Narrativa straniera Romanzi Le vedove del giovedì
 

Le vedove del giovedì Le vedove del giovedì

Le vedove del giovedì

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Alla periferia di Buenos Aires, dietro alti muri perimetrali, al di là di cancelli rinforzati e affiancati dalle garitte della vigilanza, si trova il complesso residenziale di lusso Altos de la Cascada. Fuori, la strada, la baraccopoli di Santa Maria de los Tigrecitos, l’autostrada, la città, il resto del mondo. Ad Altos de la Cascada vivono famiglie facoltose che hanno lo stesso stile di vita e che vogliono mantenerlo, costi quel che costi. In quest’oasi dorata di pace e tranquillità, un gruppo di amici si riunisce una volta alla settimana lontano dalla vista dei figli, delle donne di servizio e soprattutto delle mogli che, escluse da questi incontri virili, si autonominano, ironicamente, “le vedove del giovedì”. Ma una notte la routine si spezza rivelando il lato oscuro di una vita “perfetta”.



Recensione della Redazione QLibri

 
Le vedove del giovedì 2015-07-12 15:40:55 Rollo Tommasi
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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    12 Luglio, 2015
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L'insostenibile leggerezza dell'apparire

Altos de la Cascada. Un giorno alla settimana ha le sue vedove: Maria Virginia Guevara, Teresa Scaglia, Carla Masotta, Lala Urovich. Il giorno è il giovedì, quello in cui i mariti si trovano al tavolo verde per giocare a carte, e ci restano per l'intera serata. E' Tano Scaglia – la “personalità forte” della zona – ad aver inventato quel soprannome per il “club” delle mogli, tanto per mettere in chiaro che il giovedì è una serata “sacra”: uomini da una parte, donne dall'altra.
Altos de la Cascada è un complesso residenziale di lusso sorto alla periferia di Buenos Aires, delimitato da una insormontabile recinzione metallica, protetto da telecamere e servizio di sicurezza privata, dotato di piscina, campo da golf, club house e altro. E' accessibile solo a famiglie facoltose, non intaccate più di tanto dalla pesante crisi economica che tra gli anni Novanta e il primo decennio del nuovo millennio ha colpito l'intera Argentina.
Altos de la Cascada, stanotte, ha qualcosa che non quadra. Automobili parcheggiate dove non si dovrebbe, preziosi calici vuotati del vino e lasciati per terra... Sul fondo della piscina, tre cadaveri. Tre mariti per tre donne che, adesso, vedove lo sono per davvero.

Claudia Pineiro vince il Premio Clarin nel 2005 con questo libro che parte da una pregevole intuizione – la scoperta di tre cadaveri in piscina – per poi percorrere a ritroso la storia di quel mondo a parte che è Altos de la Cascada. Lì dove il tè al circolo del tennis convive con la paura di perdere tutto, le feste raffinate e altisonanti con il modo disinibito di intendere il regime coniugale; dove c'è persino una commissione interna che giudica le infrazioni commesse nel quartiere: dal consumo di marijuana da parte dei ragazzi al piantare siepi sul lato di casa che dà sul campo da golf (vietatissimo!).
La bellezza di questo percorso in flashback è nella capacità di dipingere dinamiche relazionali e personaggi: affascinante quello di Maria Virginia Guevara, che si reinventa agente immobiliare del complesso residenziale (d'altronde, chi meglio di colei che ci abita può magnificare i pregi della zona?); affascinanti tutte le altre figure femminili disegnate dalla scrittrice argentina. Anche quelle di Carmen Insua e della sua donna di servizio, la paraguayana Gabina, che acquistano importanza in un episodio secondario della storia.
Semmai il romanzo risente del fatto che non tutti gli episodi sono incisivi (e ciò finisce per appesantirlo). Ma riesce nel suo intento: quello di far toccare con mano come la crisi di un paese non sia mai casuale; né si può essere sicuri che vi saranno zone franche nelle quali “rifugiarsi”: anche il microcosmo apparentemente immacolato di Altos de la Cascada è un mondo di piccole miserie, rivalità, ascese e cadute, pensieri deprimenti o squallidi.
Alla fine, il mistero dei tre cadaveri in piscina si rivela soltanto un punto di arrivo, non l'argomento centrale della vicenda: ma il finale che lo spiega (peraltro molto ben costruito) è a conti fatti il migliore possibile.

“In qualsiasi campo da golf in qualsiasi parte del mondo chi fa buca in uno, per cortesia e per una legge non scritta ma che nessuno mette in discussione, deve pagare da bere a tutti quelli che si trovano nel campo in quel momento. In genere champagne. A volte whisky. A tutti, su ogni linea, dalla buca 1 alla 18. Perciò esiste l'assicurazione sulla buca in uno. La fa qualsiasi agenzia assicurativa. La maggior parte di noi se la vede offrire quando assicuriamo la casa. Incendio, furto e buca in uno, per qualche centesimo in più al mese”.

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Le vedove del giovedì 2018-06-30 10:55:58 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    30 Giugno, 2018
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Donne, soldi, tennis, golf ed un tuffo in piscina

Claudia Pineiro è una talentuosa narratrice in quanto nei suoi romanzi riesce sempre a fotografare con spietatezza l’ipocrisia e la decadenza sociale della classe borghese argentina, condendo il tutto con vicende fosche, che si tingono di noir.
In questa storia per di più si assiste al fallimento di quella borghesia protagonista e che non esiste più, travolta dalla crisi economica di inizio anni 2000, dalla crisi immobiliare prima e dalla progressiva bancarotta del Paese poi, con le multinazionali che lasciano l’Argentina o si ristrutturano licenziando in massa i loro dirigenti. Nonostante tutto però quello che conta per molti di costoro nonostante la perdita del lavoro, è salvare le apparenze, continuare a vivere ostentando opulenza e benessere in quel microcosmo urbano per ricchi alla periferia di Buenos Aires chiamato “Altos de la Cascada”, un country club, una residenza di lusso con tanto di piscine, campi da tennis e da golf isolato dalle baraccopoli del mondo esterno. Le famiglie che possono permetterselo vivono in questa torre d’avorio e le mogli annoiate passano il tempo spendendo denaro alla ricerca di effimera felicità, organizzano feste e placano i rimorsi di coscienza con eventi di beneficenza. Proprio queste Signore che danno il titolo al libro simpaticamente etichettate “le vedove del giovedì” il giorno della settimana in cui i rispettivi mariti si ritrovano tra loro (lasciandole sole) per mangiare e parlare di economia tra una partita a carte ed un tuffo in piscina, sono le vere protagoniste del romanzo, come spesso accade in tutte le storie della Pineiro.
L’autrice infatti dimostra grande sensibilità nei confronti del mondo femminile in generale: queste donne, sebbene caratterizzate da problemi familiari, debolezze personali e momenti di pura vanità e frivolezza, sono comunque portatrici di dolore e sofferenza e si caricano sulle loro spalle le responsabilità dei relativi mariti. Suscitano pertanto una certa pietà (positiva) e simpatia e rappresentano una delle valide ragioni per leggere questo libro, a tratti impietoso ma estremamente reale per la disamina sociale ed economica.

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Le vedove del giovedì 2017-05-30 09:06:48 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    30 Mag, 2017
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In quel mendace paradiso artificiale...

Buenos Aires, 27 settembre 2001, giovedì, notte: i cadaveri di tre degli uomini più in vista nell'esclusivo club “Altos de la Cascada” sono ritrovati affogati dentro la piscina di una villa.
Quello che sembra essere l’inizio di un racconto giallo, in realtà, è l’epilogo di una decina d’anni all'interno di uno di quei particolari quartieri protetti che sono i country club argentini.
Protagoniste principali sono le cosiddette “vedove del giovedì” cioè le mogli di alcuni degli inquilini/soci del comprensorio le quali, appunto, il giovedì, vengono puntualmente lasciate sole dai mariti che si riuniscono nella villa di uno di loro per una serata tra soli uomini.
E’ attraverso le loro vicende che ci viene mostrata, in flash back, la vita che scorre nel country club in tutta la sua asfissiante vacuità e superficialità quotidiana. L’enclave di ville e villette è delimitata da un recinto perimetrale ben sorvegliato. Vi si accede solo attraverso ingressi attentamente sorvegliati da vigilantes privati. All'interno un’area splendidamente tenuta: un campo da golf a 18 buche, numerosi campi da tennis, ville di lusso con piscine e parchi privati curati con ordine maniacale, aree giochi per bimbi, bar, ristoranti, spacci. Tutto parrebbe regolato come in un orologio svizzero: i ragazzi frequentano un’elitaria scuola in lingua inglese, anche l’ordine pubblico è sottoposto all'esclusivo sindacato del Consiglio d’amministrazione interno. I suoi facoltosi abitanti, protetti dalle asprezze del mondo esterno, pensano di vivere in un paradiso terrestre. In realtà La Cascada, scollegata com'è dalla vita reale, è una sorta di gabbia dorata; una specie di serra dove vengono amorevolmente coltivati e accuditi un feroce classismo e razzismo, i peccati privati e le ipocrisie pubbliche, le invidie e le rivalità, tutti nascosti sotto un sottile strato di esagerata cordialità formale e finta amicizia. In questo mondo artificiale, la paura maggiore è quella dell’espulsione dalla cerchia degli eletti.
Le “vedove del giovedì” per occupare le lunghissime giornate vuote, si inventano attività, corsi, iniziative benefiche, tornei di tennis o di burraco, incontri sociali e mercatini d'abiti smessi in favore delle domestiche. Tutte cercano di rivaleggiare con tutte le altre in una clima di affiatamento solo esteriore. Unica ad avere una occupazione lavorativa è Mavi Guevara (Maria Virginia, una delle voci narranti) che, inizialmente per proprio divertimento e, poi, per necessità, visto che il marito Ronie ha perso il lavoro, s’è improvvisata agente immobiliare dell’intero club e, in quanto tale, conosce tanti dei segreti delle vicine. Anche attraverso i i suoi racconti scopriamo che alcune sono cadute preda dell’alcolismo per dimenticare i tradimenti continui del marito. Altre subiscono mestamente le violenze domestiche cercando di nascondere i lividi sotto il trucco. C’è chi si sente schiacciata dalla propria inadeguatezza e chi vive in un mondo di sogni tutto suo e non accetta che il marito, disoccupato da mesi, stia facendo i salti mortali per far fronte all'altissimo tenore di vita che impone La Cascada. Virginia stessa è impreparata a rapportarsi con il figlio ribelle, dedito all'alcol ed alla marijuana come la maggior parte dei coetanei del country.
La crisi economica, che nel 2000 colpirà duramente l’Argentina, farà sentire i suoi effetti anche sui privilegiati de La Cascada: molti dei più facoltosi abitanti si troveranno improvvisamente privi di reddito, ma con uscite sempre in costante aumento. In questo clima esacerbato tutte le contraddizioni scoppieranno nell'inevitabile e già preannunciato epilogo, nonostante ognuno cerchi di negare, sino all'ultimo, la realtà dei fatti e tenti di vivere nell'illusione di cui si è circondato.

Il romanzo della Piñeiro fotografa fedelmente uno scorcio di società argentina di fine secolo, dall'euforia degli anni ‘90 sino al crollo delle illusioni. In ogni capitolo l’A. racconta un episodio, un avvenimento particolare per aggiungere una tessera al grande mosaico descrittivo che va componendo. L’immagine complessiva, alla fine, mostrerà quel mondo (inconsueto per noi) che sono i “Club de Campo” e la realtà abbastanza terrificante di questi microcosmi, scollegati dal Mondo reale. Ciò che avviene nel Club è centrale ed importante, tutto ciò che accade fuori, in Argentina e nel Mondo, è irrilevante, lontano, un mero fondale alla scena. Per tal ragione ogni riferimento esterno (dal cambio di un Governo, alla politica economica che influirà sulle loro vite, dal gravissimo fatto di cronaca, fino al tragico attacco alle Torri Gemelle di New York) è fatto in modo approssimativo, sciatto, come per una storia appresa per sentito dire e della quale non se ne comprendono i contorni o i significati, mentre è importantissimo non sfigurare al prossimo ricevimento con un abito fuori moda o muoversi solo in lussuose auto europee.
Complessivamente “Le vedove del giovedì” è un buon romanzo scritto con stile accattivante e con accurata descrizione e definizione dei personaggi, dipinti con un sottilissimo pennello da ritocco.
E proprio l’accuratezza con cui sono tratteggiate le personalità dei singoli attori del dramma consente di ottenere una descrizione particolarmente viva e tangibile di una intera società.
Volendo proprio ricercare qualche difetto, vien da notare come il saltare da un personaggio all'altro, in modo ondivago, non aiuti alla comprensione, soprattutto all'inizio, quando non si è ancora presa familiarità con i loro nomi. Ugualmente disorienta il continuo mutare di stile narrativo, col rapido cambio dell’io narrante ed il passaggio dalla prima alla terza persona. Ma, tutto sommato, sono entrambi difetti lievi.
Anche la pignola descrizione dei più minuti episodi di vita, in particolare nella parte centrale del romanzo, alla lunga può risultare noiosa, facendo perdere attenzione al lettore che attende solo l’evolversi della storia. Ma, a ben vedere, questa lentezza nel procedere per storie, apparentemente slegate le une dalle altre, è funzionale al racconto, che si inoltra verso il dramma finale avanzando per piccoli, piccolissimi passi come piccoli ma significativi e spietati, sono i mutamenti all'interno del Country Club Altos de la Cascada.

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