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Il Francese
 
Il Francese 2022-04-11 14:53:46 Mian88
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    11 Aprile, 2022
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Il mio nome è Il Francese e queste sono le mie rag

«Quando fai quel mestiere, la prima regola è conoscere a fondo il mondo criminale che gira intorno alle tue puttane, perché prima o poi qualche fesso tenterà di portartele via. Anche solo per farti un dispetto. I malavitosi sono così: vogliono sempre dimostrare di avercelo più lungo.»

Toni Zanchetta è nato in una provincia veneta, non è davvero madrelingua francese anche se tutti lo conoscono come “Il francese”. Lui e la sua maison di 12 mademoiselle (premesso, la s finale che apparterrebbe alla lingua francese volutamente manca in quanto sta a rappresentare proprio il non conoscere della lingua della cui origine è appellato del protagonista) lavorano esclusivamente per una fascia medio-alta di clienti. Il giro è ben avviato e lui non si definisce un pappone, assolutamente non lo è, è un tramite tra le sue signore e la clientela, colui che le difende e che prende soltanto il 50% degli affari conclusi e nulla più. Il resto è delle ragazze, mica è un ladro o un pappone qualunque come quelli della mafia o criminalità locale, lui che approfittano e si puppano ben l’80/90% del fatturato. Non sia mai, lui alle sue ragazze tiene. Studia per loro un copione perfetto, sceglie con cura i clienti e da qui mette in scena i teatrini necessari affinché il pagatore di turno sia soddisfatto del servizio. Che voglia la casalinga formosa, o l’attrice d’altri tempi, lui ha sempre la ragazza giusta per l’occasione. Tuttavia, un giorno come un altro mentre accompagna una delle sue ragazze a un appuntamento ben retribuito con un habitué, ecco che un fatto strano accade: Claire, la ragazza, che viene lasciata davanti all’albergo non vi entrerà mai. Il cliente resterà insoddisfatto e di lei si perderà ogni traccia. Zanchetta non capisce cosa sia successo. Osserva le telecamere, sembra che qualcuno l’abbia chiamata, che lei sia tornata indietro. Pioveva ma è chiaro che la sua attenzione è rivolta a qualcuno che conosceva altrimenti mai si sarebbe fidata. Claire non era una sprovveduta.

«Non aveva capito che a volte servono concomitanze di eventi e convergenze di interessi per mettere in moto certi meccanismi.»

Passano i giorni. Toni cerca tracce della giovane senza trovarne. Che sia stato un colpo di testa della ventitreenne? Che si sia innamorata? Perché era così taciturna? Avvertite le forze dell’ordine su sua indicazione da parte della coinquilina Maura, Zanchetta si ritrova ben presto ad essere il sospettato numero uno. O meglio, l’unico sospettato perché la Ardizzone, la poliziotta incaricata del caso, non ha dubbi sul fatto che sia stato lui a far sparire la sua protetta. E se anche potesse ammettere che non sia stato lui, lui ad ogni modo andrebbe punito per come si è comportato in presente e in passato con le donne che ha fatto entrare nel suo giro e in giri meno “puliti” di quando faceva parte di altre gang e/o lavorava al servizio di altri. In soldoni, come si giri la frittata, la colpa è sempre di Zanchetta per la Ardizzone.
Da qui ha inizio una trama solida, ben costruita, accattivante che ci propone un personaggio inedito, un magnaccia, che generalmente non rientra proprio nelle simpatie del pubblico e ancor meno è narratore di una storia che lo vede protagonista ma in una formula che lo fa entrare nelle grazie del lettore. Un antieroe per eccellenza che a suo modo si trasforma in un eroe, verrebbe da dire. A differenza della commissaria che resta, paradossalmente, restia a entrare in empatia con chi legge per il suo essere così ferma nelle sue posizioni da non vedere oltre al proprio naso o vagliare altra opportunità al fine di scoprire la verità.
Brevi premesse che però non si fermeranno al mero caso relativo a Claire ma che ci porteranno all’interno del Veneto, un Veneto fatto di poche luci e molte ombre, di molto nero, molta opulenza ma anche molta omertà. Un Veneto in cui tutti sanno ma anche tutti celano. A ciò si aggiungeranno anche altre tematiche quali ad esempio il concetto di sex worker. La forza di questo libro non è però soltanto il noir che viene a delinearsi quanto proprio nei protagonisti che ne colorano le pagine. Dalle mademoiselle (ancora singolare seppur sia plurale), alla Ardizzone ma, soprattutto, a Zanchetta. Si evince un lavoro di ricerca serrato da parte dell’autore per renderlo credibile, in particolare dal punto di vista manipolativo. Zanchetta, come ogni perfetto vero pappone del caso, deve essere simpatico, entrare nella mente dell’interlocutore e come riferito dal romanziere stesso in una recente presentazione, riuscire, a manipolare e portare dove vuole chi ha davanti e dunque chi legge. Ecco perché Carlotto ha un altro merito, ha creato un personaggio che lascia il segno e di cui si vuole leggere ancora perché assolutamente credibile. Un personaggio che non fa rimpiangere L’Alligatore.
Dunque, in conclusione, un romanzo che si legge in un pomeriggio, che in apparenza può far storcere il naso per i suoi protagonisti e per la trama ma che in realtà conquista, si chiude con un finale aperto che fa ben sperare per il futuro e invita il lettore a riflettere su un tema affatto scontato e spesso celato da una società bigotta a cui fa comodo sotterrare e non riesumare i tasselli scomodi. Da leggere.

«Voltare pagina, buttarsi il passato alle spalle significava affrontare il presente con un grande senso del futuro, lo aveva letto da qualche parte. Così come aveva orecchiato, ascoltando la televisione, che da soli non ce la si fa. Lui si era mostrato disponibile. Lei aveva rifiutato. Amen.»

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