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L'uomo del bosco
 
L'uomo del bosco 2021-06-15 13:49:48 Mian88
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    15 Giugno, 2021
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Voci, bosco, natura

«Siamo ciò che ricordiamo, ma siamo soprattutto ciò che abbiamo dimenticato.»

Torna in libreria Mirko Zilahy e lo fa con un titolo molto diverso rispetto alla precedente “Trilogia del Caos” che aveva incantato i lettori amanti del genere thriller e non solo. E in quest’ultima fatica l’autore non si risparmia. Si sente sin dalle prime battute che è un libro sofferto, che è costato dedizione, studio, ricerca e meticolosità nello sviluppo dell’intreccio e della trama. Primariamente c’è da dire che a prescindere dal mistero che si sviluppa su più piani temporali e con più voci che si fondono in una voce corale unica, vera protagonista dell’opera è la natura. Qui si parla di cave, di miniere, di sonde, di geologia, di scienza, di un progetto tanto ambizioso quanto prezioso e difficilmente realizzabile, di ricerca, di scavi, di relazioni umane e di legami. “L’uomo del bosco” è un componimento costruito su più tasselli incastonati tra loro alla perfezione.

«Ma Rico era il tipo d’uomo per cui il mondo e la vita erano fatti di cose che accadevano o non accadevano. E quando erano accadute non si potevano in alcun modo ignorare.»

Tuttavia, se avete amato il disincantato Commissario Mancini sappiate che qui non troverete un suo successore e che non troverete nemmeno un serial killer sullo stile di quelli conosciuti nelle precedenti avventure. Zilahy si stacca da quel che è stato e propone e offre al suo pubblico uno scritto diverso che da un lato attrae e dall’altro respinge. Attrae perché chi legge si chiede cosa si celi dietro la facciata, dove lo scrittore voglia portare, cosa effettivamente nasconda il volume, quale arcano sia il suo cuore paragonabile a quel nucleo terrestre che fa da ombra e fulcro alle pagine che si susseguono, e che respinge perché fatica a decollare, perché manca di quel mordente che trattiene e che coinvolge nella totalità. La sensazione è quella che si sia voluto fare troppo, mettere troppa carne sulla brace, aggiungere quella portata di troppo a un pasto già di suo ricco.
Un volume non per tutti, da leggere un poco alla volta e senza mai paragonarlo ai precedenti scritti.

«La memoria è una vecchia signora che gioca a scopa con la vita degli uomini. Tiene il mazzo in mano e bara tutto il tempo.»

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