Misery Misery

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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    21 Marzo, 2024
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La sindrome di Shehrazade

Paul Sheldon riemerge da uno stato di incoscienza: si trova in una camera che non ha mai visto, accudito da una donna che non conosce, ha un intenso dolore alle gambe. Piano piano comincia a ricordare: era andato a finire di scrivere il suo nuovo libro in Colorado e, arrivato alla conclusione del romanzo, aveva deciso d’impulso di prendere la macchina e viaggiare verso ovest, invece di salire sul solito aereo per New York. Ma si era messo alla guida dopo aver bevuto troppi bicchieri di champagne e, per giunta, era incappato in una bufera di neve. Aveva avuto un brutto incidente stradale: era ridotto davvero male. E adesso perché non era in ospedale? E quella donna che l’aveva tirato fuori dall’auto, alimentato con flebo e imbottito di antidolorifici a base di codeina, chi era? E cosa voleva da lui?

Nel corso di un racconto intenso, che vi porterà nel climax di angoscia, paura e disperazione provate da Paul, potrete avere la risposta ad ognuno di questi interrogativi.

“Misery”, capolavoro dell’horror pubblicato nel 1987, è un romanzo che riesce a tenere il lettore incollato alla pagina dall’inizio alla fine della narrazione. In un primo momento vogliamo capire cosa è successo, vogliamo conoscere Annie, vogliamo sapere fin dove si può spingere il suo essere psicopatica. In seguito ci schieriamo con Paul, personaggio estremamente convincente: coraggioso e anche vigliacco, vizioso e capace di resistere, vittima che però riesce a reagire, scrittore popolare che sa padroneggiare perfettamente la sua arte. Come non rimanere affascinati dall’uomo che, chiuso in una micidiale spirale di terrore, cerca di ricavarsi un passaggio verso la salvezza scrivendo una storia che sia in grado di piacere alla sua aguzzina? Ci troviamo catapultati lì vicino e ci immaginiamo di sussurrargli: “Paul, Puoi! Non lasciarti distruggere dall’orrore, non smettere di provarci, non arrenderti anche se è quasi impossibile!”

“Misery” è un romanzo veramente avvincente, scritto in modo magistrale da Stephen King. Contiene anche interessanti riflessioni sulla scrittura, sulla letteratura e più in generale sull’arte popolare. Non lasciamoci allontanare da quest’ultima a causa di un atteggiamento troppo snob. Non sottovalutiamo il suo potere sulla vita delle persone.
Buona lettura!

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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    06 Aprile, 2023
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Come nacquero le fanfiction

Andando contro la mia TBR -approssimativa è vero, ma che prevedeva tutt'altro- e la mia abitudine di lasciar stagionare i libri sullo scaffale prima di affrontarli, ho iniziato la lettura di "Misery" appena me n'è stata regalata una copia. Ho ceduto alla tentazione sia perché si tratta di uno dei titoli del caro Stephen che ero più curiosa di recuperare, sia per la sua presenza fissa nella maggior parte delle classifiche sui migliori romanzi kinghiani: volevo verificare di persona se meritasse tante lodi.

Lo spunto narrativo è abbastanza noto, e ben si adatta a creare un intrigante thriller psicologico: il noto scrittore Paul "Paulie" Sheldon rimane vittima di un incidente d'auto che gli causa gravissime ferite alle gambe; l'uomo viene soccorso da Anne "Annie" Marie Wilkes, che lo porta a casa sua e gli confessa di essere una sua grande ammiratrice, nonché ex-infermiera. Quello che potrebbe sembrare il più clamoroso colpo di fortuna di sempre si rivela però l'inizio di un incubo, perché la donna soffre di vari problemi psicologici non diagnosticati (tra i quali probabilmente il disturbo borderline e la sindrome di Polle) ed è intenzionata a tenerlo prigioniero, specialmente dopo aver scoperto che nel suo ultimo romanzo Paul ha "ucciso" Misery Chastain, il personaggio preferito di Annie.

Fin dalla prima pagina, ho capito che chi aveva redatto quelle classifiche non sbagliava affatto: questo è effettivamente uno dei libri più riusciti del caro Stephen. Perché proprio dalla prima pagina? perché l'inizio in medias res catapulta il lettore nella tragedia che Paul sta vivendo, senza indorare in alcun modo la pillola e senza preparare il terreno raccontando l'antefatto, che viene invece sviscerato pian piano nei capitoli successivi. Una partenza decisamente d'impatto che approvo in pieno, così come mi sento di promuovere lo stile di King, qui particolarmente ispirato: ho amato in particolare l'utilizzo convincente delle metafore, come l'immagine dei piloni spezzati che rappresentano le gambe rotte dello sfortunato scrittore.

Il mestiere che accomuna l'autore al suo protagonista è importante anche per il tono dato alla storia e per come viene posta particolare attenzione all'ispirazione letteraria, alla curiosità morbosa di chi legge ed ai dettagli tecnici legati a questo lavoro; il risultato è una storia a tratti metaletteraria, decisamente originale. L'aspetto che però mi ha colpito di più è la caratterizzazione dei due protagonisti: ho adorato immergermi nella storia per scoprire come Paul tenti di liberarsi dalle costrizioni fisiche e mentali che lo imprigionano, sfruttando ogni minuzia a suo vantaggio; Annie invece mi ha convinto soprattutto per il modo in cui viene delineata, raccontando un tipo di carattere per nulla scontato in un'antagonista, eppure a dir poco perfetto.

Ma non ci sono proprio difetti in questo romanzo? certo, però sono del tutto trascurabili. L'unico davvero evidente credo sia la premessa, che poggia su una serie di coincidenze poco verosimili; c'è anche della misoginia randomica, ma che in parte mi sento di giustificare vista la situazione in cui si trova il protagonista, nonché nostro POV quasi esclusivo, e anche il periodo in cui il libro è stato pubblicato. Molto più fastidiosi i refusi, specialmente quelli presenti nei momenti meno opportuni, che non si possono ignorare e spezzano purtroppo la tensione.

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martaquick Opinione inserita da martaquick    16 Aprile, 2020
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UN ROMANZO DECISAMENTE URCOSO

Non sono una persona particolarmente sensibile e non mi sono mai fatta intimorire da mostri e altri elementi horror, nella lettura, nei film invece il miei limiti sono tutto ciò che riguarda esorcismo e tortura umana.
Detto questo, un romanzo di King come sappiamo bene tratta l'oscurità in tutte le sue forme e in questo in particolare si parla di un uomo letteralmente tormentato.
Devo dire che la lettura è stata davvero raccapricciante, non mi sono mai trovata davanti ad un libro che mi abbia fatto orrore, che allo stesso tempo mi chiamava e mi disgustava, una lettura terribile e devo dire che una notte ho fatto anche un brutto incubo.
Lo scrittore Paul Sheldon dopo un grave incidente in macchina viene "salvato" da Annie Wilkes, una sua grande fan e lettrice assidua della serie di thriller avvincenti con protagonista Misery.
Quello che salta subito alla mente di Paul e anche al nostro occhio è: perchè Annie non ha portato Paul all'ospedale? Perchè ha preferito curarlo in casa, lei ex infermiera, invece che chiamare un ambulanza e nel frattempo fare solo qualche operazione di primo soccorso?
Durante la lettura scopriremo il motivo..
King ci descrive un nuovo lato oscuro della psiche umana, quello delle persone mentalmente instabili che all'apparenza ad un occhio disattento possono sembrare normali ma che in realtà nascondono pulsioni e perversioni al di là della nostra immaginazione.
Paul subirà supplizi in vari modi, nel corpo e nell'anima.
L'aggettivo della mia recensione, "urcoso", è un termine di Annie Wilkes che descrive con termini assurdi tutto quello che la disturba.. e ci sono moltissime cose che la infastidiscono come scoprirà Paul Sheldon.
Un capolavoro da mal di pancia, il più terribile romanzo del re che io abbia letto.

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Opinione inserita da Giulia    03 Agosto, 2018

King non delude mai!

Come spesso accade, King racconta la storia di uno scrittore: Paul Sheldon ha appena terminato di scrivere il suo ultimo romanzo ("Bolidi") e con la valigetta piena di fogli scritti a macchina sul sedile del passeggero, intraprende tranquillo un viaggio con la sua Camaro. La strada è ricoperta di neve e la sua auto precipita rovinosamente in un dirupo. La fortuna, o forse la sua disgrazia più grande, è che a estrarlo dalla trappola delle lamiere dell'auto, è la sua ammiratrice numero uno, Annie Wilkies. Annie è una (ex) infermiera che vive da sola in una casa isolata nel Colorado, dove porta Paul dopo l'incidente. Qui Annie si prende cura di lui, e anche se inizialmente sembra che voglia davvero il bene del suo scrittore preferito, quando scopre che la protagonista del suo romanzo preferito, Misery Chestain, muore, Annie è pronta a tutto per assicurarsi che Paul faccia risorgere la sua eroina in nuovo libro, e forse "Il ritorno di Misery" è l'unico motivo per cui Annie tiene in vita Paul, ed è l'unico mezzo con cui Paul tiene in vita sé stesso.

Misery è un romanzo claustrofobico: è interamente ambientato nella casa di Annie e in particolare nella stanza dove sistema Paul per predisporlo a una pronta guarigione (o morte). L’unico modo per uscire dalla casa è leggere quello che Paul scrive ne "Il ritorno di Misery", così King costringe la nostra mente in un solo luogo, trasmettendo perfettamente il senso di immobilità del protagonista con le gambe spezzate dall’incidente e che per mesi non vede altro che la sua stanza, con la porta, una finestra, e la scrivania con la macchina da scrivere.

L’univocità del romanzo è confermata anche dai personaggi: Annie e Paul, sono solo due, ma anche mille. Il Paul scrittore, il Paul vittima, il Paul con la voglia di morire e quello che si aggrappa alla vita, quello che medita un omicidio, ma che si sente estremamente fragile e dipendente dalla donna che vorrebbe uccidere, ma che ne sarebbe di lui senza di lei, se ogni via d’uscita è sbarrata? E poi c'è Annie, la Annie sadica, violenta, furba, ma anche ingenua e devota di fronte alle pagine del romanzo che Paul sta scrivendo per lei.
La profondità con cui i due personaggi vengono descritti è disarmante; dopo aver letto Misery conosco bene Paul, sento la sua paura e la sua forza e ovviamente conosco bene Annie sento la sua follia e posso prevedere come reagirà a ogni ribellione di Paul.

La suspense è tenuta alta da delle voci fuori campo, le più intime voci di Paul, dai ricordi della sua infanzia, che diventano metafore del suo dolore, come quei piloni spezzati che vedeva da piccolo, che sporgono dalla spiaggia, lentamente sommersi e poi scoperti dalla marea. Tutto ciò rende la storia reale, completamente priva di elementi fantastici, frequenti nei libri di King, questa volta non ci sono, tutto è estremamente vero, tutto potrebbe accadere nella vita di chiunque, non c’è nessun particolare “impossibile”, ed è proprio questa magistrale autenticità a rendere Misery un romanzo da brividi.

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Ale89 Opinione inserita da Ale89    31 Marzo, 2018
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Ironia della sorte

Ho letto questo libro conoscendone la fama e quindi con un'alta aspettativa che è stata pienamente soddisfatta.
La storia mi fa venire in mente la canzone "Stan" di Eminem dove un fan sfegatato del cantante si spinge ben oltre i limiti del consentito.

Misery è l'eroina dello scrittore Paul Sheldon, a cui ha donato popolarità e successo. Dopo una serie di volumi tuttavia lo stesso Paul si sente intrappolato dalla sua stessa creatura e decide di farla morire nel suo ultimo romanzo.

Paul ha chiaramente bisogno di un cambiamento che non tarderà a presentarsi il giorno in cui esce fuori strada durante una tempesta di neve e la sua macchina viene catapultata sulla scarpata di una montagna. Per fortuna Anni Wilkes, una ex infermiera nonché sua fervida ammiratrice, passava di lì e lo trae in salvo portandolo a casa sua.

Paul non avrebbe comunque avuto possibilità di scelta perché sarebbe morto nella tempesta se non fosse stato scovato da Annie che al principio si mostra molto gentile ed efficiente nei suoi confronti. Pian piano però comincia a rendersi conto che c'è qualcosa che non va in quel donnone che abita da sola in una casa sperduta del Colorado. Annie è molto religiosa e si scandalizza udendo delle parolacce ma d'altra parte scatta in accessi d'ira furibondi quando la si contraddice o si fa qualcosa che non le sta bene. Quando viene a sapere che lo scrittore ha riservato una brutta fine per il suo personaggio preferito va su tutte le furie e la psicopatica che è in lei viene fuori. A questo punto Paul è terrorizzato e si vede senza scampo, ma è abbastanza intelligente da capire con chi ha a che fare e asseconda la sua salvatrice per quanto gli è possibile. Uscire da li è molto improbabile perché non è in grado di camminare e riesce a gestire il dolore delle gambe spezzate solo tramite il Novril, un farmaco che Annie gli somministra e da cui diventerà dipendente.

La dipendenza da farmaci rientra spesso nelle storie di King come ad esempio ne "L'incendiaria", visto che lo stesso Stephen ha dovuto combattere contro di essa nella sua vita reale e probabilmente Misery rappresenta una delle sue paure da scrittore di best seller che è divenuto al momento in cui lo scrive.

Raccontare una storia ambientata interamente in una casa non sembrerebbe una facile impresa ma King ci riesce e la descrizione della casa ci fa capire molto della proprietaria Annie. Alle porte ci sono serrature e chiavistelli di ultima generazione e in salotto un album di ritagli racchiude tutte le misfatte compiute dall'ex infermiera che a dispetto dell'apparenza da sempliciotta è estremamente attenta e perspicace.

Nel corso della storia Annie a volte esce di casa per fare delle commissioni e in quei frangenti è possibile percepire la tensione provata da Paul che come un bambino che teme di essere scoperto mentre compie una marachella si aggira per la casa tentando di trovare una soluzione a quella situazione surreale.

Da una parte mi viene da pensare come sarebbe evoluta la storia se Paul non avesse ucciso Misery. Annie lo avrebbe sequestrato e maltrattato allo stesso modo? Gli chiede a di riscrivere il romanzo senza uccidere Misery e paradossalmente questo è l'unico elemento positivo della faccenda tanto che Paul comincia a prenderci anche gusto. La scrittura per King è terapeutica come lui stesso ha più volte affermato e aiuta Paul a distaccarsi temporaneamente da una condizione che altrimenti lo avrebbe fatto impazzire. D'altra parte non si capisce bene dove voglia andare a parare Annie che già non gode di una buona fama in paese ma non può pensare di passarla liscia: qualcuno prima o poi verrà a cercare Paul.

Quest'ultimo si rende conto che Annie è una completa squilibrata, che ha difficoltà a distinguere la fantasia dalla vita reale e che probabilmente è disposta ad arrivare a molto più di una sonora sgridata. Ed infatti arriverà a fare molto di più ma non voglio rovinare la sorpresa a chi non ha ancora letto il libro.

Con Misery King ci fa entrare nel mondo di una psicopatica, ci rende partecipe del suo modo di vivere e di pensare e contrariamente a quanto avviene in Shining ad esempio, qui è assente qualsiasi elemento appartenente al paranormale. La storia infatti è immersa concretamente nella realtà che tuttavia viene deformata dalla fantasia di Annie, la quale è seriamente convinta che quello che sta facendo sia giusto. È Dio a guidarla e qui mi fa venire in mente il modo di ragionare che potrebbe essere quello di un terrorista.

Paul dovrà fare il doppio gioco, entrare nel mondo di Annie e combatterla sul suo stesso livello. Indubbiamente uno scenario interessante che vi consiglio di esplorare.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    12 Febbraio, 2018
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Miseryaccia

Forse il libro più raccapricciante che abbia letto di King (difficile a credersi, ma forse anche più di It). Il Re dell'orrore nella sua accezione più pura, capace di rendere al meglio il senso di impotenza del protagonista, confinato nelle pareti di una stanza con le gambe rotte, incapace di camminare e ribellarsi.
Lo stile di King è inconfondibile, pur dando la sensazione di cambiare da libro a libro: ha quel tocco di unicità che cogli in qualsiasi caso, in qualsiasi salsa. Credo che vada annoverato tra i grandissimi scrittori del nostro tempo, perché seppure le sue storie facciano dell'intrattenimento un punto focale, credo che non si possa limitare l'autore in questo settore. King è un vero e proprio artista, non c'è molto altro da dire, anche solo per come caratterizza i suoi personaggi: basti guardare subito dopo la lettura il film tratto da "Misery", e ci si renderà conto del lavoro immane fatto dal Re. L'attrice che ha interpretato Annie Wilkes ha vinto l'Oscar per quella interpretazione, e pensate che il personaggio cinematografico non ha nemmeno il trenta per cento della caratterizzazione del suo alter ego letterario; per non parlare del protagonista Paul Sheldon, che nel libro è un tornado di emozioni e riesce a rendercene partecipi con empatia. Insomma, il lavoro dell'autore si vede ed è molto importante.
Ma già soltanto il riuscire a rendere avvincente un romanzo completamente ambientato nelle quattro mura di una stanza, è un'impresa in cui credo siano riusciti in pochi.
Mostruoso.

Paul Sheldon è uno scrittore di successo, diviso dalla sua voglia di voler lasciare un segno nella letteratura e lo sfruttare il suo personaggio più rappresentativo, Misery, protagonista di un romanzo che non ha certo le potenzialità per segnare la storia della letteratura, ma che in fondo lo ha reso ricco.
Ormai deciso a liberarsi di questo peso per dedicarsi alla letteratura che gli piace, nel suo ultimo libro Paul Sheldon uccide Misery, per poi dedicarsi a un nuovo romanzo che considera una svolta della sua carriera.
Una volta terminata la scrittura, lascerà l'hotel in cui lo ha scritto per recarsi a casa, proprio durante una bufera. Mezzo ubriaco, avrà un incidente e si spezzerà tutte e due le gambe, e solo il fato (un fato abbastanza sadico) manderà in suo soccorso Annie Wilkes, ex infermiera che lo ricovererà nella stanza degli ospiti e che il caso vuole sia la sua ammiratrice numero uno. O meglio, l'ammiratrice numero uno della sua Misery. Già palesemente instabile di primo acchitto, Annie peggiorerà sempre più, prima leggendo il nuovo romanzo di Paul zeppo di volgarità, poi scoprendo che la sua eroina Misery è stata uccisa dal suo creatore nell'ultimo libro che non aveva ancora letto. Da qui, la sua follia sarà una parabola ascendente: costringerà Paul a rimanere recluso in casa sua e poi, a riportare in vita la sua eroina in un nuovo romanzo: Il ritorno di Misery.
Da qui, ha inizio un incubo che perseguiterà Paul Sheldon per sempre.

"Come batte il suo cuoricino! Come lotta per liberarsi! Come noi, Paul. Proprio come noi. Noi crediamo di sapere tante cose, mentre in realtà non ne sappiamo più di un topo in trappola... un topo con la schiena spezzata che crede di avere ancora voglia di vivere."

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    26 Dicembre, 2017
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La"sua" ammiratrice numero uno.

Impossibile per la mia generazione non pensare a Annie Wilkes con il volto di Kathy Bates! Assurda eppure verosimile la storia narrata. Una storia nella storia. Uno scrittore che parla della sua professione svelandone i retroscena. Una lettrice, molto più che appassionata, letteralmente ossessionata da un personaggio letterario, ma anche dai suoi innumerevoli problemi psichici. Una storia di dipendenze: lo scrittore di bestseller, Paul Sheldon, dipendente, prima dall'alcol, cui non riesce a porre un limite, poi dal Novril, un farmaco antidolorifico dai numerosi effetti collaterali; l'ex infermiera, Annie Wilkes, dipendente dal suo personaggio inventato, Misery Chastain, ma anche dagli atti efferati che compie impunitamente da quasi tutta la sua vta.
È un romanzo che si evolve in un crescendo di suspense. Bravissimo Stephen King: nel delineare gli effetti allucinatori delle droghe sulla mente umana; nel parlare dell'essere scrittore, dal momento creativo sino alle aspettative dei lettori, dalle ansie correlate all'atto creativo, meglio note come "blocco dello scrittore", all'euforia e agli impulsi impellenti della stesura. Ma Stephen King è stato bravissimo in molto altro. Ogni elemento o dettaglio nella narrazione trova una sua speciale collocazione nel disegno complessivo.
Basti pensare anche al personaggio di Annie Wilkes, non un semplice tipo, quello della psicopatica, ma un personaggio a tutto tondo, dalla psicologia complessa e multi sfaccettata. Annie Wilkes è nata nel 1987, ma è attuale ancora oggi. A distanza di trent'anni, sia nei romanzi sia nei film, sono tante le Annie Wilkes proposte e spesse volte anche la cronaca sembra svelare episodi criminali parzialmente in comune con i suoi efferati delitti.
Lo stile di King nel tempo forse è un po' cambiato, ma sicuramente nel 1987 era al massimo livello. Ritengo che MISERY sia la sua opera più riuscita.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    12 Giugno, 2016
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la fan numero uno

L'aveva pensata bene Paul Sheldon: così tranquillamente davanti a tutti uccidere all'improvviso e senza ragione Misery. Le sue appassionati lettrici se ne sarebbero fatte una ragione, avrebbero trovato un'altra abitante di libri rosa/erotici per riscaldare le loro tristi serate. Lui, il grande scrittore le avrebbe lasciate col loro cuore straziato e si sarebbe tranquillamente dedicato a volumi più importanti. Forse le cose sarebbero andate così se non avesse bevuto troppo, non avesse sottovalutato una tormenta in arrivo e non fosse finito in un fossato con le gambe fratturate in più punti. Invece ecco l'angelo salvatore nelle vesti di Annie una quarantenne dall'aspetto di uno spaccalegna, ma col cuore che batte in sincrono con quello di Misery. Una combinazione che potrebbe essere divertente se non fosse accompagnata da un'abbondante dose di follia. Follia che la mette perfettamente a suo agio nell'infliggere punizioni agghiaccianti a Paul quando fa il cattivo bambino, e la fa arrossire come una scolaretta quando il suo scrittore preferito la gratifica con un complimento. E dura e inflessibile, però sull'obiettivo da raggiungere: riportare in vita Misery costi quello che costi.
In realtà noi non sapremo mai che cosa passa per la testa di Annie, se ha pensieri coerenti, se i momenti in cui il suo sguardo si annebbia corrispondono a black out della sua materia grigia, se si rende conto della diferenza tra bene o male. Il nostro punto di vita è quello di Paul Sheldon. Con lui rabbrividiamo in attesa della punizione, con lui osserviamo di nascosto Annie e ci chiediamo dove andrà a parare. Con lui, o forse da soli, riflettiamo che è meglio non sapere che cosa c'è nella testa di quella folle. folle donna. Quella è una di quelle scatole dentro cui è meglio non guardare.
Trovo che questo sia uno dei libri migliori di King. Le descrizioni delle torture sono agghiaccianti, ma credibili e mai fini a se stesse. le informaizoni su Annie ci vengono fornite poco alla volta così che la tensione cresca poco alla volta, fino a raggiungere il culmine nelle ultime pagine. Accurata anche la descrizione dello stato fisico e psicologico di Paul Sheldon.
Due soli personaggi, un solo ambiente, ma il risultato è un gran romanzo. Quando uno è bravo gli serve poco per mettere assieme una bella trama.

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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    04 Novembre, 2015
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MISERY DEVE MORIRE

Paul Sheldon è un noto scrittore di romanzi; Misery, protagonista dei suoi libri, lo ha reso famoso... ha tante ammiratrici che lo seguono a distanza, che gli scrivono lettere chilometriche, pazze che hanno ricreato nei minimi dettagli gli arredi del salotto della sua invenzione... nulla però in confronto a lei, Annie Wilkies, la sua ammiratrice numero uno.

Annie ha salvato Paul da un incidente, lo ha portato nella sua isolata dimora e qui, con le sue reminiscenze di infermiera, lo cura, o quanto meno ci prova...

E fin qui non sembrerebbe un horror per niente... se non che Annie ha letto l'ultimo romanzo in cui Misery muore e si mette in testa che Paul deve assolutamente farla tornare in vita; ha inotre trovato il suo ultimo lavoro e lo reputa un fiasco totale... insomma nella sua testa c'è una sola missione: riportare in vita la sua eroina Misery.

In un crescendo di ansia e terrore psicologico il romanzo prosegue descrivendo i mesi di congedo forzato dal mondo che Paul si ritrova ad affrontare, le angherie della pazza ex infermiera, le piccole vittorie quotidiane, le dipendenze che lo tengono in vita, fino all'epilogo, tutt'altro che scontato.

Non mi dilungo sulla trama, già troppe recensioni lo hanno fatto prima di me; vorrei sottolineare proprio l'angoscia e il crescente terrore che pagina dopo pagina aumentano fino a creare quello stato di sognante attesa al preludio del finale; difficilmente ho trovato un libro così, dove nulla è dato per scontato e se provi a pensare o sperare che possa succedere una cosa, beh non accadrà che il suo contario... buona lettura!

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Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    31 Agosto, 2015
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Un gelato con Annie,Paul,Stephen (e Madame Bovary)

Paul si sta svegliando. È un risveglio faticoso, lungo e nebuloso. Stenta a ricordare che cosa sia successo, a capire dove si trovi ed anche di essere sveglio. Viene persino rianimato e poi lentamente emerge dal sonno. Ha dormito a lungo e non “naturalmente”, è ferito, ogni movimento gli costa tremende sofferenze; giornate intere mancano all’appello della sua memoria.
Infine arrivano le spiegazioni: ha avuto un incidente stradale, alcune settimane prima.
E Annie Wilkes, che gli fornisce le spiegazioni, lo ha trovato e soccorso.
Ma non ha chiamato un’ambulanza e neppure la guardia medica.
Lo ha portato a casa sua e lo ha curato lei stessa.
È un’infermiera.
Un’ex infermiera, per essere precisi.
Ma Annie è molto di più. È la fan “numero uno” di Paul.
Perché “Paul” è Paul Sheldon scrittore molto popolare che stava – con successo – cercando di grattar via quell “popolare” dall’etichetta di “scrittore”.
“Popolare” è dovuto in gran parte dalla sua creatura letteraria più famosa, Misery Chastain, eroina ottocentesca sexy e virtuosa.
Ma Paul è, e sa di essere, uno scrittore di razza, quindi, nell’ultimo episodio della serie, ha fatto fuori (con il parto) la dolce Misery e ha scritto un libro nuovo che mette davvero in luce le sue doti.
Misery è andata bene per pagare i conti, ma adesso Paul vuole fare sul serio.
E ha scritto “Bolidi”.

Da questo momento in poi la trama è un crescendo di tensione ed orrore.
Annie è una psicopatica con un passato da serial killer, ed avrà modo di aggiornare il curriculum prima della fine delle pagine.
E Annie ancora non sa della morte della sua eroina.
Non appena ne verrà a conoscenza le cose per Paul si metteranno molto male.
Dovrà resuscitare Misery con il solo aiuto di una vecchia macchina da scrivere a cui manca la lettera n, e dovrà anche farlo in modo onesto e plausibile. Dovrà distruggere il suo nuovo romanzo. Sarà costretto a sopportare fame, sete e dolore. Dovrà assistere impotente alla follia di Annie; sarà torturato e mutilato.
Ma se fosse tutto qui, sarebbe una “banale” storia dell’orrore.
Invece in Misery i protagonisti sono altri due: la lettura e la scrittura.
La scrittura è il “demone” in cui precipita Paul quando trova “il buco” nella pagina e la storia della resurrezione di Misery comincia a girare nel verso giusto (tanto che quando arriva l’inaspettata salvezza, per un piccolo istante il nostro è seccato di dover smettere di scrivere).
La storia si può leggere quasi come un “canto d’amore” alla scrittura, che – di fatto – salva Paul dalla follia.
Ma oltre a ciò è anche un ritratto piuttosto realistico della figura dello scrittore con le sue nevrosi, paure, miserie e sofferenze. Artigiano ed imbalsamatore delle storie che racconta lo scrittore può ben poco, oltre l’essere sempre perfettamente consapevole di quello che sta facendo.
Non può fare a meno di rispondere Sì! Al Gioco del “Puoi”, ma questo non toglie consapevolezza, anzi. Sa se sta venendo un buon lavoro o una schifezza. Se può funzionare o no. Sa se non ha idea di dove andare a parere («"non essere del tutto sicuro" era uno degli angoli meno graziosi del purgatorio riservato agli scrittori che filano a tavoletta senza la più pallida idea di dove stanno andando.»).
Chi abbia scritto anche solo un tema sa perfettamente di cosa si sta parlando.

Come la Scrittura “salva” Paul, allo stesso modo, la gemella Lettura condanna Annie.
La prende alla lontana e ci mette il suo tempo, ma di fatto è il bovarismo di Annie a permettere a Paul di salvarsi (fra l’altro il modo in cui avviene – non voglio spoilerare – quanto è potentemente evocativo e quanto ribadisce l’assoluta “colpevolezza” della Lettura?).
In definitiva in Misery c’è una storia pazzesca, scritta alla perfezione e il tutto quasi in secondo piano di fronte all’inno alla scrittura.
Chi non lo avesse letto, ponga rimedio!

PS
So che – almeno nel nostro miserrimo paese – King la fama di “scrittore popolare” non se l’è ancora grattata via di dosso. Come, in genere gli scrittori “di genere” siano essi di fantascienza, di gialli, di horror, di noir, di fantasy o – tout court – donne.
Baggianate.
Chi avesse dubbi vada a leggersi l’inizio di «E Johnny prese il fucile» e quello di «Misery».
Non lo scopro io e King non ha bisogno della mia perorazione.
Però, dal momento che anch’io mi chiamo Annie, e non è un caso… meglio stare buoni.
:)

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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    17 Luglio, 2015
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Il potere della parola scritta

Gli assiomi che seguono li ha ripetuti più volte lo stesso Stephen King, in diverse circostanze ed in tempi differenti: per scrivere occorrono talento, inteso come predisposizione innata a quell’arte, e la buona, persistente, tenace volontà di lavorare per farlo emergere, quel talento.
Occorre poi la passione senza fine, e con questo termine si vuole indicare la determinazione, quasi cieca cocciutaggine, che spinge l’autore ad esercitare mano e mente nello scrivere, incurante dei disagi inerenti a quest’assoluta dedizione, senza nemmeno curarsi se tale sforzo verrà alla fine in qualche modo premiato o meno, la passione di scrivere per lo scrivere in se.
Infine, buon ultimo ma non meno importante particolare, serve la conoscenza, non tanta l’esperienza teorica acquisita di ciò che si scrive, ma quella diretta, pratica, vissuta: insomma, è una verità parecchio evidente, e King non si stanca mai di suggerirlo, che si scrive meglio se si sa perfettamente di che cosa si sta scrivendo.
Non a caso quindi Stephen King ha scritto alcuni dei suoi libri migliori allorché ha riportato ciò che sa perfettamente, ha dato il meglio di sé allorquando i suoi personaggi principali sono, come lo è lui stesso, degli scrittori, mirabilmente ritratti e caratterizzati perciò nel loro veritiero essere.
Citiamo, ad esempio, lo Jack Torrance dell’ottimo “The shining”, il Ben Mears del magistrale “Salem’s lot”, è uno scrittore, e per giunta uno scrittore etichettato come maestro del genere horror, uno dei Perdenti del fantastico “It”; pure è uno scrittore il protagonista, tale Paul Sheldon, di quest’altro superbo lavoro di King, dal titolo “Misery”.
“Misery” è il nome di battesimo dell’eroina ottocentesca protagonista dei romanzi, del genere polpettoni rosa, editi a firma dello scrittore Paul Sheldon, che nel romanzo è un autentico alter ego di Stephen King.
Paul Sheldon è uno scrittore, come King nella realtà, premiato dal successo di pubblico e di vendita: è, infatti, uno scrittore di best seller, idolo di fedeli ed affezionati lettori d’ogni ceto e condizione sociale, appassionatissimi alla saga da lui stesso creata e che ha al centro l’eroina Misery Chastain.
Una saga dipanatasi tra diversi volumi, come tipico del genere, e che ha riportato tantissimo successo al punto che i fan letteralmente scandiscono il conto alla rovescia all’approssimarsi d’ogni nuova uscita del nostro.
Insomma, Sheldon non ha niente di cui lamentarsi, è a pieno titolo un membro dello star system, categoria scrittori: ha un ricco conto in banca, è amatissimo dal suo pubblico, che anela di conoscere quanto più possibile di lui, anche gli aspetti più personali e riservati, è questo il tipico dovuto prezzo da pagare da parte d’ogni celebrità.
Egli è, infatti, ad esempio, sempre braccato, riconosciuto ed inseguito dai fans, pressoché accerchiato ad ogni sua uscita pubblica, proprio come un divo del grande schermo, ed insomma, tutto sommato egli stesso ammette che, tra qualche disagio, Misery Chastain gli ha semplificato parecchio l’esistenza, assai più piacevole, invero, rispetto agli stentati inizi della lunga, dura, classica gavetta.
Il pubblico identifica pienamente Paul Sheldon con Misery Chastain, come soleva fare con Sir Arthur Conan Doyle rispetto a Sherlock Holmes o come Rex Stout rispetto a Nero Wolfe, ed insomma, nell’immaginario collettivo di un certo tipo di lettori, su cui la fantasia fa maggiormente presa, s’installa sempre più la credenza, assurda ma indelebile, che Misery Chastain è una realtà in carne ed ossa, anziché la trasposizione cartacea dell’immaginario dello scrittore.
All’ormai appagato Paul questo tipo di successo non è, però, più sufficiente; egli è stanco di scrivere dell’eroina che oramai l’ossessiona e che ha cominciato a detestare con tutto il cuore, egli sa di poter scrivere di meglio, di poter scrivere di più e meglio, di poter ambire, finalmente, ad un successo di critica, e non solo di pubblico, desidera ottenere un riconoscimento culturale, e non più solo di cassetta, del suo talento.
La critica ufficiale e seriosa dei soloni della letteratura, si sa, storce sempre un po’ il naso, avvilisce gli autori di successo popolare, etichettandoli come autori di letteratura che si vende, si, e però è “minore”; e Sheldon intende finalmente ottenere la “patente” di scrittore propriamente detto, i cui testi, magari, saranno un domani inclusi nelle antologie per le scuole.
Nell’ultimo romanzo della serie perciò, d’imminente uscita nelle librerie, Paul fa morire Misery, ne decreta lucidamente la fine, volutamente, e non senza un certo piacere, n’architetta e n’organizza la morte, decretando così la fine della saga e nel contempo dando inizio ad una nuova fase del suo iter artistico, decretando la nascita del nuovo Paul Sheldon, scrittore serio e maturo, che ha appena terminato “Bolidi”, il suo primo romanzo “adulto”, il suo primo senza Misery, senza la maledetta Misery che ne condizionava ormai lo scrivere e le idee, un romanzo quindi di tutto altro genere.
Mal gliene incoglie, deve fare infatti i conti con…i suoi fan numero uno.
Per intenderci, si racconta che quando, esausto per la dedizione che il suo personaggio richiedeva, Conan Doyle fece morire il suo eroe Sherlock Holmes, fu costretto a farlo risorgere ben presto a furor di popolo, scatenando una vera e propria rivoluzione degli appassionati delle avventure del detective inglese, che arrivarono a minacciare pesantemente lo scrittore, se non poneva rimedio a quella vera vigliaccheria, commessa non tanto nei loro confronti, ma invece contro l’amatissimo poliziotto privato, investigatore cocainomane e pessimo violinista, mai esistito nella realtà.
Accade lo stesso a Sheldon, messo brutalmente alle strette da una, chiamiamola così, sua fan particolarmente accesa.
Paul Sheldon utilizza allora il potere che risiede nelle dita d’ogni vero scrittore, allorché queste fluttuano sui tasti di una tastiera, una lettera dopo l’altro, seguendo l’estro, incantandosi in stato di trance e rilevando, dal centro di un buco nero, le lettere che magicamente s’infileranno sulla carta, in fila una dopo l’altra, lungo il rullo, dando senso compiuto all’immaginario dello scrittore.
Paul Sheldon utilizza magistralmente il potere della parola scritta, appannaggio e privilegio degli scrittori di razza.
Grazie a queste parole scritte, all’uso che ne fa, alla maniera in cui le tira fuori e le mette in un certo ordine, in quel particolare ordine, lo scrittore trasmette emozioni tramite le lineette tracciate sulla carta, Paul riesce nell’impresa di far rivivere Misery Chastain, ma di resuscitarla bene, in maniera credibile, fattibile, reale, senza ricorrere ai miseri trucchetti da deus ex machina, tipico delle avventurette riempitive dell’intervallo di un film in un cinemino da terza visione.
Paul scrive e scrive bene, sa che può farlo e lo fa, fa arte delle parole, e perciò le ammanta di magia, e conferisce a loro un potere irresistibile che avvince ed incanta il lettore, come ogni buon scrittore deve saper fare.
Con lui Stephen King, che ricorrendo all’artificio del corsivo, scrive un libro nel libro, ci permette di seguire in contemporanea la storia tragica, assurda ed irreale di Paul e la sua fan numero uno Annie Wilkes e quell’improbabile, retorica e romantica di Misery Chastain, avvincendoci con entrambe, come solo gli scrittori migliori sanno fare.
“Misery” è la dichiarazione d’amore ufficiale di Stephen King nei confronti del suo mestiere, è un atto di stima, di gratitudine, di riconoscenza che King tributa alla propria arte.
Un’arte difficile ed ingrata, che solo una gran passione permette di coltivare, di là delle difficoltà contingenti; ed ecco allorché la vecchia macchina per scrivere messa a disposizione da Annie comincia letteralmente a perdere i pezzi, saltano via i tasti delle lettere più usate, pure Paul Sheldon continua testardamente a scrivere, con cocciutaggine scrive e immette a mano le lettere mancanti, ed in questa determinazione, in questo fermo proposito di scrivere per lo scrivere, il lettore non può non intravedere la stessa forza d’animo e di proposito di scrivere in ogni caso del giovane e allora sconosciuto Stephen King, professorino d’inglese privo di mezzi, impiegato in una lavanderia per sbarcare il lunario, residente in una roulotte, privo di macchine per scrivere e word processor ma ricco di talento e della cieca determinazione che saranno gli ingredienti indispensabili per decretarne il successo.
Misery è un buon libro, con una struttura diversa dalle grandi storie corali, a più voci e più vicende intersecatesi, al quale lo scrittore del Maine ci ha in un certo senso abituato.
Ha una struttura più limitata, claustrofoba ed angosciante, che si svolge in pochissimi ambienti e con pochissimi personaggi, di cui due soli principali ed in scena la maggior parte del tempo.
In esso è messo all’indice tutto il meccanismo dello star system, l’estrema esagerazione di un sistema di profitto che, pur di accontentare gli utilizzatori dello spettacolo, gli acquirenti dei prodotti, crea veri e propri miti assurdi, rituali pericolosi, ossessioni, esagerazioni, fanatismo di cui possono restare vittima gli stessi primi attori.
Di cui anche King è stato vittima, ed in “Misery” egli con coraggio non esita a denunciare quest’oppressione e persecuzione di cui è fatto oggetto dai suoi fan più accesi, pure a rischio di inimicarsi i fedeli lettori.
Tuttavia, di fronte a cotanto autore, dobbiamo ammettere che noi stessi ci sentiamo di dichiararci senza remore “…il suo fan numero uno”.


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e a chi piace lo "scrittore" Stephen King, niente a che fare con il "re dell'horror".
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f.martinuz Opinione inserita da f.martinuz    12 Dicembre, 2014
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Paul King e Stephen Sheldon

Ho deciso di leggere Misery per due motivi principali: innanzitutto volevo approfondire la storia di cui conoscevo la trama generale e in secondo luogo leggere finalmente un libro appartenente alla prima fase della carriera di King; a detta di molti la più brillante. Puntualmente le aspettative sono state soddisfatte: il libro, seppur lento nei primi capitoli, si accende pian piano giungendo al momento di "Spannung" poco prima della fine; King crea partecipazione emotiva tra lettore, storia e personaggi tanto da creare talvolta dei conflitti al lettore stesso(a me cosi è capitato).
Ci si ritrova inevitabilmente a tifare per il povero e martoriato Paul Sheldon e non si fa altro che attendere il momento in cui il nostro eroe si alzerà dal letto per ammazzare quella psicopatica di Annie Wilkes, il demonio del libro; allo stesso tempo però ci sono scene e momenti in cui si è propensi a provare quasi pietà e compassione per Annie che da aguzzina si trasforma in vittima per poi ritrasformarsi nella pagina successiva in demone infernale. E' un'altalena emotiva che giova al romanzo e confonde piacevolmente il lettore.

In questa mia recensione non voglio trattare della storia in sè e per sè in quanto credo che quasi tutti conoscano la situazione di partenza da cui il romanzo evolve: lo scrittore Paul Sheldon in seguito ad un incidente stradale si ritrova a letto, con le gambe a pezzi, mezzo drogato e nelle grinfie della sua 'fan numero uno'. Il suo nome è Annie Wilkes, un ex-infermiera psicotica e nevrotica con un passato terribile alle spalle, che si prende 'cura' (per cosi dire) di Paul, il quale dovrà scrivere il seguito della serie romanzesca di Misery, di cui Annie è fan sfegatata.
Come detto non voglio parlare della storia ma di ciò che va oltre il romanzo; ho infatti individuato due elementi interessanti che emergono dal libro: il ricorso alla metanarrazione e un forte
autobiografismo.

Il romanzo presenta una storia nella storia: da un lato le vicissitudini della 'strana coppia' Sheldon-Wilkes e all'interno di queste, come delle schegge, King inserisce dei frammenti de Il ritorno di Misery, che rivelano le parti fondamentali e cruciali della storia, che permettono al lettore di capire il filo generale della trama e che al contempo incuriosiscono il lettore stesso che vorrebbe sapere di più sull'intera vicenda. Si potrebbe azzardare che King in questo caso crea due romanzi o comunque due storie in una.

Il secondo aspetto che emerge prepotentemente dal testo è l'autobiografismo che, a mio modo di vedere, permea l'intera narrazione. In fondo chi rappresenta Paul Sheldon? La risposta è semplice: lo stesso Stephen King. I due nomi sono composti dallo stesso numero di lettere (Paul e King 4 lettere, Stephen e Sheldon 7 lettere). Al di là di questa curiosa coincidenza tramite Paul King racconta le difficoltà ed il lavoro dello scrittore, i suoi pregi e i suoi difetti. Il terrore della pagina bianca che può trasformarsi in una sindrome, il gusto di buttarsi a capofitto in una narrazione estraniandosi da tutto: dolore, rumori, paure; il timore che il testo non piaccia, lo stato di esaltazione mista a tristezza e delusione che sopraggiunge al completamento dell'opera; l'idea che lo scrittore possegga all'interno di sè, in un luogo sconosciuto e inaccessibile, degli 'operai' che elaborano le idee e le inviano al cervello dell'autore. Come fossero minatori che estraggono carbone da una miniera. E infine un elemento tipicamente autoriale: l'egocentrismo.

"Non è mai stato per te, Annie, nè per tutte quelle persone che ci sono là fuori e che firmano le lettere con 'la tua ammiratrice numero uno'. [...] Il motivo per cui uno scrittore appone quasi sempre una dedica a un libro, cara Annie, è che alla fin fine persino lui è orripilato di fronte al proprio egocentrismo."

Chapeau.

FM

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MATIK Opinione inserita da MATIK    02 Settembre, 2014
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Misery.

"La sua ammiratrice numero uno."
Stephen King questa volta non ci spaventa con creature o mostri strani e terribili....ma è Annie Wilkes la terribile Annie Wilkes che tormenterà i nostri tranquilli sogni!
Uno scrittore di successo, conosciuto dal grande pubblico, per la serie di Misery, sbanda durante una tempesta di neve, in uno sperduto posto del Colorado, viene aiutato da Annie che lo porta a casa sua, ha le gambe completamente fratturate, lei lo droga pesantemente per togliergli gli atroci dolori, lei sa come fare è un'ex infermiera, cacciata dal suo lavoro perchè incriminata e poi assolta per mancanza di prove, per aver ucciso molteplici persone e altrettanti bambini appena nati (lei doveva farlo per metter fine alla loro vita, non devono soffrire il mondo è crudele e pieno di sofferenze da affrontare, lei mette fine a tutto questo, lei è la buona Annie, la buona, cara, dolce Annie!).
L'uomo che ha salvato è Paul Sheldon, il suo scrittore preferito, lei è la sua ammiratrice numero uno, è appena stato pubblicato l'ultimo libro della serie "Il figlio di Misery" dove Misery dando alla luce il figlio morirà, quando Annie scopre il destino della sua eroina decide che deve salvare Paul, è assolutamente necessario per scrivere un nuovo libro della serie "Misery non deve morire" in una maniera reale lei deve tornare a vivere!
"Non so se Dio deciderà di condannarti o salvarti, Paulie, ma una cosa so per certo, se non trovi un sistema per riportare in vita Misery, un sistema che lei possa accettare, ti ucciderà".
In un crescendo di violenze e brutalità, grazie ad Annie la pazza,
che parla con un linguaggio buffo, che ha continui sbalzi di umore, che ha una lucidità e furbizia che lascia allibiti, grazie a Paul uno scrittore che vuole vivere, costretto a letto, riflette, ragiona e combatte contro la sua carceriera con la sua arte perchè finchè il suo libro non terminerà, lei non lo ucciderà, il racconto di King mi ha affascinato, avvinto e magnetizzato, non mi riusciva posarlo, dovevo sapere se il malcapitato si salvava, cosa avrebbe escogitato la pazza e se sarebbe riuscita a scamparla anche questa volta restando impunita!
Un grande classico del genere che un giorno tutti dovrebbero leggere, eccezionale la maestria con cui King ci descrive le sensazioni, i dolori, i pensieri che attraversano la mente dei due protagonisti!
"Perchè Annie decideva un intervento, andava fino in fondo. Annie non si lasciava dissuadere dalle suppliche. Annie non si lasciava dissuadere dalle grida. Annie aveva il coraggio delle sue convinzioni."

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MatteoADP10 Opinione inserita da MatteoADP10    28 Luglio, 2014
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VI HA FATTO TREMARE, EH?

Uno dei migliori libri di Stephen King. Basta.

Potrei fermarmi qui. E invece no. Sarei riduttivo, eccessivamente sintetico, seppur oculato nell'analisi. Non c'è molto da sapere su questo libro. Misery non è altro che la storia di Stephen King. Sì, avete letto bene, non tornate indietro. Paul Sheldon è Stephen King. Annie è la droga. O l'acool. O l'angoscia. O qualsiasi cosa lo scrittore abbia provato negli anni in cui ha concepito questa storia. Annie è lo spettro della paura di King, è il fumo rosso che vi finisce negli occhi, è il ghigno che vedete di notte nella vostra stanza, quando siete da soli, mentre cercate di dormire.

Annie salva Paul Sheldon da morte sicura. Essendo infermiera, provvede a curarlo e gli confessa di essere una sua fan. Nell'ultimo romanzo della saga firmata da Paul, però, la protagonista, Misery, muore. Questo suscita obbrobrio e disperazione in Annie, che costringe Paul a riscrivere l'intero romanzo.

Vi dico solo che buona parte del libro è ambientata in una stanza. In una stanza singola. Ci sono 'sti due. A volte c'è solo il protagonista. Ma sapete una cosa? Non riuscirete a staccare gli occhi dalla pagina. Sarete incuriositi dal conoscere la vera realtà delle cose, le paure e i timori che, ammettetelo, dai, sono anche un po' di vostra proprietà.

In definitiva, da leggere assolutamente. Per comprendere come una storia possa essere creata partendo dal nulla e creando dal nulla vicissitudini inquietanti e appassionanti.

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F.Angeli Opinione inserita da F.Angeli    26 Luglio, 2014
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PAULIE, PUOI?

Si può riuscire a scrivere un intero romanzo rimanendo chiusi per lunghi periodi di tempo in una casa assieme a una psicopatica di nome Annie Wilkes? Forse, e King nel libro Misery racconta la sfortunata vicenda di Paul Sheldon, scrittore celebre che dopo un incidente stradale perde i sensi e si risveglia nella casa di Annie, la sua fan numero uno che pretende un nuovo romanzo della serie Misery. Un incubo che sembra non finire mai, King evoca un'atmosfera claustrofobica nella quale Paul Sheldon inizia una lenta discesa verso la rassegnazione, e allo stesso tempo una salita verso il riscatto, la voglia di vivere e ritornare nel suo mondo. Sarà curioso potere leggere passo passo ciò che scrive Paul durante il periodo di prigionia, e scoprire i giudizi di Annie sul suo lavoro. Una storia ben congegnata e frutto di appassionate ricerche: King riporta dettagliatamente gli effetti degli antidolorifici su Paul, la personalità psicotica di Annie Wilkes e le sue depressioni, e le purtroppo non sempre rigorose regole sulla conservazione dei farmaci negli ospedali e negli ambulatori. Ho letto questo libro in pochissimo tempo per quanto mi ha preso, un giorno soltanto, eppure ho avuto la sensazione, durante e dopo la lettura, che abbia impiegato molto più tempo, come se il lento trascorrere delle giornate di Paul nella dimora Wilkes avesse alterato anche la mia percezione del tempo. Misery è un libro che trasporta in un mondo che mette tensione, fa riflettere, mostra cosa siamo disposti a fare per la nostra sopravvivenza, accompagnato da uno stile di scrittura impeccabile che dona alle pagine una profondità ipnotica. Un equilibrio perfetto che rende questo libro immancabile nei propri scaffali (o nei propri e-reader) se si è appassionati di Stephen King.

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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    29 Mag, 2014
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M.i.c.i.d.i.a.l.e.

Probabilmente è uno tra i migliori romanzi thriller che io abbia letto ad oggi e ammetto che le ultime 100 pagine le ho lette in un'ora senza staccare gli occhi dalle pagine da quanto ero curiosa di sapere come sarebbe andata a finire. Inutile dire che vedrò anche il film. Primo libro di Stephen King che leggo, non so se ne leggerò altri (ragazzi, ne ha fatti davvero troppi!) ma sicuramente questo me lo ricorderò fin che campo.
Mettiamo subito in chiaro le cose: scritto nel 1987 e vincitore del premio Bram Stoker. Bene.
Meno male che il nostro amico Stephen scriveva sotto l'effetto di droghe e alcol, non so se da sano avrebbe partorito la stessa storia.
La trama in breve: Paul Sheldon, scrittore di fama internazionale divenuto famoso con la serie "Misery", fa un brutto incidente con la macchina e si risveglia dal coma in una camera da letto. Annie Wilkes è la padrona di casa ed è stata lei a tirarlo fuori dalle lamiere. Da "brava" ex infermiera ha accudito e curato alla meglio lo scrittore che al suo risveglio avrà subito chiaro di avere a che fare con una sua fan sfegatata. Paul Sheldon è ostaggio della donna: incapace di camminare a causa delle fratture, lo costringerà a scrivere il continuo di Misery per sopravvivere.
Credo che possa bastare.
La figura di Annie Wilkes mi ha messo i brividi dal primo momento in cui è entrata in scena. Si capisce fin da subito che non è una semplice fan, già il fatto che lo stia curando personalmente a casa sua invece di averlo portato all'ospedale dà molti indizi sulla sua stabilità psichica.
Durante tutto il libro ci si sente come Paul: all'inizio siamo confusi e si spera che lei non sia veramente pazza, poi si comincia a capire di che pasta è fatta e dentro di noi si fa spazio il terrore e l'inquietudine nei suo confronti, infine eccoci che non ne possiamo più e dalla disperazione diventiamo coraggiosi.
Probabilmente mi immedesimerò troppo quando leggo qualcosa di così avvincente, ma in alcuni punti ho avuto il batticuore e in altri ho provato disgusto come se vedessi con i miei occhi le scene narrate.
La cosa bella di questo romanzo è che è a suo modo "interattivo": noi siamo i fan di Paul e lo sproniamo a ribellarsi a quella squilibrata. Durante i tentativi delle prime fughe dalla stanza, si esulta quando ce la fa ad aprire la porta e si esulta ogni volta che lui si ribella rispondendole per le rime.
Bello bello bello, il suo punto debole è il finale che ovviamente non svelerò, ma a mio parere ci si può anche stare. La cosa importante è che durante tutta la lettura ci siamo ritrovati con il fiato sospeso e gli occhi incollati al libro, una finale un po' esagerato glielo possiamo far passare al nostro caro Stephen.
Va letto. Chi ama i thriller lo DEVE leggere. Consiglio di intraprendere questo "viaggio" tra le pagine quando si ha del tempo a disposizione perché non è un libro da iniziare e mollare lì da una parte, un po' perché cattura veramente e un po' perché sennò si perde il filo del discorso e giuro che c'è da pentirsene.
Buon divertimento! :)

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Ashuan Opinione inserita da Ashuan    06 Marzo, 2014
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L'infermiera psicopatica spaventerebbe chiunque...

Immortale romanzo del Re dell'horror, Misery è il libro che preferisco di King, probabilmente perché mantiene la carica emotiva fortissima dei suoi maggiori lavori senza raggiungerne il numero di pagine esagerato (è il mio modesto parere ma per esempio da "It" qualche cinquantina di pagine si poteva rosicchiare senza danni...).
La storia è quella di uno scrittore, Paul Sheldon, che intende farla finita con la sua serie di romanzi aventi come protagonista Misery Chastain, narrando in un ultimo capitolo la morte dell'eroina.
La sfortuna di Paul è che a salvarlo da un incidente d'auto sarà una sua grande ammiratrice, Annie, che di certo non potrà prendere bene la drammatica fine del suo personaggio preferito.

Da qui trae inizio il romanzo: il povero scrittore è prigioniero della psicopatica Annie, dal passato oscuro e dai modi drastici, che lo obbligherà a scrivere per lei un nuovo capitolo delle avventure di Misery, questa volta veramente l'ultimo; Paul sa infatti che Annie non lo lascerà uscire vivo da quella casa.

L'elemento horror è legato alla più completa e (direi) gratuita crudeltà di Annie, mascherata da un'apparente dolcezza e premura verso lo scrittore infortunato. La camera che lo ospita diventa una gabbia, ogni visita di Annie una lotta per guadagnare tempo e più semplicemente per sopravvivere; il terrore è semplicemente inevitabile davanti alla dettagliata figura della disturbata ammiratrice numero uno.

Lo stile è quello classico di Stephen King, periodi semplici, sperimentalismo linguistico, tensione in costante crescendo fino all'esplosione finale, che rende del tutto impossibile staccarsi dal romanzo nelle ultime pagine. Ne risulta una lettura più che piacevole, un'esperienza che non scorderò mai.

Il richiamo è senza ombra di dubbio a sir Arthur Conan Doyle, anch'egli debitore del suo successo ad uno dei suoi personaggi, Sherlock Holmes, ed anch'egli stanco a tal punto di tale figura da cercare di eliminarlo ma costretto dalle proteste dei lettori a fare marcia indietro,

Chiudo ricordando che esiste una trasposizione cinematografica di questo libro fatta veramente bene, se non intendete investire tempo nella lettura del romanzo (che merita, fatevelo dire) fate almeno un pensiero al film!

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Mariiik Opinione inserita da Mariiik    03 Dicembre, 2013
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E Misery c'è

Ho impiegato un po' di tempo a terminare questo romanzo, ma alla fine ce l'ho fatta.
Misery narra la storia di uno scrittore che dopo un incidente stradale si risveglia a casa di un urcosa donna, terribilmente pazza e sua fan numero uno, che gli impone di continuare a scrivere la serie di romanzi (appunto di Misery) a cui ha appena messo il punto.
Tra sottili ricatti e velate rivoluzioni si scatena un rapporto di amore ed odio tra i due, in uno scambio fra medicinali e pagine di un romanzo che non avrebbe mai dovuto trovare compimento, miscelato da una buona dose di terrorismo psicologico.
Personalmente l'ho trovato un po' lento nella prima parte, fino ad un fatidico avvenimento che mi ha proprio sconvolto: King è riuscito ad inserire un colpo di scena da maestro senza che nemmeno me ne accorgessi all'inizio. Poi di nuovo ha ripreso a rallentare ma credo che sia stato anche per la condizione in cui si trovava il protagonista che l'ho percepito in questo modo. Le ultime centro pagine sono veloci, strabuzzavo sempre gli occhi in un continuo meravigliarsi di colpi di scena della personalità di Annie Wilkes, l'aguzzina.
Non ho capito molto il finale lì per lì, ho dovuto cercarlo via internet, e sinceramente mi ha lasciata un po' a desiderare ma un buon romanzo, soprattutto per me che è stata la prima volta con King.

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McLennon Opinione inserita da McLennon    22 Ottobre, 2013
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"Sono la tua ammiratrice numero uno..."

E' uno dei romanzi dove il Re esprime a mio parere in modo migliore la sua vena horror, perchè si tratta di una vicenda assolutamente possibile e credibile, senza nulla di paranormale, terrificante per la sua "normalità".

King costruisce quasi interamente e con grande maestria tutta la storia ambientandola tra le mura domestiche (anzi direi quasi prettamente le mura della stanza del letto di Paul) e con grande maestria riesce a tenere la tensione ad un livello altissimo pur avendo a disposizione quasi esclusivamente dialoghi tra Paul e Annie e un ambiente ristretto nel quale dipanare la trama.

Le pagine scorrono veloci e la suspance come detto è ai massimi livelli: assistiamo ad una storia agghiacciante e terrificante, un incubo tremendo nel quale il protagonista è la follia umana: in particolar modo la caratterizzazione del personaggio psicopatico di Annie è magistrale e inquietante.

Come quasi tutte le opere del "Maestro" del brivido anche MIsery è un romanzo attualissimo: gli eventi narrati non hanno tempo e il libro potrebbe senza alcun problema esser stato scritto adesso senza che nessuno possa notarlo.

Consigliatissimo a chi è alla ricerca di una bella dose di tensione e brivido...

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Michele706 Opinione inserita da Michele706    24 Gennaio, 2013
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Un King in gran forma

Uno tra i migliori libri di King di sempre. Ogni qualvolta qualcuno mi chiede di consigliare un libro...beh questa è la mia scelta. Che siate o meno appassionati di questo scrittore non si può fa a meno di essere attirati nelle vicende del povero Paul Sheldon. Questo celebre scrittore di romanzi rosa ha la sfortuna di incontrare un'ammiratrice un po' troppo accanita. Un'ammiratrice che non tollera la morte della sua beniamina: Misery.
E lì iniziano le disavventure di Paul che, menomato a causa di un'incidente, si ritrova in balia dell'ex infermiera Anne Wilkes. Una discesa nell'inferno della dipendenza da farmaci, una dipendenza che king stesso ha sperimentato, mentre il rapporto con la sua aguzzina si trasforma in una sorta di relazione di Amore-odio sotto gli effetti degli antidolorifici che prende.
Un grande libro da cui è stato tratto un grande film(che consiglio allo stesso modo).

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Libri di King, ma anche Thriller ed Horror. E anche ai profani del genere potrebbe piacere
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Opinione inserita da weed-ah    17 Gennaio, 2013

LE PILLOLE....SONO COME LA MAREA..

beh, la trama possiamo anche tralasciarla data la fama di questo libro (e del film che ne hanno tratto), la cosa sconcertante è la capacità con cui King riesce a rapirti sin dalle prime righe e catapultandoti in un micro mondo di follia, paura e sofferenza tenendoti in costante suspance fino all'ultima pagina! Ma non si ferma a raccontare fatti terrificanti, scava a fondo nella psicologia dei due personaggi, in quella di un uomo spaventato e tenuto in cattività, e in quella di una mente instabile, folle, lasciando trasparire anche il lato umano che si nasconde dietro la pazzia più estrema! Assolutamente da leggere!!

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90Peppe90 Opinione inserita da 90Peppe90    11 Giugno, 2012
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Misery non deve morire... E nemmeno Paul Sheldon!

Sin dalle prime pagine, "Misery" mi ha catturato e subito fatto mettere nei panni di Paul Sheldon, uno scrittore di successo che - dopo un grave incidente stradale - viene soccorso da Annie Wilkes, ex infermiera e sua più grande ammiratrice. Annie porterà Paul nella sua casa per curarlo, non dicendo a nessuno dove però egli si trova. Paul scoprirà che Annie è mentalmente malata, tanto da sottoporlo a torture sia fisiche che psicologiche, nel tentativo di "riportare in vita" un personaggio dei suoi romanzi, Misery Chastain.
Il romanzo è un qualcosa di eccezionale. King riesce a far provare tenerezza per Paul e odio verso Annie; odio che, a volte però - come succede alla stesso Paul -, si trasforma in pietà verso la donna malata. Le torture, la tensione vanno aumentando in un crescendo di emozioni e suspense che accompagnano il lettore fino all'ultima, emozionante, pagina.
Un romanzo assolutamente consigliato!

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Opinione inserita da Berto    02 Marzo, 2012

Una narrazione (così fervida!)...

Ho consumato tra le mie mani questo libro in 4 giorni. Mi sono lasciato coinvolgere dalla trama densa e dettagliata, dalla caratterizzazione (così fervida!) dei personaggi.
Annie Wilkes ,pazza psicotica, più volte mentre andavo a dormire mi è sembrato rivedermela davanti, con la sua espressione persa e lo sguardo opaco. Ancora oggi, mentre scrivo questa recensione,sento dei passi pesanti e tintinnare di scodelle in cucina,e mi vengono i brividi;
Ho provato pietà e tenerezza per Paul Sheldon,e mi sono associato in pieno alla sua voglia di vendetta ma per alcuni istanti , proprio come lui, ho provato un senso di compassione per Annie(come mai per Misery,sempre odiata!).
Romanzo eccelente,vivo.
Ora voglio vedere il film , sperando che resti fedele il più possibile al libro.

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R๏гy.o° Opinione inserita da R๏гy.o°    17 Luglio, 2011
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Terrorismo psicologico

E dopo aver divorato “Misery” capisco perché Stephen è davvero il re. Stile denso, profondo, aguzzo e determinato.
Ma il mio elogio non è allo stile. La mia stima verso questo Scrittore è maturata notando la grande manovra psicologica dietro ogni singolo personaggio. Come si fa a scrivere di un uomo e una donna praticamente in una sola stanza senza far annoiare il lettore ma anzi facendogli venire gli incubi? Solo il magistrale King ha saputo farlo. E non esagero quando dico che io stessa nel periodo in cui ho letto “Misery” ogni notte mi sono svegliata di soprassalto.
Il personaggio di Annie è fascinante quanto pericoloso: credo sia uno dei più riusciti personaggi ‘vivi’ sulla carta stampata, il che la dice lunga sulla tensione che si crea dalla prima frase e che corre viva attraverso il libro. Il problema è che non si conclude neanche a lettura finita.
Ho adorato anche lo scandire del tempo attraverso i capitoli: alla fine del libro diventano sempre più piccoli, come a sottolineare – appunto – l’azione frenetica della scena.
Un King che mi ha stupito. Un King che mi ha scosso. Un King che mi ha lasciato in apnea. E ancora deve tirarmi fuori.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    31 Mag, 2010
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Quando King graffiava...

King ha saputo scrivere storie appassionanti e piene di suspance parlando delle fobie di uno scrittore. Ha iniziato con il personaggio dei propri libri che prende vita in "La metà Oscura" e non poteva mancare la fan in preda alla follia .
Fantastico il personaggio di Annie Wilkes, una ex infermiera psicologicamente instabile (anzi : fuori di testa) incapace di distinguere il senso ed il valore delle persone reali dai personaggi creati dalla fantasia del suo autore preferito, quasi che fosse più accettabile assistere alla vita di un personaggio immaginario piuttosto che vivere la propria vita che invece sembra non avere più un senso . Una follia assolutamente delirante in cui la realtà oggettiva è semplicemente il contorno indefinito di una realtà alternativa creata dalla follia della protagonista .
Drammatica la lotta dello scrittore Paul Sheldon per fuggire da un autentico incubo ad occhi aperti, sempre sul filo del rasoio del delicato equilibrio mentale della sua salvatrice e carceriera.
Un intreccio psicologicamente ben fatto , l'azione è poca e si svolge ovviamente in un contesto ristretto essendo Paul Sheldon costretto a letto dalle gravi ferite riportate nell'incidente. eppure la tensione non cala mai perchè quando hai a che fare con un folle anche uno sguardo può segnare il tuo destino.
Quando King scriveva ancora storie che sapevano graffiare...

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gracy Opinione inserita da gracy    05 Mag, 2010
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Quando l'orrore diventa letteratura

Leggere King diventa un appuntamento al buio, nel senso che la paura e l'agghiacciante intreccio della storia cela sempre qualcosa di profondo che ti rimane a lungo. Annie Wilkes e Paul Sheldon sono due grandi figure che assieme a Misery sono destinate a vivere per sempre.
"Quando guardi nell'abisso, l'abisso guarda in te".

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