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Il destino della luna sul fiume
 
Il destino della luna sul fiume 2012-01-17 14:39:07 Yami
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Yami Opinione inserita da Yami    17 Gennaio, 2012
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Storia di emigranti italiani nella terra promessa

Storia di emigranti italiani nella terra promessa tra fine '800 e inizi del '900, che ci fa pensare alla situazione degli attuali immigrati, approdati sulle nostre coste o altrove, ma trattati ovunque e quasi da tutti come reietti e delinquenti, senza distinzioni di merito.
La storia ci dimostra che tutto si ripete ciclicamente, gli edsseri umani non imparano e ricadono negli stessi atteggiamenti e negli stessi errori.
L'America, "terra promessa" che si rivela un inferno di povertà, miseria e morte per i nostri antenati emigrati in quelle terre piene di sfarzo colori, ma anche ipocrisia, menzogne, false speranze.
L'incanto di quel mondo "nuovo" descritto come unparadiso si spezza non appena il protagonista, accompagnato dai genitori e da amici che ha conosciuto durante il viaggio, approda sulle coste.
Vengono trattati con disprezzo, con odio, come "gli ultimi degli ultimi" e in quanto tali devono darsi da fare come possono per sopravvivere.
Presto dovranno imparare a difendersi dai loro stessi connazionali, truffatori e malavitosi giunti lì qualche anno prima di loro, che li derubano di quella miseria che possedevano.
Si ritroveranno a digiunare, vivere all'interno di freddi e arrugginiti vagoni abbandonati, al limite della legalità, compiendo piccoli furti.
Gli americani, per nulla ospitali e ben lontani dall'essere dei salvatori, spremono quelle masse di disperati e disgraziati, arruolandoli nei cantieri. Gli immigrati, gran parte italiani ma anche irlandesi, lavorano come formiche operose per una miseria e senza alcuna sicurezza: saranno parecchie le "morti bianche", una delle quali colpirà in modo particolare il protagonista.
Ma gli italiani, come dice lo stesso autore, sono persone in grado di sapersi adattare a qualunque condizione e risollevarsi, col duro lavoro, costruendosi un futuro.
L'autore dimostra di possedere un'ottima conoscenza della cronaca e del periodo storico in cui si svolge la storia di Carlo e della sua famiglia.
I personaggi crescono, maturano, cambiano e noi assistiamo alla loro evoluzione, percepiamo i loro sentimenti come se vivessimo con loro, fino alla fine.

La lettura è rallentata da un modo di esprimersi un pò "arcaico", forse voluto in accordo con il periodo storico in cui si svolgono le vicende dei personaggi, e da moltissime frasi costruite in modo "disordinato" rispetto alla formula "Soggetto-Verbo-Complemento", come potete leggere in questo esempio:

"A questi discorsi Carlo evitò di dare risonanza"

che sarebbe risultata più scorrevole se fosse stata
"Carlo evitò di dare risonanza a questi discorsi" (Soggetto-Verbo-Complemento)

Il registro linguistico subisce un lieve cambiamento nel momento in cui Carlo incontra Rosa, facendosi più vivace e più simile al parlato, per poi tornare come prima.
La narrazione è caratterizzata da frequenti ripetizioni volte a ribadire concetti, sottolineare o puntualizzare riflessioni e situazioni.
A poco più di un terzo del romanzo cominciano a verificarsi delle incongruenze che inizialmente disorientano il lettore.
Il narratore, per esempio, ci fa sapere che i genitori hanno lasciato altri tre figli in Italia e successivamente fa anche i loro nomi "Francesco, Raffaele ed Antonio" (nonostante, se non ricordo male, in un passaggio facesse capire che dovevano essere tre femmine); in seguito, il terzogenito diventa una lei e viene chiamato "Antonietta".
In rari casi si verifica un breve passaggio dal tempo passato al presente per poi tornare al passato:

"Un'idea gliela veva data il diletto sposo [...]. Così partono ed arrivano nella frenetica città del golfo. Attraversarono i vicoli [...]"

A pagina 170 la data risulta sbagliata: il 1900 dovrebbe essere il 1901, vista la sequenza degli eventi.
Altra "svista" si ha parlando dell'età di Carlo e Rosa: quando conosce la ragazza, il giovane ha 25 anni e lei ne ha appena 16. Tra i due ci sono quindi ben 9 anni di differenza. Eppure, quando si trovano a Chicago, il narratore commentando dice che Carlo ha 33 anni e Rosa quasi 30: quest'ultima in realtà dovrebbe essere poco meno che 25enne. E sempre parlando di età e date, quando Michael incontra il primo amore ci viene detto che ha 12 anni, ma poi, nella pagina successiva, il ragazzo ne ha 15, senza che ci sia stato alcun salto temporale tra le due scene.

Il penultimo capitolo non è molto riuscito: ci troviamo ad assistere a una svolta cruciale nelle vite dei personaggi. in quel momento Carlo si troverà in Italia, mentre il figlio, Michael, sarà a Boston, in America. L'autore/narratore, nel narrare quello che accade ai due nello stesso momento, alterna le scene, volgendo l'attenzione del lettore ora all'uno ora all'altro. Ma in quest'alternanza, a tratti si perde il filo e non si capisce chi stia facendo cosa e a chi.
Per farvi capire cosa intendo dovrei riportare un paragrafo chiave che vi rovinerebbe il finale, per cui non mi dilungo oltre.

Nel complesso è un libro che consiglio, ricco di messaggi e di riflessioni importanti che riguardano la società, la politica, la religione, i contrasti tra popoli diversi che sfociano nel razzismo e in comportamenti violenti.
Un buon libro, tutto sommato, che consiglio a chiunque sia interessato a letture più impegnative.

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Commenti

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16 Mag, 2014
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trovo molto interessanti e belli i suoi romanzi professore Dioguardi mi piacciono moltissimo.


arrivederci da Elisa peri
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