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Vittoria
 
Vittoria 2020-05-18 07:57:18 lapis
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
lapis Opinione inserita da lapis    18 Mag, 2020
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L’importanza di ridere

Sentimentali o professionali che siano, le delusioni, le sconfitte, i fallimenti fanno male. Sempre. Ma a vent’anni, anche se hai il cuore sbriciolato e non sai come rimettere insieme i pezzi, hai ancora la speranza del futuro a cui affidare i tuoi sogni. A trent’anni, anche se lavoro fa rima con insoddisfazione, insuccesso o addirittura ingiustizia, hai la sensazione di non avere ancora vinto, non di avere ormai perso. Alla soglia dei cinquant’anni, invece, quando vorresti aver già gettato basi solide per l’implacabile vecchiaia, non basta più la parola dolore per descrivere quel che senti. Serve aggiungere paura, del futuro. Mortificazione, rispetto a come la società si aspetta che tu sia. Disorientamento, verso un mondo del lavoro che negli ultimi anni ha rivoluzionato competenze e linguaggi, e che ora ti impone di reinventarti senza dirti come.

È un romanzo tutt'altro che superficiale, quello che Barbara Fiorio ci propone. Il contatto con la voce in prima persona di Vittoria, senza filtri da parte di un narratore, ci trasporta nella sfera emotiva della protagonista, fotografa in crisi creativa, che si ritrova a quarantasei anni ad affrontare il dramma della disoccupazione e dell’abbandono da parte del compagno. Vittoria non può far altro che muovere un passo dopo l’altro, lasciando che le cose accadano e, un po’ per gioco un po’ per bisogno, si ritrova a leggere un mazzo di tarocchi, senza peraltro crederci. Imparerà così a cogliere in uno sguardo le fragilità, le insicurezze, i bisogni di chi gli sta davanti, per offrire loro una parola di speranza. E guardando le altre vite scorrere, capirà qualcosa in più anche della propria, riscoprendo la voglia di ascoltare, di sognare, di fotografare, di creare arte da un sorriso o da una lacrima. Ma, soprattutto, di ridere.

“Come ho potuto scordare che si può combattere il dolore ridendo, ridendo fino a stanarlo ed esorcizzarlo? Fingo di leggere i tarocchi e ho dimenticato una delle magie più potenti: la leggerezza”.

È una storia positiva, di speranza e rinascita, che nasconde tra le sue pagine uno spaccato della società contemporanea. Le riflessioni innescate sono tutt’altro che banali, perché ci costringono a pensare a come guardiamo - e magari giudichiamo - gli altri, alla clemenza che sembra avere abrogato il senso di responsabilità in ogni relazione in nome di autoaffermazione e libertà, a come i social network abbiano trasformato i rapporti personali. Grazie a una penna fresca e ironica, la lettura risulta nel complesso piacevole, sebbene a tratti appesantita, a mio avviso, dalla tendenza tutta femminile di analizzare e vivisezionare emozioni e dinamiche umane. Un romanzo pieno di verità, che fa sorridere e riflettere e ci fa affezionare a una protagonista in cui è facile rispecchiarsi.

“Si può essere straordinari senza prendersi terribilmente sul serio”.

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