Narrativa straniera Romanzi Il grido silenzioso
 

Il grido silenzioso Il grido silenzioso

Il grido silenzioso

Letteratura straniera

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La ricomposizione dei sentimenti, la dignità cercata oltre le angosce e le perplessità del nostro secolo, la speranza ritrovata al termine di un crudele e liberatorio ritorno alle origini: sono questi i temi del Grido silenzioso, romanzo corposo e aspro pubblicato originariamente nel 1967. Due fratelli, Mitsu e Taka, fanno ritorno al loro villaggio d'origine, nel sud-ovest del Giappone. Vivono in maniere diverse il senso di distruzione e sradicamento che li ha investiti e la difficile ricomposizione del loro universo psichico e sociale, mitico e storico. Il motore di questa perfetta macchina narrativa è il contrasto tra i due protagonisti: Mitsu l'introverso, il pensatore disincantato e scettico, poco incline all'azione, è stato condannato da un incidente ad avere un occhio aperto sulle tenebre; Taka l'idealista, l'aggressivo e misterioso fratello minore, si identifica con i personaggi scomodi e perdenti della famiglia. Saga familiare, parabola politica, drammatica confessione, Il grido silenzioso è una tragedia moderna che dà forma a un mondo immaginario di straordinaria ricchezza.



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Il grido silenzioso 2014-08-31 15:21:27 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    31 Agosto, 2014
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Invece no

Mitsu e un occhio cieco, la parte destra della testa esposta ai pericoli che il bulbo oscurato non identifica. Spigoli, ostacoli: ematomi, lacerazioni. Il suicidio di un amico sgretola l'uomo.
Natsumi ed il bambino ritardato messo al mondo con Mitsu, il piccino chiuso in un istituto. Una bottiglia di whisky e la capacita' di cadere in un oblio costante, un livello di ubriachezza che sa mantenersi entro un certo limite prestabilito. La sobrieta', un processo ormai inavvicinabile.
Takashi il rivoluzionario, l'instabile, il misterioso. Esiste un tempo per lasciare che i mostri ed i loro segreti vengano a galla, in vita o in morte che sia.

Premio Nobel per la letterarura Oe Kenzaburo, la quarta di copertina stilata abilmente, confesso che l' ho pensata una partita vinta sulla carta, sentivo l'oro della medaglia di lettore appagato tintinnarmi sul petto. Invece no.
Buona la penna se dovessi valutare il romanzo leggendo una sola pagina, ma se devo sbilanciarmi sullo stile in funzione delle quasi trecento pagine a caratteri minuscoli, ebbene e' stato un insano calvario. Lento di una lentezza asfissiante, privo di emozione, senza contare il contenuto su cui non mi espongo con precisione, perche' sinceramente ben poco ho colto del senso di questo libro. Piccole formiche sottocutanee hanno pasteggiato al banchetto del mio ratio, recidendo i nervi sottili nel  povero cranio mortificato.
Cupo, lugubre,i personaggi sono per lo piu' soggetti borderline deviati da traumi congeniti o acquisiti, una sottile linea di perversione giapponese si insinua tra le righe .
Terminato a fatica, questo e' quanto piu' si avvicina al suicidio letterario. Mio.

Addio Kenzaburo.

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