Narrativa straniera Romanzi Noi che ci vogliamo così bene
 

Noi che ci vogliamo così bene Noi che ci vogliamo così bene

Noi che ci vogliamo così bene

Letteratura straniera

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Ana, Maria, Isabel e Sara si prendono una vacanza da figli, mariti, lavoro e raccontano, si raccontano. E sono storie di resistenza, come quella della combattuta e combattiva Maria; di rinuncia, come quella di Sara che ha escluso di vivere con un uomo; di vuoto di ogni passione, come per Ana; o della schiavitù di marito e figli di Isabel. Ed è la storia anche di un Cile politicamente inquieto, tra la dittatura di Pinochet e la transizione ai tempi moderni. E fra rabbia e ironia, pena e amore, le quattro donne rinvengono quella forza magicamente femminile che le unisce tra loro e alla Storia, e trovano il bandolo della matassa delle loro esistenze nella profezia di una vecchia guaritrice. Il destino era già scritto nelle quattro carte: bastoni, ori, coppe, spade; e se l'avessero ascoltata, si sarebbero potuti risparmiare tante lacrime, molta solitudine, un miscuglio di tranquillanti e alcol, e parecchie altre croci



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Noi che ci vogliamo così bene 2021-10-07 16:38:23 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    07 Ottobre, 2021
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Donne e storie

«Forse si potrebbe accusare di essere più spettatrice he protagonista degli avvenimenti. Nel qual caso, mi difenderei rispondendo che i reali protagonisti nella vita sono in verità molto pochi, e che la capacità di osservare – neppure quella di analizzare –, oggi è molto diminuita poiché tutti vogliono essere al centro. Io non sono la protagonista di queste pagine, sempre ammesso che ne esista una. Ci sono solo donne, tanti tipi diversi di donne. Eppure così simili, tutte; abbiamo molto in comune. Potremmo dire che sono qui per raccontare una, due, o tre storie, non importa quante. In fondo, tutte noi abbiamo più o meno – la stessa storia da raccontare.»

Primo libro a firma Marcela Serrano è “Noi che ci vogliamo così bene”, scritto che ci racconta della storia di quattro donne: Ana, Isabel, Sara e Maria. La Serrano ci propone le voci di queste anime con la loro pura e semplice genuinità e con tutti quelli che sono i vari contrasti che loro appartengono.
Il loro incontro è avvenuto ben un decennio prima al narrato attuale. Tornano adesso a incontrarsi, ciascuna con il proprio bagaglio e con il proprio percorso di vita che in quei dieci anni ha risentito di tanti fattori, esterni e interni. Se Ana ha una vita più cupa, monotona, grigia, e attende con timore misto a paura l’arrivo delle amiche, Sara è cresciuta in un ambiente maschile capitanato dal nonno ma con il profondo amore della nonna. Isabel, al contrario, cresce con quella smania esasperante di voler diventare grande e dimostrare la sua posizione a quella stessa madre. Infine, Maria. Ella è la più giovane e al contempo la più avvezza all’amore e alla combattività ma anche alla frivolezza.
Il tutto è accompagnato dalla penna di un’autrice che abbiamo imparato a conoscere negli anni e che ha rappresentato in questi il volto di una società in continuo cambiamento. È un elaborato che risente dell’esser ancora acerba della scrittrice e questo fa in parte perdere di empatia ed entusiasmo nella lettura che a tratti fatica a proseguire e/o andare avanti.
Resta una piacevole testo ma non riesce a coinvolgere completamente per caratteristiche, contenuto e caratterizzazione delle protagoniste.

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Noi che ci vogliamo così bene 2021-04-12 12:12:48 Anna_
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Anna_ Opinione inserita da Anna_    12 Aprile, 2021
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"Nella speranza c'è volontà, futuro e dolcezza"

"Noi che ci vogliamo così bene" (primo libro che leggo di Marcela Serrano) è il romanzo d'esordio della scrittrice cilena che dopo il golpe di Pinochet fu in esilio a Roma.

Attraverso le storie di Ana, Isabel, Sara e María, la Serrano dà voce, da un lato, all'universo femminile nelle sue più diverse sfaccettature (amicizia, rapporto con il materno, con la famiglia di origine, amori, impegno e passione politica, emancipazione femminile), dall'altro, alla storia del Cile di Pinochet.

Diverse per carattere e per il contesto sociale e affettivo di origine, le quattro protagoniste si sono incontrate per la prima volta dieci anni addietro presso l'Istituto di Ricerca di Santiago: da colleghe ad amiche.
Nella casa sul lago nel Sud del Cile, in cui ha già avuto modo di soggiornare durante le estati precedenti con la sua famiglia, Ana attende, con entusiasmo ma anche con un po' di paura, l'arrivo delle sue amiche per una vacanza lontane da impegni lavorativi, da mariti e figli: potrebbe essere quella la loro ultima occasione per ritrovarsi tutte insieme, per raccontarsi, per comprendere il presente e guardare al futuro.

Ana, la maggiore, è forse la meno interessante e coinvolgente delle quattro con una vita che appare grigia. Racconta poco di sé - "Non sono né bella né brutta. Né alta né bassa... Il mio aspetto rispecchia profondamente il mio essere. Né eccentrica né invisibile" - e nel corso della lettura ci si ricorda di lei soprattutto perché sua è la voce narrante. Eppure quel poco basta a farla percepire come punto di riferimento, certezza all'interno del gruppo.

Sara, nata e cresciuta in un ambiente in cui l'unica voce maschile, quella di suo nonno, non è mai riuscita a farsi sentire, ha ricevuto nella casa materna amore, cure e dedizione; donna intelligente, forte, pratica e amorevole, nata con la fortuna di "non considerare molto l'opinione di nessuno, di fronte alle decisioni che aveva già preso", eppure la sua non manca di essere una storia di rinunce per quei momenti della sua vita in cui non "ha circonferenziato nulla".

Isabel, quanta fretta nel voler diventare grande "per occuparsi della casa e dei suoi fratelli. Essendo l'unica femmina, le sembrava naturale assumere questo ruolo", e quanta fretta poi nel doverlo divenire per "poter coprire le spalle alla mamma di fronte al papà". Poi suo marito, la casa, i figli: amare ed esserci, ascoltare senza ascoltarsi, essere ad un passo dal crollo emotivo.

Ma su tutte prevale la storia di Maria, la più giovane delle quattro, nata "in quell'ambiente fisico e sociale dove qualsiasi arrivista avrebbe voluto nascere". Maria, "bella ma tonta", la più combattiva tra tutte, spirito indipendente e ribelle, donna dagli amori liberi e paralleli, colei che più si è data all'amore e più in realtà se ne è sottratta: farsi coinvolgere, vivere in simbiosi è ciò che più la spaventa. Maria che "chiedeva silenzio, ma gridando, per poter essere ascoltata".

La penna della Serrano non è incisiva né graffiante, è pacata, a volte un po' lenta ma mai noiosa, tiene buona compagnia perché riesce a rendere vicine le sue protagoniste a cui appartengono sentimenti, errori, speranze disattese e nuove possibilità in cui ci si può riconoscere.
Tuttavia il racconto delle vite delle protagoniste ci restituisce un mosaico femminile sì multiforme ma forse troppo ampio.
Alcune 'donne minori' (Piedad, Rita, Laura, ...), infatti, appaiono quel di più che non aggiunge nulla alla storia.
La presenza di tante altre donne invece aiuta a comprendere meglio la personalità e il vissuto delle protagoniste nel cui presente - come spesso ci accade - si possono cogliere, per similitudine o contrapposizione, i riflessi dei legami del passato: tali sono le laboriose e solidali donne della famiglia di Sara; la fragile Neva, madre di Isabel; doña Marita, madre di Maria, donna bellissima così dedita alla religione da sfiorare a volte "forme estreme di puritanesimo" e Magda e Soledad, le sorelle di Maria, non belle come lei ma intelligenti e tenaci come il loro padre.

Maria, Magda, Soledad. Può il destino essere una strada già tracciata? E le scelte, giuste o sbagliate che si compiono, sono in realtà tappe già pre-destinate? Doña Carmela, una vecchia "guaritrice, la levatrice, l'indovina. La strega in poche parole" lo aveva già veramente predetto il loro destino?
"I semi sono quattro e voi siete tre." La carta di bastoni a Magda, la spada a Soledad e quella di coppe a Maria. "Gli ori dovrete cercarli altrove".

Gli ori, Esperanza. "Nella speranza c'è volontà, futuro e dolcezza."

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Noi che ci vogliamo così bene 2012-12-10 07:46:34 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    10 Dicembre, 2012
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...dolcemente complicate

“Ti immagini Ana, come sarebbe sovversivo che le donne smettessero di desiderare gli uomini?”

Storie di donne, storie di destini che vivono le loro esistenze con sofferenza e determinazione seguendo l’istinto e colmando le loro vite con l’inesauribile bisogno d’amore. Sono 4 donne cilene, Maria, Ana, Sara e Isabel le protagoniste che si vogliono bene e che in un decennio hanno attraversato vicissitudini davvero determinanti per il loro futuro, dalla lotta politica alla condizione di donna ai tempi della dittatura di Pinochet, dall’inserimento nel campo lavorativo alla condizione sociale vigente in quegli anni. Donne inquiete, donne innamorate, illuse e disilluse, dove l’uomo ha una collocazione quasi “cattiva” di uomo innamorato, combattente e passionale. Si trascina così con molta lentezza e pacatezza quasi confusionaria tutta la lettura del libro, con il classico tocco degli scrittori latino americani, che non si risparmiano a sviscerare con calore ed emozione tutte le storie profonde e segrete di queste donne che un po’ ci appartengono per l’intimità del difficile universo femminile.

“Non esiste una vita trasparente, Ana. Ogni donna ha un segreto, pur piccino che sia. Tutte ne hanno almeno uno.”

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Noi che ci vogliamo così bene 2012-05-06 16:00:18 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    06 Mag, 2012
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La forza vitale delle donne

Quattro amiche si ritrovano alla casa sul lago e da questo punto di partenza si dipanano le storie di ognuna di loro, conosciamo le loro vite, le loro paure, i loro rimpianti, i loro segreti, i loro caratteri. Sono più di dieci anni che sono amiche ed ora si ritrovano più grandi, più vecchie, più ferite, più sagge. Perchè la vita delle donne è un gioco tra il pieno e il vuoto. Il lago è testimone di racconti, discussioni, lacrime, risa, con sullo sfondo il Cile, piccolo e povero e politicamente inquieto, e la dittatura di Pinochet. E' estremamente in rilievo il punto di vista femminile, di 4 donne molto diverse tra loro. Con una caratteristica comune: una grande forza vitale.

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Noi che ci vogliamo così bene 2012-01-04 09:25:27 Ally79
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Ally79 Opinione inserita da Ally79    04 Gennaio, 2012
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Universi femminili

Ana,Maria,Isabel,Sara.
Ancora,e forse questa volta come non mai,ci sono le donne al centro di un romanzo della Serrano.
Sono colleghe e amiche,sono in uno dei momenti difficili che la vita dispone e impone e hanno bisogno della vicinanza l’una dell’altra.
Abbandonano figli,mariti,famiglie,amanti e case per concedersi una vacanza insieme,in una luogo isolato,sereno e pieno di vecchi ricordi.
Ed è fuori la veranda,mentre il sole tramonta,con un bicchiere di whisky tra le mani e una boccetta di smalto per le unghie,che partiamo insieme a loro in un viaggio a ritroso nel tempo..e impariamo a conoscerle.
Sara con il suo impegno politico,la sua passione totalizzante,il suo troppo amore verso un leader che la ferirà ripetutamente e dolorosamente.
(”Perché se mi innamoro, perdo ogni dignità.”)
Ana,la solida madre di famiglia,quella che accoglie,che protegge,che con sguardo delicato osserva le amiche per comprendere dov’è che il dolore si cela.
Maria,bellissima,ricca,difficile,nevrotica,arrogante,spaventata e dolorosamente sola.
(“Se d'improvviso sento che mi sto innamorando troppo di uno,mi distraggo nell'amore dell'altro,e la paura passa.”)
Isabel,troppo lavoratrice,troppo madre,troppo moglie,troppo vittima,troppo tutto.

Il racconto scorre in un alternarsi di presente e passato che ci svela come e perché queste donne sono arrivate dove oggi sono.
La Serrano prende un pennello e lentamente,linea dopo linea,colore dopo colore ci disegna la vita delle quattro consentendoci di osservarla in maniera limpida e chiara.
Il suo stile è delicato,introspettivo,psicanalitico,a volte ripetitivo.
Ma ti rilascia una garanzia:se vuoi ascoltare storie che somigliano alla tua devi rifugiarti tra le sue mani.

“Io non sono la protagonista di queste pagine, sempre ammesso che ne esista una. Ci sono solo donne, tanti tipi diversi di donne. Eppure così simili, tutte; abbiamo molto in comune. Potremmo dire che sono qui per raccontare una, due, o tre storie, non importa quante. In fondo, tutte noi abbiamo - più o meno - la stessa storia da raccontare.”

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