Narrativa straniera Romanzi La vita perfetta di William Sidis
 

La vita perfetta di William Sidis La vita perfetta di William Sidis

La vita perfetta di William Sidis

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A 18 mesi legge il New York Times, a 4 anni impara da solo greco e latino, a 6 memorizza all’istante ogni libro che sfoglia, parla dieci lingue e ne inventa una nuova, il vendergood, e dopo aver scritto saggi di matematica e astronomia presenta undicenne a Harvard la sua teoria sulla Quarta dimensione. Vissuto tra New York e Boston nella prima metà del ’900, figlio di immigrati ucraini di origini ebraiche, William Sidis è stato non solo un bambino prodigio, ma una delle menti più eccelse di ogni tempo, con il quoziente intellettivo più alto mai misurato. Come può un simile talento, che avrebbe dovuto contribuire come nessun altro al progresso del sapere umano, sparire senza lasciare traccia nella storia? In un appassionante romanzo Morten Brask ricompone i mille volti del genio e il vero volto di un uomo condannato dalle sue stesse doti a essere tagliato fuori dalla società.



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La vita perfetta di William Sidis 2014-11-26 11:49:22 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    26 Novembre, 2014
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Se sei un genio ti tirano le pietre...

William Sidis è l'uomo con il quoziente intellettivo più alto mai misurato.
A un anno parla correttamente l'inglese.
A un anno e mezzo legge il New York Times.
A 4 anni conosce e parla latino e greco.
A 6 anni conosce a menadito altre sei lingue oltre all'inglese.
A 8 anni è già un luminare della matematica.
A 11 anni entra ad Harvard (lo studente più giovane di sempre ad essere ammesso ai corsi).
A 12 anni illustra già le sue rivoluzionarie teorie ai più rinomati matematici americani.

Per quale motivo, nonostante questa eccezionale intelligenza, non ha lasciato traccia di sé? per quale motivo non è considerato al livello di un Leonardo da Vinci o un Einstein?

Morten Brask lo spiega nel suo libro; un lavoro che è un po' romanzo, un po' saggio, un po' biografia. Sicuramente una lettura non priva di difetti eppure in grado di evocare con efficacia la vita di quest'uomo, paradossalmente condannato all'infelicità per via delle sue doti.
Tra le pagine si respira tutta l'angosciosa solitudine di una vita intera; sin da piccino William è emarginato da ciò che lo attornia e dai suoi coetanei, non per scelta propria, dapprima per scelta di quei genitori che si riveleranno determinanti più per il suo decadimento che per l'effimero successo, poi dai suoi simili in quanto spaventati, gelosi, indispettiti da qualcosa per loro di anormale, e quindi da dileggiare ed umiliare a prescindere.
La storia ha il merito di viaggiare spedita, per nulla didascalica, con flashback cronologicamente sfalsati inerenti vari momenti della vita del protagonista a rendere sempre interessante la lettura. A mancare clamorosamente sono alcuni approfondimenti, la sete di conoscenza del lettore non sempre viene soddisfatta e alcuni momenti della vita di William e dei suoi genitori -soprattutto quando questi ancora a contatto con la terribile realtà russa- sono appena accennati.
Abbiamo un genio per nulla chiuso verso il mondo circostante, la convinzione socialista e l'amore (idealizzato, più che altro) per la bella Martha sono sentimenti vissuti con trasporto, ed al tempo stesso con un equilibrio logico la cui combinazione non gli eviterà la rovina. Si respira un'aria di alienazione profonda, William è sempre fuori posto, il mondo circostante lo accoglie finché in giovane età come fenomeno da baraccone, poi come genio irritante perché inimitabile anche dalla mente più illuminata.
Il ragazzo vorrebbe andare oltre studi, lezioni, libri: sentirsi parte integrante del "fuori", ma la sua straordinarietà e l'assenza di supporto (ad esclusione dell'amico beone ed altrettanto rifiutato Nat Sharfman) lo negano.
Un ritratto molto umano e a tratti commovente, con qualche dissertazione matematica in meno e qualche delucidazione/aneddoto in più il risultato sarebbe stato migliore, sicuramente però Brask riesce a rendere giustizia a questo personaggio ingiustamente sconosciuto ai più.

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La vita perfetta di William Sidis 2014-06-26 21:52:53 GLICINE
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    26 Giugno, 2014
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POTRAI MAI PERDONARE BILLY?

Morten Brask, riesce a far conoscere al grande pubblico, la storia romanzata (non è una biografia) di William Sidis. Non avevo mai sentito parlare di questo assoluto genio, vissuto all’inizio del ‘900 (ma io non faccio molto testo..)
Se pensiamo, che il quoziente intellettivo medio è 100, William Sidis, aveva il più alto Q.I mai registrato al mondo, vale a dire un valore oscillante tra 270 e 300.
Figlio di immigrati ucraini, madre medico, padre psicologo laureato con il massimo dei voti, William cresce come una sorta di cavia da laboratorio. Boris, il padre, è convinto che si debba stimolare la naturale curiosità del bambino, così che egli possa creare e sviluppare il pensiero al di fuori dei limiti dell’educazione classica. Vale a dire permettergli di fare esperienza, non instillare preconcetti nella mente del piccolo, stimolarlo continuamente.
Ecco che a nove mesi il piccolo pronuncia la prima parola: luna; a diciotto mesi , William è in grado di leggere, la madre, Sarah, lo esibisce nei salotti che contano, facendogli recitare brani della Bibbia o altro, a beneficio delle signore intente a consumare il proprio thè; a tre anni, come regalo di compleanno al padre, legge in latino il “ De bello gallico”, successivamente imparerà anche francese, tedesco ed una serie di lingue romanzate, a cinque anni, inventa una lingua tutta sua con regole grammaticali proprie.
A6 anni il bambino frequenta la terza media, a 8 anni il liceo, a undici come relatore unico, espone una relazione che ha come argomento la quarta dimensione…. A 13 va all’Università.
Il povero William non ha mai avuto una vita come tutti i bambini, fatta di gioco spensierato e compagnia. E’ cresciuto da solo, con due genitori che in lui hanno visto solo la possibilità di emergere e gratificare il proprio ego smisurato. Soprattutto la madre, una donna dura, rigida, sempre pronta a rimproverare e sottolineare mancanze da parte del piccolo.
L’esperienza scolastica del bambino è sempre stata all’insegna di prepotenze inflitte da parte dei compagni, che il poverino ha sempre subito senza reagire, convinto pacifista.
Precursore di idee modernissime sulla società… “Non capisco come tu non riesca a renderti conto che l’attuale sistema economico non può durare” ( siamo nel 1913), ed ancora: “Magari mi sbaglio, ma per come la vedo io il Presidente e le grandi banche hanno interesse che la guerra continui, perché porta ingenti capitali negli Stati Uniti, a vantaggio delle banche e delle grosse aziende, e solo in minima parte alla classe dei lavoratori in forma di salario” ( siamo nel 1917).
Diventerà giovanissimo professore universitario di geometria euclidea e non euclidea, pressochè incomprensibile per gli studenti, in quanto, redigerà e distribuirà dispense scritte in greco antico senza rendersi conto che ciò che per lui è logico e semplice, non lo è per la maggior parte delle persone.
Ma non voglio togliere la curiosità e la voglia di leggere personalmente la vita di questo genio assoluto, totalmente incompreso.
Personalmente ho provato un’immensa pena per William Sidis, le pagine sono impregnate della solitudine e malinconia del giovane, del suo vivere esibito, perseguitato dai cronisti, sbeffeggiato dai giovani, mal sopportato dagli insegnanti…
Il libro alterna capitoli che trattano la nascita, giovinezza ed età adulta di Sidis, riconoscibili da luogo e data riportate all’inizio di ognuno, la scrittura è fluida, interessante, ho trovato di forte impatto anche le parti che riportano ragionamenti del giovane in merito a problematiche di astrofisica, ed innumerevoli calcoli matematici, in quanto, offrono la concreta percezione di essere anni luce distanti dall’intelletto di questo genio quasi sconosciuto.
Posso solo dirvi che muore all’età di quarantasei anni, solo.
Molti sono gli spunti di riflessione nati durante la lettura, legati all’accettazione del “diverso”, al dovere degli adulti di proteggere e preservare la serenità dei piccoli, all’inutilità del conformismo, all’ipocrisia, all’invidia e gelosia, alla paura rivolta verso chi è migliore di noi.
Basti pensare alla vita di grandi geni conosciuti da tutti.

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