Narrativa straniera Romanzi Le signorine di Concarneau
 

Le signorine di Concarneau Le signorine di Concarneau

Le signorine di Concarneau

Letteratura straniera

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Jules Guérec – quarant'anni, celibe, proprietario di due pescherecci – è sempre vissuto nella cittadina bretone in cui è nato, nella casa adiacente all'emporio che la sua famiglia gestisce da generazioni, nello stesso odore «di catrame, cordami, caffè, cannella e acquavite», insieme alle due sorelle rimaste nubili, che lo accudiscono con una sollecitudine benigna, occhiuta e possessiva. Una notte, però, Guérec, senza quasi accorgersene, sarà la causa di un evento tragico, le cui paradossali conseguenze potrebbero forse spingerlo a uscire dal bozzolo soffocante, ma anche tiepido e rassicurante, dei legami familiari.



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Le signorine di Concarneau 2015-04-06 08:16:04 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    06 Aprile, 2015
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Le conseguenze di un affetto dispotico

Jules Guérec è uno scapolo di quarant’anni che vive, da quando è nato, in una cittadina della costa bretone nella casa ereditata dai genitori in compagnia di due sorelle nubili, più anziane di lui, (una terza sorella, sposata tardi, sta altrove); Céline e Marthe – così si chiamano le due sorelle zitelle - si prendono cura di lui come una madre, ma con un accentuato dispotismo, tanto che lui non può spendere nulla senza rendere conto a loro, lui che è proprietario di due pescherecci e fra non molto di un altro in costruzione. È per questo motivo che, tornando in auto da una riunione sindacale in un’altra città, si arrovella per giustificare un’uscita di 50 Franchi, compenso per una prestazione sessuale di una prostituta. È già arrivato quasi casa, quando, complice il buio e anche il fatto che è poco pratico nella guida, investe un bambino e, anziché fermarsi per soccorrerlo, si allontana dal luogo dell’incidente. Inizia così un romanzo breve (136 pagine) di Georges Simenon, che non è né un giallo, né un noir, e che invece si traduce in una fine analisi psicologica dell’affetto possessivo. Jules Guérec è cresciuto in una casa in cui le sorelle hanno tutto pianificato, dove è coccolato, ma anche redarguito come se, anziché essere un uomo maturo, fosse solo un bimbo. È una sorta di prigione dorata (i Guèrec sono gente danarosa) a cui lui invano cercherà di sottrarsi, dando una svolta alla sua vita a seguito proprio di quell’incidente per il quale il bambino investito, dapprima ferito, poi finirà per morire. Se c’è un destino sfortunato che ha colpito la madre del piccolo, c’è un altro destino, senz’altro dorato, ma anche ineluttabile che opprime Jules. Incapace do essere completamente maturo la sua ribellione sarà un gesto sterile, sarà una fuga da casa più che per il fermo desiderio di cambiare radicalmente la propria vita, per una specie di protesta con cui cerca inconsciamente di richiamare un amore ancor più protettivo. E infatti la pecorella tornerà all’ovile, docile verso le padrone disposte ad accoglierlo benevolmente, così che il menage a tre possa proseguire, non importa se con reciproca soddisfazione, perché quel che conta è che la famiglia risulti unita e senza cambiamenti. Poi Marthe morirà e resteranno quindi solo in due, ma dato che c’è sempre il pericolo che anche Céline possa venire a mancare, la vita di Jules proseguirà monotona, ma anche nella trepidazione che ciò accada, sotto la minaccia di trovarsi un giorno solo e vecchio, senza più una protezione.
Le signorine di Concarneau è un’opera in cui Georges Simenon tende bene a evidenziare i pericoli del troppo affetto, quell’incapacità di comprendere che legami troppo stretti non portano mai bene e che l’educazione impartita da genitori o sorelle più anziane, quando troppo rigida e tesa a sollevare l’allievo da ogni responsabilità, si traduce inevitabilmente in una carenza di maturità, facendogli mancare esperienza e libertà, indispensabili per diventare adulto a tutti gli effetti.
Come al solito lo stile di Simenon stupisce per incisività, l’ambientazione della piccola cittadina bretone sul mare è tale che sembra di vederla, l’analisi psicologica dei personaggi è quanto di meglio si possa trovare. Se poi si aggiunge che la lettura è particolarmente gradevole, ci sono tutte le ragioni per consigliare questo libro.

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Le signorine di Concarneau 2013-05-06 19:04:58 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    06 Mag, 2013
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Una cartolina da Concarneau

La penna di Simenon nel 1935 ci ha scritto una cartolina dal piccolo paesino bretone di Concarneau.
Una splendida cartolina che immortala case, piccole locande, pescherecci ormeggiati al porticciolo, una piccola baia avvolta nelle nebbie della stagione invernale, i vapori delle acque che aleggiano in controluce; un piccolissimo centro abitato scandito da ritmi di vita lenti, retto da un'economia prevalentemente marinara.
Percorre e pervade le pagine un'intensa miscela di odori e aromi, come quelli del pescato fresco, dei cordami, dei legni umidi delle barche e delle case, del fumo delle stufe da cucina, del tabacco e della birra sorseggiata nelle taverne.

All'interno di questa cornice pittoresca e verace, Simenon colloca i suoi personaggi, sottoponendoli alla sua minuziosa lente per sondare ogni possibile risvolto dell'animo umano.
Come se utilizzasse una semplice matita nera capace all'occorrenza di creare delle sfumature strabilianti, il grande Simenon tratteggia una piccolo nucleo familiare con la sua innata maestria, ritraendo vizi, mancanze, debolezze ed egoismi di questo micro-esempio di umanità.
L'eleganza con cui l'autore fa emergere le negatività dell'uomo o meglio, i recessi più bui della mente, è il fulcro della sua vena narrativa.
Gli uomini di Simenon sono destinati ad implodere o ad esplodere, eruttando fiumi di rancori e di risentimenti covati a lungo, gettando le vesti imposte dal contesto sociale circostante che li ha plasmati imponendo loro di adeguarsi alle convenzioni e alle etichette imprigionandoli in una gabbia angusta.

Durante la lettura il pubblico assiste ai ragionamenti ed al logorio dello scapolo Jules, simbolo di inettitudine, privo di iniziative, sottomesso al potere decisionale delle tremende sorelle; un uomo che, grazie all'abilità di Simenon, rischia di trasformarsi da essere innocuo e vacuo a essere amorale e opportunista.
Insomma ancora una volta un breve romanzo in grado di stupire in modo provocatorio il lettore e far riflettere sui confini labili della moralità.

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Le signorine di Concarneau 2013-04-20 07:40:12 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    20 Aprile, 2013
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Sorelle iper-protettive

E' il primo Simenon che leggo e non credo di essere partita dal più entusiasmante. E' un piccolo libro in cui conosciamo un piccolo uomo, schiacciato da due sorelle molto possessive ed iper-protettive, abituate a considerare il fratello come una loro proprietà. Soprattutto Céline, che lo segue con lo sguardo penetrante ed indagatore. Sono tre personaggi condannati a vivere insieme e fa da sfondo l'odore di catrame, cordami, caffè, cannella, acquavite dell'emporio di famiglia. Lo stile è vivace, ma la storia è scialba e, a mio avviso, di poco spessore. Rimane solo questa sensazione soffocante, ma anche tiepida e rassicurante, di questo bozzolo di legami familiari che ognuno dei tre sente stretto, ma, in fondo in fondo, che ognuno dei tre riconosce come il proprio ed unico mondo.

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