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Il morso della vipera
 
Il morso della vipera 2020-07-08 15:03:27 lapis
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
5.0
lapis Opinione inserita da lapis    08 Luglio, 2020
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Et voilà. Anzi: vualà.

Italianizzare, è questo l'imperativo. Per Anita e Clara, ventenni torinesi, storpiare italianizzando le parole straniere è un piccolo gioco privato, perché il regime fascista è, nel 1935, ancora qualcosa su cui è possibile scherzare. L'atmosfera è nebulosa, ambigua, e tutto quello che si può fare è tenere gli occhi aperti e le antenne puntate per captare i segnali di una verità oscura e minacciosa, di cui si avverte l'invisibile presenza dietro la finta verità di splendore diffusa al cinegiornale.

Lo sente Clara, studiosa e intelligente, che vorrebbe poter leggere senza censure, farsi un'opinione con la propria testa ed esprimere le proprie idee. Lo sente Anita, bellissima e un po' civettuola, che soffre le imposizioni e la mancanza di libertà. Ed è proprio un improvviso e inaspettato slancio di libertà ad indurre Anita, di fronte alla tanto anelata proposta di matrimonio da parte del fidanzato Corrado, a rispondere con una richiesta inusuale: lavorare, lavorare per sei mesi prima delle nozze. Proprio lei, che ha sempre pensato che un battito di ciglia e un sorriso fossero più utili di qualunque nozione, purtroppo anche quelle di stenografia. Proprio lei, che a scuola non ha mai mostrato interesse per le pagine scritte. Eppure, il destino e un po' di furbizia porteranno Anita a trovare impiego proprio nel mondo dell'editoria: dattilografa per una rivista di racconti hard-boiled americani.

E così, trascrivendo con la propria Olivetti quelle storie di detective stropicciati, vicoli bui e bicchieri pieni di whisky (anzi: uischi), Anita capirà perché quelle storie piacciono tanto alla gente. Perché sono belle, innanzitutto. Perché a quei protagonisti un po' malmessi ci si affeziona facilmente, con i loro problemi e le loro disgrazie in cui rispecchiare le proprie. Perché fanno ridere, mozzare il respiro, fantasticare, ma, soprattutto, accendono la voglia di investigare e stanare la polvere che si cela sotto il tappeto. Che è poi il motivo per cui esse danno tanto fastidio alle autorità, che cercano di italianizzarle e piegarle ai dettami del regime.

Anita si innamora così della lettura (e chissà, forse non solo di quella), in un percorso di crescita che potrebbe portarla lontano, a scoprire la forza di una storia e il bisogno che ha l'anima di trovare la propria voce, ribellandosi al silenzio. E, nel frattempo, io mi innamoro di questa nuova serie. Alice Basso si dimostra ancora una volta abilissima nel miscelare umorismo, romanticismo e un soffio di mistero (data l'esilità, definirla trama gialla mi pare fin eccessivo), avvolgendo il tutto in un contesto storico che offre tantissimi spunti, sul ruolo femminile, la libertà di pensiero, la difficoltà di aprire gli occhi su verità scomode e il coraggio che serve per raccontare quel che si è visto. Si tratta di intrattenimento, intrattenimento che strizza innegabilmente l'occhio alle vendite, ma a renderla una lettura accattivante e piacevolissima è l'inconfondibile tocco di grazia e freschezza, capace di regalare un sapore speciale alle pagine, lasciando all'ultima riga il desiderio di proseguire oltre.
Posso solo immaginare quanto sia difficile per un autore abbandonare un personaggio che ti ha regalato popolarità e successo, ma in questa storia ho ritrovato una vitalità e un entusiasmo che quelle della famosa ghostwriter Vani Sarca avevano a mio avviso ormai perduto. Quindi, per quel poco che conta il mio giudizio: benvenuta Anita, aspetto già la tua prossima avventura!

"La lingua può essere indisciplinata, ma il silenzio avvelena l'anima" [Antologia di Spoon River]

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Commenti

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Dopo Vani non sapevo se tornare o meno a leggere la Basso. Mi hai incuriosita, molto. Brava Manu :-)
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lapis
08 Luglio, 2020
Ultimo aggiornamento:
08 Luglio, 2020
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Grazie, Maria, non sai quanto mi facciano piacere le tue parole!
Onestamente, gli ultimi due episodi di Vani mi avevano deluso un po', qui ho invece ritrovato l'entusiasmo dei primi libri. Te lo consiglio, per un pomeriggio (o, considerata la tua velocità di lettura, qualche ora ;-)) di leggerezza!
Un abbraccio, Manu
Ciao Manuela, grazie per l'ottima recensione. Ho messo in lista questo romanzo, le tue parole mi danno ulteriore voglia di leggerlo.
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lapis
17 Luglio, 2020
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Ma grazie a te, Chiara, per le gentili parole! Non vedo l'ora di leggere la tua opinione, allora :-)
Per adesso ho potuto leggere solo i primi capitoli (forniti in anteprima per il mio e-book) e ho trovato il libro molto brioso e divertente. Forse sono un po' eccessivi i tormentoni (quello dell'italianizzazione, quello delle precisazioni tra parentesi, etc.), ma se nel prosieguo l'A. non ne ha abusato, all'inizio divertono parecchio.
Per il resto mi è sembrato un romanzo leggero, ma accattivante.
In risposta ad un precedente commento
lapis
07 Dicembre, 2020
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Eh sì, quello dell'italianizzazione è un vero e proprio tormentone, però nel complesso non mi ha disturbato. Nella sua leggerezza, questo romanzo mi ha regalato qualche ora davvero piacevole e anche qualche risata, almeno ogni volta che compariva sulla scena il commissario Bonomo :)
Se ti fa piacere e leggerai anche gli altri capitoli, fammi sapere la tua opinione finale.
Grazie e ciao,
Manuela
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