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La ruga del cretino
 
La ruga del cretino 2015-03-08 13:42:10 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    08 Marzo, 2015
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Fisionomie e... delitti

Bellano. Birce è la terza figlia di Arcadio e della Serpe, i custodi del santuario di Lezzeno, ed ha in faccia una curiosa voglia di colore azzurro. Quando la voglia vira verso il rossastro (per afflusso di sangue, si sostiene), Birce inizia a far cose strane, sembra inebetita, parla in una lingua che ricorda il latino ma non lo è, sparisce per ore intere senza che nessuno sappia dov'è finita (neanche lei stessa, in verità).
Pavia. Cesare Lombroso è in città per tenere una conferenza che illustri le sue teorie, bollate da un certo mondo accademico come “parascientifiche” (per non dire di peggio). Eppure – anche contro i consigli di sua figlia Gina – in quel momento non disprezzerebbe di avere al suo fianco Eusepia Palladino... non la migliore scelta per contrastare le critiche che si addensano sulla sua persona, visto che la Palladino non è una scienziata ma una medium.
Torino. Nalla sala anatomica dell'università, il dottor Ottolenghi – l'uomo più vicino a Lombroso in qualità di suo fidato assistente – sta eseguendo una prima analisi del corpo di una giovane e povera fioraia morta ammazzata, in attesa di poter fare una completa autopsia. D'improvviso, dal vestitino con cui il cadavere è giunto all'obitorio, spunta fuori un biglietto che contiene qualcosa di simile ad una formula matematica.
Bellano. Villa Alba riapre dopo tanto tempo i battenti, essendo stata acquistata da Giuditta Carvasana, che nessuno conosce nella zona. La curiosità delle donne di paese è aumentata dalla confidenza che la nuova arrivata pare avere con il rettore del santuario di Lezzeno...

Con la collaborazione del criminologo Massimo Picozzi – psichiatra e coautore del libro –, Andrea Vitali tira le fila di una storia ambientata nella vitale Italia di fine '800, tra atmosfere paesane e strani personaggi (come quelli che all'epoca popolavano le spigolose teorie criminologiche di Lombroso).
Da un punto di vista contenutistico, l'autore è bravo ad indirizzare una vicenda tutto sommato esile su una sponda intrigante (e furbesca) che mescola paranormale e thriller: la scoperta di biglietti, contenenti misteriose formule matematiche, indirizzati a morti o vivi – questi ultimi evidentemente in pericolo – ricrea un'atmosfera da giallo, negata e rinforzata (al tempo stesso) da una sottile vena umoristica.
Ma è sulle scelte di forma che Andrea Vitali dà il meglio: da una parte – e questa è una dote innata – il suo stile di scrittura ha un piacevole scorrevolezza; dall'altra egli sceglie di spezzettare i vari fili della vicenda in un numero enorme di “minicapitoli” (ciascuno lungo non più di tre pagine), laddove altri avrebbero invece proposto un'alternanza più ordinaria. In alcune parti questo espediente narrativo sembrerà un po' esagerato, ma nel complesso regala varietà e originalità al racconto.
Alla fine, una lettura che scivola via leggera, e incontra il clou quando sette persone – di cui fino a quel momento si seguono alternativamente le vicende – si ritrovano sedute insieme ad un tavolo.

Un'ultima menzione all'esilarante titolo: “La ruga del cretino”, che viene richiamata un paio di volte (e di sfuggita) nel libro, non può non avere a che fare con le teorie di Lombroso sulla lettura della personalità umana attraverso l'osservazione delle caratteristiche fisiche dei soggetti.

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Commenti

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Dunque il duo Vital-Picozzi funziona?
Personalmente trovo interessante l'ingresso di Lombroso, immagino sia una ghiotta occasione per fare un po' di satira criminologica... :-)
Ciao Bruno.
L'idea di inserire Lombroso tra i protagonisti è effettivamente allettante. Tuttavia nel libro di "tipi" lombrosiani si parla davvero poco, giacché la sua figura è più funzionale alla pista investigativa della vicenda. Tra l'altro, quello del libro è un Lombroso spesso in difficoltà...
Un libro da cui non pretendere troppo, ma che riesce ad intrattenere in modo efficace e divertente.
Grazie della precisazione. Avendo letto gran parte della produzione di Vitali (sono comasco, anche se pratico maggiormente l'altro ramo del lago di Como, quello non manzoniano...), mi chiedevo se il rincalzo (televisivo?) di Picozzi e lo spunto criminal-giuridico del Lombroso costituissero una sferzata a un repertorio ormai a me noto... Mi hai risposto in modo esauriente, grazie! Ciao :-)
b
Ciao Rollo, veramente interessante il tuo commento. Le teorie di Cesare Lombroso - nonché dei criminologhi successivi - mi hanno sempre affascinato tanto che a suo tempo (criminologia è stato il mio ultimo esame universitario e manco a farlo di proposito facoltativo) le ho studiate con sincera curiosità (da non sottovalutare la differenza abissale tra il mostrato in televisione e la realtà della materia).
Una mega premessa per dire che mi intriga l'idea di questo quale protagonista seppur ci si limiti a brevi cenni di "tipi" lombrosiani. Concordo con te sulle ineccepibili scelte di forma dell'autore, ho letto diverse sue opere - in particolare della collana iVitali, scritta è rappresentata dagli omonimi - riscontrando quanto da te evidenziato. Bravo!
Ho finito, per ora almeno. ;-)
Grazie, Mian!
In effetti l'apparizione di Lombroso in questo libro - quale bonario è distinto gentiluomo- è la cosa più divertente dal punto di vista contenutistico...
Su Vitali, per me che l'ho letto per la prima volta, dico che è un onesto artigiano (nel senso positivo del termine).

... Mmm ... Criminologia... Esame facoltativo... Posso sbagliarmi, ma direi che hai al muro la pergamena di una facoltà di giurisprudenza...
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