020-05-18 07:57:18 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    18 Mag, 2020
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L’importanza di ridere

Sentimentali o professionali che siano, le delusioni, le sconfitte, i fallimenti fanno male. Sempre. Ma a vent’anni, anche se hai il cuore sbriciolato e non sai come rimettere insieme i pezzi, hai ancora la speranza del futuro a cui affidare i tuoi sogni. A trent’anni, anche se lavoro fa rima con insoddisfazione, insuccesso o addirittura ingiustizia, hai la sensazione di non avere ancora vinto, non di avere ormai perso. Alla soglia dei cinquant’anni, invece, quando vorresti aver già gettato basi solide per l’implacabile vecchiaia, non basta più la parola dolore per descrivere quel che senti. Serve aggiungere paura, del futuro. Mortificazione, rispetto a come la società si aspetta che tu sia. Disorientamento, verso un mondo del lavoro che negli ultimi anni ha rivoluzionato competenze e linguaggi, e che ora ti impone di reinventarti senza dirti come.

È un romanzo tutt'altro che superficiale, quello che Barbara Fiorio ci propone. Il contatto con la voce in prima persona di Vittoria, senza filtri da parte di un narratore, ci trasporta nella sfera emotiva della protagonista, fotografa in crisi creativa, che si ritrova a quarantasei anni ad affrontare il dramma della disoccupazione e dell’abbandono da parte del compagno. Vittoria non può far altro che muovere un passo dopo l’altro, lasciando che le cose accadano e, un po’ per gioco un po’ per bisogno, si ritrova a leggere un mazzo di tarocchi, senza peraltro crederci. Imparerà così a cogliere in uno sguardo le fragilità, le insicurezze, i bisogni di chi gli sta davanti, per offrire loro una parola di speranza. E guardando le altre vite scorrere, capirà qualcosa in più anche della propria, riscoprendo la voglia di ascoltare, di sognare, di fotografare, di creare arte da un sorriso o da una lacrima. Ma, soprattutto, di ridere.

“Come ho potuto scordare che si può combattere il dolore ridendo, ridendo fino a stanarlo ed esorcizzarlo? Fingo di leggere i tarocchi e ho dimenticato una delle magie più potenti: la leggerezza”.

È una storia positiva, di speranza e rinascita, che nasconde tra le sue pagine uno spaccato della società contemporanea. Le riflessioni innescate sono tutt’altro che banali, perché ci costringono a pensare a come guardiamo - e magari giudichiamo - gli altri, alla clemenza che sembra avere abrogato il senso di responsabilità in ogni relazione in nome di autoaffermazione e libertà, a come i social network abbiano trasformato i rapporti personali. Grazie a una penna fresca e ironica, la lettura risulta nel complesso piacevole, sebbene a tratti appesantita, a mio avviso, dalla tendenza tutta femminile di analizzare e vivisezionare emozioni e dinamiche umane. Un romanzo pieno di verità, che fa sorridere e riflettere e ci fa affezionare a una protagonista in cui è facile rispecchiarsi.

“Si può essere straordinari senza prendersi terribilmente sul serio”.

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Vittoria 2018-05-01 07:58:30 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    01 Mag, 2018
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Una donna, una di noi

Dopo aver scritto Chanel non fa scarpette di cristallo, Buona fortuna e Qualcosa di vero, Barbara Fiorio, pubblica con Feltrinelli, un nuovo romanzo: Vittoria.
Un testo profondo in cui abbondano:
“insicurezze, ferite ataviche, fragilità, dolore, confusione. I grandi alibi per ogni mancanza, ogni indelicatezza, per i piccoli atti di crudeltà, le mortificazioni, i rifiuti, le critiche, le accuse, l’abbandono.”.
Infatti Vittoria, dopo aver messo fine precocemente, ma di comune accordo, ad un matrimonio, va a convivere con Federico. Ma lui improvvisamente dopo tanti anni felici, la abbandona, non si sa neanche perché. Forse per una crisi non meglio precisata di identità. La rimprovera di:
“Dovresti smetterla di usare tutti questi aggettivi, mi ha detto alla fine, gli occhi freddi, la voce seccata. Gli aggettivi sono etichette, e tu li usi troppo, da te mi aspetterei maggiore attenzione per le parole. Ogni volta che usi quelle sbagliate, per me è una delusione.”.
Lui è confuso ed addolorato, con un egocentrismo smisurato, fa soffrire e lo sa. Ma non fa nulla per ovviare alla situazione. Vittoria è in preda ad un dolore allucinante, perde la sua identità e la sua ispirazione, lei fotografa di qualità non riesce neppure ad accostarsi alla macchina fotografica. Ha un po’ di risparmi, ma non per molto. Le rimangono amici veri, fidati, importanti, che cercano di aiutarla in questa fase di elaborazione del lutto. Questa via lungo la guarigione passa anche attraverso una serata in una villa dove una cartomante, un po’ improvvisata, Celeste, legge i tarocchi. Vittoria ne è entusiasta, e al contempo interdetta. Perché i:
“ Tarocchi: chiavi di lettura, simboli, significati, da leggere come una fiaba, seguendo l’ispirazione e ciò che si intuisce di chi si ha davanti. I tarocchi ci parlano, ci raccontano, ci svelano.”
Inizia a studiarli approfonditamente e incomincia a fare consulti in casa, suggerita anche dalle sue amiche. Il passo poi dalla cartomanzia alla fotomanzia sarà immediato. Così uno sguardo a quella pletora di umanità variegata è un ulteriore avanzamento verso la riconquista di sé e della propria autonomia.
In questo testo l’autrice ha superato se stessa. Un romanzo forte, importante, profondo. Si divora. Vittoria è una donna sensibile, a strettissimo contatto con i problemi di oggi: la difficoltà di trovare lavoro, i problemi insiti nei rapporti umani, l’amore e le sue sofferenze. E su tutta la narrazione incombe minacciosa una presenza: Genova, che è:
“Genova è in ginocchio, ha perso le grandi industrie e il mondo imprenditoriale fatica a sopravvivere, a meno che non guardi oltre confine. (…) La Fiera la liquidano, Euroflora la rimandano e stanno mettendo in dubbio anche il Salone nautico. Non c’è visione in questa città. Sta morendo.”.
Un libro che mi ha attratto molto. Il tema della cartomanzia, della lettura e del significato dei tarocchi sono temi discussi ed affrontati con particolare sapienza e pregnanza narrativa. Il costrutto è solido e perfettamente elaborato, per una lettura che conduce il lettore verso mondi lontani, magici ed intriganti.

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Consigliato a chi ha letto Barbara Fiorio: Chanel non fa scarpette di cristallo, Buona fortuna e Qualcosa di vero.
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Vittoria 2018-04-30 10:34:07 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    30 Aprile, 2018
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Vittoria e la Vittoria

Genova. Vittoria ha quarantasei anni, è una fotografa con alle spalle un paio di pubblicità di successo e sta affrontando uno dei periodi più difficili della sua vita: la separazione da Federico, uomo con cui ha convissuto per molto tempo e con cui credeva di aver finalmente trovato la stabilità. La loro relazione era perfetta, alcun elemento avrebbe mai fatto pensare al fatto che lui, dal giorno alla notte, decidesse di troncare ogni rapporto lasciando la protagonista nel dolore e nei dubbi. Ma non è finita, perché alla già complicata situazione sentimentale, si somma anche quella lavorativa in quanto Vittoria che da ben sei anni ha investito totalmente e interamente sulla sua professione a partita IVA, si ritrova senza lavoro. Può contare sul sostegno di molti amici che mai le voltano le spalle e che sempre sono disponibili per correre in suo aiuto, ma è consapevole del fatto che non può andare avanti così, deve rimettersi in gioco. Ma come? La sua non è una età in cui è facile rientrare nel mercato del lavoro soprattutto quando la tua attività autonoma quale fotografa è qualificata come uno stato di disoccupazione per il solo fatto di non averla esercitata in un vero e proprio studio con tanto di sede legale. Potrebbe sfruttare il suo nome, verrebbe da dire. Peccato che nemmeno questo sia plausibile perché ogni contatto e colloquio che ottiene prevede un mero scambio di prestazioni in virtù del semplice assunto per il quale “io datore di lavoro ti offro contatti e una perfetta vetrina e tu per me lavori gratis!”. Forza Vittoria, non mollare! Sugo ha fame e non vuole più vederti versare lacrime per una persona che non ti merita.
La sera di Halloween, la svolta. Monica costringe la nostra eroina a partecipare a una festa celtica in una villa tra Albaro e Sturla ed è qui che questa viene invitata a leggere i tarocchi, perché lei è una “strega” anche se non è consapevole di esserlo, perché lei è in grado di leggere le persone, lo ha fatto per anni dietro un obiettivo, lo farà questa sera con un mazzo di pregiate carte. Da qui si apriranno per lei nuove strade, nuovi inizi ma soprattutto una nuova consapevolezza del suo essere. Perché c’è sempre un’alternativa, una nuova chance anche quando tutto sembra andare male, perché dal negativo si può sempre ricavare un positivo.
Con “Vittoria” Barbara Fiorio torna in libreria con un romanzo forte, maturo e di grandi contenuti. Oltre che ad una scrittura pregiata, minuziosa e pulita – cosa a cui l’autrice ci ha da sempre abituati – l’opera si mostra sin dalle prime battute come uno scritto molto più profondo e incisivo rispetto ai precedenti. Questo tanto per tematiche che per personaggi delineati. La Fiorio, infatti, tra le sue pagine affronta problematiche quali la difficoltà del trovare lavoro, la difficoltà di superare lo scoglio che l’età attualmente rappresenta nel suo più assurdo paradosso per il quale pochi anni simboleggiano inesperienza e troppi saturazione, incapacità di reinventarsi, di riadattarsi, ma anche la difficoltà di ritrovarsi quando le difficoltà sembrano volerti privare del futuro e ancora la difficoltà di arrivare per quel che si è andando oltre le apparenze, andando oltre quel che i motori dei social trasmettono e impongono. In merito, un breve estratto:

«[...] Interessante questo immaginario. Anche comprensibile, per chi mi osserva dallo spiraglio dei social, ma è curioso come abbiniamo una vita appagante a un barlume di notorietà, come l’apparenza determini l’’identità» p. 90

Ed ancora:

«Certo che non lo sapeva, per questo glie lo sto dicendo. È stupito: non aveva capito dal mio profilo Facebook, dice. Non metto in vetrina i miei problemi, non confondo i social con il divano di casa, un’arringa pubblica con uno sfogo privato o gli sconosciuti con amici. Non piango su un palcoscenico né mi mostro senza pelle. Certo che non lo sapeva, e va bene che pensino tutti alla mia vita come a un perpetuo party con l’open bar, va bene che si fermino alla superficie, alla foto del mio uovo al tegamino, della mia serata con l’amica, al mio gatto acciambellato, alla mia unica risata della settimana immortalata lì, per lui, per gli altri, per tutti. Vera, come l’uovo al tegamino, l’amica e il gatto, nulla di falso ma nulla di più. Non mi do in pasto alla gente, non sono un rinfresco» p. 92

Questo e molto altro è “Vittoria”. Un elaborato ricco di spunti di riflessione, un elaborato completo, un elaborato adatto ad ogni pubblico tanto più adulto quanto più giovane, un elaborato che simboleggia la crescita della scrittrice stessa. Perché in “Vittoria” c’è tanto di Barbara, la si respira ad ogni pagina che è un piacere.

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