Narrativa straniera Romanzi I quaderni botanici di Madame Lucie
 

I quaderni botanici di Madame Lucie I quaderni botanici di Madame Lucie

I quaderni botanici di Madame Lucie

Letteratura straniera

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Amande Luzin, trent'anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell'Auvergne. Ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. È qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo. Fuori è l'estate ma Amande non la guarda, non apre mai le imposte. Non vuole più, nella sua vita, l'interferenza della luce. Finché, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati lì dalla vecchia proprietaria, Madame Lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. La terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata e incolta. Amande è una giovane donna di città, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedrà spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro.



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I quaderni botanici di Madame Lucie 2022-05-12 14:44:10 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    12 Mag, 2022
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Triste, ma senza essere patetico

Premetto che nell'attribuire un punteggio mi sono tenuta di manica più larga di quanto in genere faccio con questo tipo di romanzi, perché mi ha stupita. Mi aspettato il solito libro strappalacrime, infarcito di luoghi comuni e che ci rappresentava una donna rendendola patetica. In alternativa qualcosa di fintamente giocoso, dove un evento inaspettato, come un colpo di spugna faceva sparire tutto il dolore causato dal lutto. Invece ci ho trovato poco di tutto questo e in alcuni piccoli dettagli mi ci sono anche ritrovata, il che mi ha permesso di sviluppare una certa empatia con questa donna. Detto questo, non si tratta certamente di un grande romanzo e non ha neppure la pretesa di esserlo. Ci parla di elaborazione del lutto, un tema alquanto complicato, visto che ognuno lo fa a modo suo. E in questo è certamente creativa Amande, che prova tutte le strade che le si aprano davanti, poi si arrende per un po', ma una sciocchezza qualsiasi la fa illudere che valga ancora la pena vivere e allora ci riprova, e poi di nuovo cade, insomma quello che è successo a tutti dopo un grande dolore. Se un merito è da attribuire a questo romanzo è di essere credibile, anche se probabilmente non del tutto realistico. E' qualcosa di giustamente ottimista come ci promette la copertina piena di fiori, ma senza prospettare degli obiettivi difficilmente raggiungibili, ma solo quelli possibili e nei tempi che servono.

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I quaderni botanici di Madame Lucie 2022-03-21 15:11:14 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    21 Marzo, 2022
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L'elaborazione di un lutto

Mèlissa Da Costa ha scritto il suo primo romanzo intitolato I quaderni botanici di Madame Lucie, che è stato uno dei dieci libri più venduti in Francia nel 2020.
Il tema intorno al quale ruota il romanzi è il lutto e l’elaborazione di esso. Racconta, infatti, la storia di Amande Luzin che dopo aver perso tragicamente l’amato marito, che in un giorno esce di casa, chiamato d’urgenza, e non fa più rientro a causa di un tragico incidente di moto. a seguito di questo tragico evento lei perde anche il bambino che portava in grembo. La sua vita non ha più senso, e il dolore la annienta. Così per superare il tutto prende in affitto una casa nelle campagne francesi dell’Auvergne. Lì lei è completamente sola, con i suoi fantasmi e le sue ferite. Una casa particolare, dove:
“aleggia un tenue odore di rancido, ma l’impressione sgradevole è spazzata via dal fresco che vi regna. Ventidue gradi: ho il tempo di calcolare la temperatura interna. Non di più. Perfetto. “
Una vecchia casa dove scorre un tempo che non è più. Appartenuta a una signora che la curava con tanto amore, ma che ora è deceduta e la figlia non può occuparsene. Così Amande cerca una vita nuova, lontano da tutto e da tutti. E’ seppellita nella sua depressione, quando, un giorno, trova in soffitta dei vecchi calendari. Sono appartenuti alla signora che vi abitava prima, e sono ricchi di consigli sul giardinaggio, sulla giusta manutenzione della casa e del giardino. Perché non provare ad applicare le sue teorie? Per Amande è forse una occasione per rinascere? Che accadrà?
“La Terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata ed incolta. Amande è una giovane donna di città , che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il suo primo seme, vedrà spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro.”
Ci sono dolori e lutti che sembrano destinati a non passare mai. E questo libro racconta uno di questi, ma con una eccezione: di questi dolori si può farne tesoro e superarli. Un romanzi ricco di sentimenti e di speranza. Scritto con una prosa semplice e lineare, è un inno implicito alla via e alla rinascita. Congegnato senza troppi personaggi, il romanzo dipinge una realtà vera, carica di dolore e depressione, ma con una speranza rivitalizzante. Una bella storia di emozione pura e semplice; una:
“voce che invita ad aprire gli occhi e il cuore.”.

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I quaderni botanici di Madame Lucie 2022-02-10 16:54:28 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    10 Febbraio, 2022
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La forza nella perdita

«Quando ci siamo coricati tra le lenzuola nere del letto da adolescente di Benjamin, ricordo di aver provato una pace profonda e inedita. Si è addormentato con una mano sulla mia nuca, e io ho pregato che non cambiasse niente, di poter continuare a far parte della loro tavolata, io e tutti i bambini che avremmo avuto. Avevo scoperto il senso della parola famiglia.»

Ma cosa succede se da un giorno all’altro quel senso di famiglia, quel legame profondo, quella parola e quel senso appena scoperti vengono a sgretolarsi come un castello di sabbia che investito dall’onda del mare torna al suo stato originario? Cosa ne è di quelle ceneri che restano al posto di quei legami ormai definitivamente spezzati? Come andare avanti quando hai la consapevolezza che non potrai più avere quel che avevi o che speravi un domani di poter avere? Questo è quello che succede ad Amande Luzine, trentenne che a seguito di quella notte del 21 giugno vive aspettando. Aspettando che il tempo passi, aspettando che la morte se la prenda. Perché proprio in quella notte tutto quello che aveva è scomparso per sempre. Da quella sera inizia ad affrontare un percorso di dolore che la porta ai calendari di Madame Hugues in quella che è la proprietaria della casa lontana dalla città in cui si trasferisce a vivere. È reduce da un doppio lutto, Amande. Dal compagno amato e dalla figlia prematuramente perduta a seguito dallo shock per la notizia della perdita del primo. Da qui, piano piano, Amande inizia un percorso di crescita, un percorso volto a ricominciare a vivere. Inizia il suo cammino per tornare a conoscersi e amarsi ma anche per darsi quell’occasione per poter voltare pagina con un nuovo inizio. Perché ancora non è giunto il momento di scrivere quella parola chiamata fine.

«Se un chicco di grano non fosse impermanente, non potrebbe trasformarsi in stelo di grano, se lo stelo di grano non fosse impermanente non potrebbe dare la spiga che mangiamo.»

Con “I quaderni botanici di Madame Lucie” Melissa Da Cosa torna in libreria con un secondo lavoro che segue a “Tout le bleu du ciel” e che ha il coraggio di trattare temi non semplici e di rivolgere ai suoi lettori un inno alla speranza. Ella affronta anche le tematiche del lutto, della perdita, della sofferenza di chi resta e deve ricominciare. Vi riesce per mezzo di una penna non troppo erudita ma fluida che invita a non mollare, a darsi una seconda occasione, a credere nel domani anche quando pensiamo di non averlo un domani.
Ed è proprio lo stile la sbavatura di questo romanzo: a tematiche importanti e riflessive che invitano all’introspezione fa da contrappeso una penna fin troppo semplice e basilare, che finisce talvolta con l’essere ridondante e/o perdere nel ritmo narrativo tanto da non riuscire a reggere l’impatto di quelle che sono le problematiche affrontate.

«Non servono cerimonie per creare per creare solennità e bellezza. È il mio terzo pensiero, mentre contemplo il fuoco sacro che anima le nostre ombre sul tronco del salice. La mia ombra, alta e deformata. Quella del gatto grigio, piccola e misteriosa. […] Ho un salice piangente che ha il nome di un defunto, un gatto che mi ha adottato e delle candele che ho modellato con le mie mani. Ho la luna piena e anche la brezza, perché senza di lei le candele non danzerebbero… E nemmeno le nostre ombre.»

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I quaderni botanici di Madame Lucie 2022-02-07 17:01:41 ALI77
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ALI77 Opinione inserita da ALI77    07 Febbraio, 2022
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UNA STORIA CHE MI HA MESSO TRISTEZZA

Questo è il secondo romanzo dell'autrice, il primo "Tout le bleu du ciel" non è stato tradotto in italiano.
Devo subito dire che questo libro mi è piaciuto ma non è stato un colpo al cuore, per me è mancato qualcosa a questa storia.
La protagonista Amande Luzin, ha trent'anni e sta affrontando un periodo difficile della sua vita, ha perso suo marito e la sua bambina.
Nel suo percorso di dolore trova i calendari orticoli di Madame Hugues, che era la proprietaria della casa dove ora vive la protagonista, così decide di seguire gli appunti e inizia a sistemare il giardino.
E' un tema delicato e toccante, seguiamo il cambiamento di Amande, il dolore, la rabbia, la sofferenza che mano a mano che i giorni passano si allevia, si trasforma dando un messaggio di speranza, che si può sempre trovare qualcosa per aggrapparsi e continuare a vivere.
Seguiamo con piacere come si evolve la vita di Amande, ritorna a dare valore alla cose semplici, a curare le piante e i fiori e come questo "hobby" possa "lenire" le ferite del cuore.
Ho apprezzato molto la protagonista l'ho trovata credibile, sincera e onesta nel vivere il suo dolore fin dalle prime pagine.
Il lutto è improvviso, spiazzante e tragico per Amande, si rifugia nella campagna francese a vivere in questa casa da sola nel suo dolore e vedere come questo giardino abbandonato con il tempo riesca a rifiorire e a rinascere, è sicuramente il simbolo della fiducia verso il futuro, la stessa che cresce nella protagonista.

E' un libro toccante soprattutto a livello emotivo, è un romanzo introspettivo, dove al centro c'è il percorso di rinascita della protagonista che sicuramente non può lasciare indifferenti.
Traspare tutto il dolore che prova Amande, ma c'è un grande messaggio di fondo che è quello di non mollare mai, che ci può essere sempre una speranza, anche se flebile per ricominciare. Capiamo anche il tempo può aiutare ad alleviare le ferite ma non le guarisce, la forza per andare avanti la possiamo trovare solo dentro di noi.
Lo stile di narrazione l'ho trovato fin troppo semplice, anche se non sempre questo è un male, è una storia che coinvolge che però non sempre è appassionante, a me ha lasciato un profondo senso di tristezza e malinconia. Paradossalmente mi sono trovata più vicina alla protagonista nella prima parte, l'avrei abbracciata meno nella seconda, dove non mi sono ritrovata coinvolta nel mondo narrativo che aveva creato l'autrice.

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