Dettagli Recensione
Ritorno alle origini
Con Volver, Maurizio?De?Giovanni dà il commiato alla sua intensa trilogia del tango, iniziata con Caminito e proseguita con Soledad, offrendo un romanzo che è insieme giallo storico ed anche indagine interiore di un uomo che torna alle radici per ritrovarsi, o per perdersi ancora di più. Siamo nell’estate del 1940: l’Italia è entrata in guerra, e il commissario Ricciardi, preoccupato per la piccola Marta ed i suoceri ebrei, trasferisce la famiglia nel paesino cilentano di Fortino, alla ricerca di sicurezza e silenzio. Ma il silenzio, come spesso accade, nasconde più scheletri che parole. Nel cuore del Cilento, Ricciardi si confronta con un cold case, che corrisponde anche al suo primo “fatto”, ovvero la sua prima visione del sentire le ultime parole di un defunto. Ogni indizio scavato è una ferita aperta, un confronto con la propria storia che rende il romanzo un’indagine emotiva più che poliziesca. Parallelamente, come una spirale, ci vengono raccontate le vicende del dottor Modo, che vien provvidenzialmente salvato giusto in tempo prima di essere l’autore di un evento che sarebbe stato irreversibile, di Livia, che ritorna dall’Argentina per riavvicinarsi al commissario. E si ha proprio la sensazione che anche questo non sarà l’ultimo episodio della serie, perché anche i personaggi secondari sembra si vogliano riaccentrare nel paesino del Cilento dove Ricciardi si è rifugiato. Chissà se sarà per loro un nuovo inizio. Lo stile di De?Giovanni permane evocativo e maturo: l’intreccio tra storia e giallo, la Napoli inquieta del 1940 e l’atmosfera intima del Cilento formano un contrasto efficace e toccante. I personaggi, anche quelli secondari, emergono in tutta la loro complessità, tra sofferenze, speranze e piccoli gesti di umanità.





























