Anni di cani Anni di cani

Anni di cani

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Anni di cani fa i conti con le contraddizioni della coscienza tedesca. Lo fa montando una storia a tre strati, fittissima di eventi, di memoria, di figure umane e animali. Due i personaggi centrali: Eduard Amsel, il regazzzo mezzo ebreo, grassoccio, goffo, figlio di mercante, dotatissimo nella costruzione di spaventapasseri, più tardi pittore, poi coreografo e infine proprietario di una miniera; e Walter Matern, il robusto rampollo di una dinastia di mitici mugnai, l'amico di infanzia e il fratello di sangue di Amsel, lo sbandato, l'ubriacone, l'ex comunista, l'attore, il milite SA, il nazista, il disertore, il cattolico, l'heideggeriano, l'antifascista che, accompagnato dal cane di Hitler, percorre la Germania del dopoguerra alla ricerca di colpevoli. Intorno a queste due vite parallele, un brulichio di personaggi.



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Anni di cani 2017-06-12 05:28:31 FrancescoMirone
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FrancescoMirone Opinione inserita da FrancescoMirone    12 Giugno, 2017
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Epopea di un secolo

''Hundejahre'' è un romanzo fittissimo di eventi, colmo di personaggi e memorie che attraversano mezzo secolo. Tutti gli eventi ruotano intorno alle due figure centrali, legate a doppio filo: Walter Matern e Eduard Amsel. Il primo è figlio di un mugnaio, diventerà poi un milite nelle SA e nell’ultima parte del romanzo andrà a caccia di vendetta col suo cane. Il secondo, figlio di un ricco imprenditore, sarà spesso il più debole dei due, sempre protetto dall’amico, col quale sembra aver siglato un indissolubile patto di sangue. Patto di sangue che, tuttavia, subisce delle modificazioni nel tempo, fino al verificarsi del pestaggio di Amsel da parte delle SA, alle quali Matern si unisce nella seconda parte del romanzo. Ma Matern decide di unirsi alle SA solo perché è il suo amico a chiederglielo . Amsel è infatti un creatore di spaventapasseri ed ha bisogno di uniformi dei nazisti per crearne, questo sembra essere il suo passatempo preferito e sicuramente una fonte di guadagno sin dalla giovane età. Sostanzialmente, Matern non sembra avere un vero motivo per entrare nelle SA. In effetti, Matern agisce senza pensare, vive d’istinti, pur essendo il più forte della coppia di amici, cambia idea a seconda della direzione del vento; è su individui come lui che il nazismo ha costruito le proprie fondamenta e ha così potuto infilarsi nella quotidianità dei cittadini tedeschi; il nazismo ha saputo sfruttare ampiamente coloro che non credevano in nulla.

Il romanzo è diviso in tre libri, ciò che lo distingue dai primi due componenti della Trilogia è la moltitudine di narratori introdotti dall’autore. Alcune vicende ci vengono raccontate da più punti di vista, soventemente il lettore fa fatica a capire chi è che narra. La scelta di introdurre più di un narratore può derivare dal desiderio di Grass di non fornire un’unica descrizione degli eventi, ma di offrirne molteplici. In effetti, l’autore ha sempre rinnegato quella che era la concezione di una storia idealizzata, che si diffuse nell’immediato dopoguerra. Questa concezione è caratterizzata da una demonizzazione del nazismo che si è trascinata fino ai giorni nostri. L’intento di Grass sembra essere quello di far sì che il lettore elabori un pensiero critico riguardo ciò che è accaduto, senza dare per scontato che la versione ufficiale dei fatti sia veritiera.

Ad ogni modo, la struttura di Anni di cani è caratterizzata da numerose metafore, le quali sono legate strettamente al contesto storico dell’opera, spesso e volentieri di difficile interpretazione. Una su tutte è il continuo richiamo al colore marrone, ovvero il colore delle divise delle SA, dunque un preciso riferimento al nazionalsocialismo. Un'altra metafora potrebbe essere quella dell'incisione del nome delle persone che Matern desidera uccidere sugli organi, in particolare, il cuore. Tale metafora può avere due livelli di lettura: la prima è quella da rapportare alla realtà del romanzo, ed è anche la più complessa, poiché implica la costituzione di un sistema a sé, il significato della metafora è da ricercare solo ed esclusivamente nell’opera grassiana. La seconda lettura è, al contrario, molto superficiale, nell’immaginario comune il cuore è infatti la sede delle emozioni più profonde dell’essere umano. Walter Matern è portatore dell’ennesima metafora, lui è il ‘’digrignatore di denti’’. Il digrignare i denti è cifra di un’impossibilità di esprimere emozioni; impossibilità probabilmente causata da un secolo caratterizzato da eventi catastrofici.

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Lo consiglio a chi apprezza lo stile di questo autore, approcciare a questo romanzo è difficile, è una lettura ostica ma densa di significati
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Anni di cani 2015-05-16 08:07:11 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    16 Mag, 2015
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Difficile ma di grande spessore

Due amici inseparabili legati da un sacro patto di sangue sancito con uno speciale temperino. Una dinastia di lupi che culmina con il cane pastore preferito di Adolf Hitler. Una grande e controversa nazione in uno dei momenti più bui e al contempo più gloriosi della propria storia. Grass ci guida in un viaggio attraverso la Germania nel periodo che va dal primo dopoguerra alla ricostruzione post nazista, unendo storia e fantasia, alternando gioco e serietà, confondendo realtà e allegoria, odio e amore, rivalità e amicizia. Protagonisti dell'opera sono il coraggioso, iracondo, digrignatore di denti Walter Matern e il goffo, estroso, ciccione Eduard Amsel. Seguiamo la vita dei due amici fin dalla prima infanzia trascorsa insieme sulle rive della Vistola, tra mulini a vento, vermi chiaroveggenti, spaventapasseri, zingari e cani pastore, in un paese che si lecca ancora le ferite procurategli dal primo conflitto mondiale. Li vediamo giocare, aiutarsi, proteggersi, crescere insieme, andare via da casa per completare gli studi, finché l'avvento del nazismo separerà le loro vite. Eddie, in quanto "itzig", giudeo, ne subirà la violenza e sarà costretto a cambiare aria, nome, fisionomia e perfino dentatura. Walter, nonostante le sue idee comuniste ed antifasciste, si ritroverà risucchiato dal sistema e indosserà la camicia bruna delle SA, combatterà per il Reich sul fronte orientale, conoscerà l'alcolismo, lo scolo, la delusione e la solitudine interiore. Ma, come un invulnerabile “ometto sparainpiedi”, non verrà mai sopraffatto e, alla caduta del regime, lo seguiremo in giro per le rovine della Germania, accompagnato dal cane del Fuhrer, in cerca di vendetta, di calore, di opportunità e del migliore ed unico amico che abbia mai avuto. I due si ritroveranno e percorreranno insieme un ultimo, catartico viaggio dalle atmosfere dantesche in una sorta di inferno sotterraneo popolato da spaventapasseri meccanici che, fatti ad immagine e somiglianza dell'uomo, ne rappresentano debolezze, vizi e bassezze. Un libro di grande spessore letterario, sia per lo stile che per l'importanza dei contenuti, ma non certo un'opera di facile lettura. A tratti divagante, a tratti confusionario, troppo spesso prolisso, Grass appesantisce notevolmente la prosa rendendo la lettura lenta, pesante e difficoltosa. Per fortuna la sua penna sa ripagare gli sforzi del lettore con sprazzi di virtù letteraria, con la varietà e la genialità di metafore ed allegorie e la particolarità di situazioni e personaggi. Spiccano su tutti la dolce Jenny e la subdola Tulla, il mugnaio Metern che predice il futuro attraverso i vermi della farina, il professor Brunies che non riesce a resistere davanti alle caramelle, gli spaventapasseri di Eddie e i pugni di Walter, improbabili processi radiofonici, epiche partite di pallapugno e pupazzi di neve che, come magiche crisalidi, trasformano bruchi in farfalle. Alternando pagine bellissime a lunghi passaggi tediosi e inconcludenti, l’autore traccia un quadro preciso di come il nazismo, ma questo potrebbe valere per qualsiasi regime, sia pericolosamente riuscito ad insinuarsi nella vita di tutti i giorni, illudendo, seducendo, coercizzando chiunque, perfino chi, come Walter Matern, professava tutt’altra fede politica. Ciò non può che essere un monito sempre valido per gli uomini di ogni epoca e di ogni latitudine, affinchè gli anni di cani che si sono vissuti in quell’epoca e che, anche se in maniera diversa, continuiamo a vivere tuttora, diventino soltanto un cattivo ricordo. “Guardatemi: con la testa calva anche all’indietro. Un armadio vuoto pieno di uniformi di ogni partito. Ero rosso, ho vestito bruno, passai al nero, mi tinsi: rosso. Sputatemi addosso: vestito, impermeabile, bretelle regolabili, un ometto sparainpiedi, che cammina su suole di piombo, sopra calvo, dentro vuoto, fuori coperto da resti di stoffa, rossi, bruni, neri – sputate!”

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