Dettagli Recensione
L'angosciato commissario Bramard
Se volete approcciarvi a Davide Longo e alla serie Bramard/Arcadipane, scordate la cronologia reale, per data di uscita dei suoi romanzi. Questo ad esempio pur essendo il quinto in ordine di uscita è il primo in ordine cronologico.
Il commissario Bramard è insubordinato e alcolizzato, in un tunnel dal quale sembra non voglia uscire. Fuori dalle regole, segue solo un suo ordine logico e morale. Ha un passato triste alle spalle che sembra gli sia cucito addosso, tanto influenza i suoi comportamenti e la sua vita. Arcadipane è il suo braccio destro, lui sdrammatizza, ironizza e compensa la pesante, ma sagace, condotta del suo capo. Solo lui è in grado di comprenderlo, anche senza tante parole. I due si intendono alla perfezione, anche se non sono esenti critiche e giudizi da entrambi le parti. Non parlano mai della loro vita privata, anche se questa condiziona spesso anche quella lavorativa. La loro amicizia è evidente, anche se non l'hanno mai confessata, ma ci sono sempre l'uno per l'altro.
Il caso Delarue è uno dei tanti per loro, l'uomo viene trovato in fin di vita in casa sua, niente indizi nè testimoni, nè motivi apparenti. Si seguirà all'inizio la falsa pista terroristica, e poi scavando più a fondo, Bramard entra nel torbido, nel lato oscuro dell'animo umano, per trovare il reale movente e l'assassino.
Le atmosfere sono buie e cupe, rispecchiano un po' lo spirito del nostro angosciato commissario. La trama è fitta, i personaggi ambigui e il movente abietto.
Personalmente in questo libro mi sono persa un po', Davide Longo ha l'abitudine del sottinteso, come se il lettore sapesse già. I flashback e i sogni ad occhi aperti descrivono bene i personaggi, nello specifico Bramard, ma a volte sono disturbanti, tanto da scambiare, con un minimo di distrazione, la fantasia dalla realtà. Per molti può anche essere un pregio, ciò può invitare il lettore a riempire quei buchi volutamente creati dallo scrittore, con la sua logica deduttiva.
Il tema invece sicuramente centrato dall'autore è la provincia torinese, un ambiente benestante, borghese, ma a volte subdolo ed equivoco. Tutto sommato un buon romanzo, che va oltre la trama e diventa intimista, forse anche troppo.





























