Narrativa straniera Romanzi storici Il palazzo dei piaceri celesti
 

Il palazzo dei piaceri celesti Il palazzo dei piaceri celesti

Il palazzo dei piaceri celesti

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La trama e le recensioni di Il palazzo dei piaceri celesti, romanzo di Adam Williams edito da Longanesi. Cina, 1899-1900. Nei territori soggetti al dominio di una dinastia imperiale ormai al tramonto, le potenze occidentali si aprono la strada lungo i binari della ferrovia, serpente di ferro che ridesta gli spettri della millenaria superstizione contadina. Ma in attesa di un nuovo avvicendamento sul trono del Drago, una società segreta che pratica le arti marziali si propone di respingere gli stranieri al di là del mare. La rivolta serpeggia nelle campagne e nei palazzi del potere, e getta un’ombra di inquietudine sulla tranquilla esistenza degli stranieri raccolti attorno alla missione del dottor Airton a Shishan. Proprio ora, ignara di ciò che la attende, giunge dall’Inghilterra la giovane Helen Frances. A destare la sua eccitata curiosità è il fascino di Henry Manners, l’ufficiale dall’oscuro passato che le schiuderà, insieme con i misteri del sesso e dell’oppio, le porte del Palazzo dei piaceri celesti. Luogo di incontro e di intrighi, zona franca per i segreti appetiti di uomini comuni e di alti funzionari, il bordello di Shishan sarà il solo riparo, la prima tappa sulla via di una fuga avventurosa verso la salvezza per alcuni (pochi) di questi stranieri quando la rivolta dei Boxer esploderà in tutta la sua violenza.

Adam Williams, la cui famiglia risiede in Cina sin dall’Ottocento, è nato e cresciuto a Hong Kong. Sposato con due figli, rappresenta a Pechino una grande società commerciale dell’Estremo Oriente.



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Il palazzo dei piaceri celesti 2012-12-27 19:07:48 Sara moncalieri
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Sara moncalieri Opinione inserita da Sara moncalieri    27 Dicembre, 2012
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I boxer, questi sconosciuti!

Si impara sempre, leggendo.
Ad esempio: i boxer non sono solo, nell’ ordine, una razza di cani e delle mutande, ma anche una società segreta cinese, dedita alle arti marziali e particolarmente sanguinaria nelle sue azioni.
Un romanzo ben scritto, ambientato nella Cina di fine Ottocento, che raccontava la breve e truculenta rivolta dei boxer (uomini dunque: no cani, no mutande!!) contro l’ordine precostituito e contro i numerosi stranieri presenti in quel vasto territorio.
Mai mi sarei immaginata che gli occidentali (che, ad onore di cronaca, “odorano di carne di maiale”) fossero tanto presenti e desiderosi di insidiarsi nella società cinese del tempo: numerosissimi i rappresentanti delle varie religioni che cercavano di accaparrarsi le anime locali, accanto agli altrettanti numerosi commercianti che, più prosaicamente, puntavano alle tasche dei cinesi.
E così ho assistito alla nascita della ferrovia, il “serpente di ferro”, che, inconsapevolmente, osava mettere in dubbio le millenarie credenze popolari e che per questo suo tentativo ne avrebbe pagato le conseguenze con un violento assalto stile far west.
In questo teatro della vita, come attori e figuranti, si muovevano uomini e donne, cinesi e occidentali, rivoluzionari e fedeli al mandarino: chi in fuga e chi all’attacco, chi alla ricerca di qualcosa e chi nel tentativo di nasconderla.
La storia narrata era molto interessante (e completamente nuova per me), e alcuni personaggi minori hanno attirato in modo particolare e positivo la mia attenzione.
Potrei definirlo un bel romanzo storico corale, atipico sia per il periodo sia per l’ambientazione, in cui però, ancora una volta, mi sono imbattuta in una protagonista che mi ha lasciata perplessa e non ha suscitato la mia empatia: alcuni dei protagonisti principali mi sono sembrati dei cliché, quasi da romanzo rosa, che fortunatamente l’autore ha posto accanto a numerosi altri personaggi secondari particolarmente vivi e riusciti che hanno riequilibrato lo stato delle cose.
Interessante la prospettiva dello scrittore, che a ragion veduta ha ben riportato la sua ottima conoscenza del territorio e delle due diverse mentalità: nulla a che spartire con altri romanzi, anche di successo, in cui l’analisi psico-sociale e del territorio mi hanno invece dato la netta sensazione di essere solo il frutto di una documentazione indiretta, più o meno accurata.

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