Narrativa straniera Romanzi Bonjour tristesse
 

Bonjour tristesse Bonjour tristesse

Bonjour tristesse

Letteratura straniera

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Una calda estate sul Mediterraneo. Una splendida villa. Una ragazza di diciassette anni che dell’amore conosce solo i primi appuntamenti, i primi baci. Ma quella di Cécile è un’ingenuità solo apparente e destinata a durare poco. Lei ha perso la madre quand’era molto piccola e suo padre, con cui si trova in vacanza, passa con di - sinvoltura da una relazione all’altra. Padre e figlia si divertono, non hanno bisogno di nessuno, sono felici. L’arrivo di Anne, un’amica di famiglia, verrà a turbare il loro equilibrio, la loro svagata leggerezza... Era l’estate del 1954 quando uscì Bonjour tristesse.



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Bonjour tristesse 2018-03-18 05:12:35 Bipian
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Bipian Opinione inserita da Bipian    18 Marzo, 2018
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Nouvelle vague

Immaginate un'estate calda, languida, delle calette seminascoste dove corteggiarsi, una ragazzina oziosa, raffinata, svogliata, che in quell'estate scopre l'amore e che per noia e per spirito di ribellione alle convenzioni della vita borghese conduce un gioco tra amanti dall'esito tragico e imprevedibile.

Uno squarcio della Costa Azzurra del secondo dopoguerra, prima del turismo di massa, luminosa e intima, fa da scenario ad un romanzo torbido e all'epoca certamente moderno che venne messo all'indice dal Vaticano per il suo contenuto erotico e cinico. In effetti in un certo senso "Bonjour tristesse" potrebbe essere considerato il manifesto di un nuovo decadentismo, contemporaneo ma meno intellettuale di quello di Sartre e meno aristocratico di quello di Wilde, direi piuttosto disimpegnato e al femminile.

E' la cruda descrizione di dove può portare un astuto calcolo psicologico condotto con malizia e immaturità dalla protagonista, che peraltro fino alla fine alterna momenti di lucida intuizione ad altri di doloroso smarrimento, stati d'animo di deliziato compiacimento per la sua nuova capacità di manipolare le persone a sentimenti di tormentato pentimento, in cui ricorda proprio la triste parabola dell'autore del "De Profundis". Alla fine della vicenda rimangono soltanto la volontà di rimozione e una malinconica auto-indulgenza che assolvono sostanzialmente la protagonista.

Un romanzo affascinante dal vago sapore esistenzialistico e neo-realistico, che descrive un passaggio all'età adulta e a volerlo trasporre alla società, anticipa il naufragio del '68 e di altre rivoluzioni personali.

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Filone nouvelle vague, neorealismo, esistenzialismo.
Musicalmente rimanda al De André di "Rimini" che si rifece ai "Vitellini di Felloni", pardon ai "Vitelloni" di Fellini.
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Bonjour tristesse 2018-01-11 10:28:47 Elena72
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Elena72 Opinione inserita da Elena72    11 Gennaio, 2018
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relazioni vuote e tristi

Aveva solo diciotto anni Françoise Sagan (1935-2004) quando, nel 1954, scrisse e pubblicò “Bonjour tristesse”, opera che le regalò il successo e la fama di personaggio “scandaloso”, un mito della letteratura francese, una donna che visse tra eccessi e solitudine. Nel suo testo la Sagan anticipò il Sessantotto dando voce al desiderio di una gioventù disillusa di una maggiore libertà di costumi e alla scelta della trasgressione come modo di vita.
Cécile, diciassettenne oziosa e viziata, trascorre le vacanze estive in una splendida villa in Costa Azzurra insieme al padre Raymond, vedovo quarantenne amante dei piaceri della vita e delle belle donne; insieme a loro c'è anche la giovane Elsa, ultima fiamma di Raymond. Caratterialmente simili e uniti da un atteggiamento complice, padre e figlia si sollazzano all’insegna di una mondanità che ricerca solo edonismo e distrazione: bagni, gite in barca, aperitivi e nottate in discoteca. Due incontri inattesi segnano una svolta nella vacanza: Cécile conosce Cyril, giovane di bell'aspetto che si invaghisce perdutamente di lei e Raymond riceve l'inaspettata visita di Anne, amica della madre di Cécile, morta quando la ragazza era ancora molto piccola. Anne è aristocratica, raffinata, discreta nell'esprimersi e nell'agire: Raymond ne resta a tal punto affascinato che le propone di sposarlo al loro rientro a Parigi. La notizia suscita in Cécile una gelosia incontrollabile che resta mascherata da risposte equivoche e atteggiamenti all'apparenza concilianti. Cécile è tormentata da sentimenti ambigui e contraddittori: pur capendo che Anne potrebbe essere un valido punto di riferimento, in lei prevale il timore di perdere le attenzioni di suo padre e le libertà di cui fin a quel momento ha potuto godere. Come evitare che Anne entri definitivamente nella loro vita? Con la complicità di Elsa e di Cyril, Cécile non esita ad ordire un piano affinché suo padre ripiombi tra le braccia della sua precedente amante e abbandoni l'idea di convolare a nozze. Il tranello funziona, la messinscena tra Cyril ed Elsa per pungere nell'orgoglio Raymond colpisce nel segno. Questi atteggiamenti superficiali ed egoisti hanno però conseguenze tragiche ed inaspettate sulla vita di Anne; quell'estate lascerà per sempre in Cécile la sensazione di una profonda tristezza.

“Bonjour tristesse” è un testo breve, costruito attraverso sequenze di tipo cinematografico tra scorci paesaggistici, pensieri della protagonista e rapidi scambi di battute. Colpisce fin dalle prime pagine per la sua atmosfera, avvolgente e sensuale: le calde giornate sulla spiaggia, il profumo dei pini, la freschezza dell'acqua. I personaggi, seppur descritti con pochi tratti, sono ben delineati. Cécile e suo padre hanno un legame ambiguo che lascia intuire un tentativo inconscio della figlia di sostituirsi alla madre defunta. Raymond e Cécile sono egocentrici ed incentrati sul soddisfacimento dei propri piaceri e desideri. Raymond è un padre dalla mentalità adolescenziale, preoccupato solo di non perdere la sua avvenenza fisica: amico e complice della figlia, la lascia vivere senza regole e senza punti di riferimento. Cécile è una figura complessa e contraddittoria: all'apparenza forte e sfrontata, in realtà fragile, profondamente insoddisfatta, desiderosa di affetti sinceri e di guide coerenti. Il ruolo di Anne risulta altrettanto interessante: inizialmente presentata come fredda e sprezzante, si rivela invece nel corso degli eventi sensibile ed insicura. La storia e i personaggi infondono nel lettore una sensazione di smarrimento e profonda malinconia.
Il testo della Sagan, che fece scalpore negli anni Cinquanta vendendo milioni di copie, è ancora oggi molto attuale: fa riflettere sull'assenza di valori della nostra società e sui difficili equilibri nelle relazioni interpersonali e familiari.

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Bonjour tristesse 2014-09-09 18:29:02 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    09 Settembre, 2014
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Quando la superficialità diventa arte

Cécile–Françoise Sagan (“Quell’estate avevo diciassette anni ed ero proprio felice”) è legata al padre Raymond, vedovo gaudente, da un elementare complesso di Elettra (“…buono, generoso, allegro e molto affettuoso con me. Non riesco a immaginare un amico migliore né più divertente di lui”).
Con lui condivide una divina, diafana superficialità (“Non mi piacevano i giovani. Preferivo di gran lunga gli amici di mio padre, dei quarantenni che mi parlavano con cortesia e affetto, dimostrando verso di me la dolcezza di un padre o di un amante”) che la porta a osteggiare la relazione del genitore con Anne (“Lei frequentava persone fini, intelligenti, discrete, noi gente rumorosa, insaziabile, a cui mio padre chiedeva di essere bella o spiritosa”).

Tutto avviene nell’estate, in Costa Azzurra (“…una grande villa bianca… si ergeva su un promontorio a picco sul mare, celata alla strada da una pineta; da lì un sentiero impervio conduceva in una caletta dorata, cinta da rocce rosse, contro cui si frangevano le onde”) con la complicità di Elsa, ex amante di Raymond, e di Cyril, giovane avvocato innamorato di Cécile.

L’erotismo di Françoise Sagan è lì: più da vedere e immaginare (“Di mattina li vedevo scendere aggrappati l’uno all’altra, ridere insieme, tutti e due con gli occhi cerchiati, e avrei voluto veramente che ciò durasse per tutta la vita”) che da vivere (“Cyril riprendeva fiato, i suoi baci si facevano decisi, tenaci, non sentivo più il rumore del mare, ma avevo nelle orecchie il pulsare rapido e incalzante del mio sangue”), quasi secondario (“Poi fu la ridda dell’amore: la paura che dà la mano al desiderio, la tenerezza e il fervore e quella sofferenza atroce, seguita dal piacere trionfante”) e di rincalzo (“Accanto a lui tutto diventava facile, carico di violenza e di piacere”) rispetto a un malessere drappeggiato e stilizzato: “Non so se dare il bel nome solenne di tristezza al sentimento sconosciuto che mi tormenta con i suoi affanni e con la sua dolcezza. E’ un sentimento così assoluto ed egoistico che quasi me ne vergogno, mentre la tristezza mi è sempre parsa onorevole”.

“Bonjour tristesse”. In uno stile sublime che canonizza la superficialità come male di vivere, vi è la dimostrazione cartacea che per scrivere un capolavoro non occorrono centinaia e centinaia di pagine…

Bruno Elpis

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....
Fa parte del percorso "eros", seconda tappa dopo "Uccellini" di A. Nin
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Bonjour tristesse 2012-11-09 22:31:43 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    10 Novembre, 2012
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Buongiorno tristezza...

Borghesia parigina, Cecilia ha diciassette anni, un padre quarantacinquenne vedovo, bello, ricco.
Cecilia ed il papa’, cosi’ simili, cosi’ uniti, cosi' complici. Nella leggerezza, nel disimpegno, nell’incostanza, nella dissolutezza. Ma anche in un sincero e profondo affetto. Donnaiolo ed effimero lui, giovane, viziata ed annoiata lei.
Un’estate a Cannes. Scoprire il sesso, il rigore, il senso di abbandono. Intravedere le proprie possibilita’ , Cecilia regista manovra fili. Spinta dall’ira, frenata dai rimorsi e dai sensi di colpa.
Da quella noia che crescendo, lasciando alle spalle l’ombra dell’adolescenza, avra’ un nome nuovo: buongiorno, tristezza.

Io credo che talvolta, a prescindere dal libro, il contesto, il caso siano forieri del buon esito di una lettura. Cosi’ accadde per questo piccolo libro, ultratrentenne ingiallito, un pochino sciupato, solitario in una cesta di usato. Conoscevo il titolo, potevo ignorarlo, non prenderlo con me ? No che non potevo.
Incredibile caso editoriale degli anni ‘50 , poco considerato da critica e stampa, esordio francese che scandalizzo’ l’opinione pubblica, riusci’ ad esaurire ben 27 edizioni tra il 1954 ed il 1955, in Italia.
Non di meno - perdonate il mio furore da vintage addicted, ma a me questi salti nel passato dove musica, libri, persone si intrecciano emozionano tanto - ispiro’ la canzone BUONGIORNO TRISTEZZA, cantata da Claudio Villa nel primo Festival di Sanremo , attesissimo evento televisivo dell’Italia del ‘55 , che incorono’ appunto il cantante come vincitore dell’evento.

Traduzione talvolta imperfetta, non so se per difetto del traduttore o semplicemente per anzianita’di penna, troppo fastidio non crea . Tra grammofoni , stilografiche e calamai , la particolare coniugazione dei verbi ed uno stile in disuso si trovano garbatamente a loro agio.

Buona lettura

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