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Il nome della rosa
 
Il nome della rosa 2012-12-14 14:08:31 alisjara
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Opinione inserita da alisjara    14 Dicembre, 2012

IL NOME DELLA ROSA

premetto di non voler condannare al rogo nessuno, per un libro che tanto insegna quanto sottile possa essere il confine fra giustizia e ingiustizia. ho detto insegna, ma sarebbe più corretto dire mostra. perchè, vedete, in molte delle vostre opinioni, sia a favore che contro il successo del romanzo, ho letto commenti infastiditi dalla gran vanagloria dell'autore,quasi come quel libro fosse il mero contenitore del sapere che egli aveva fino ad allora accumulato, e di cui aveva gran voglia di liberarsi, dando prova a tutto il mondo di quale e quanta fosse la sua sapienza. ma,come direbbe Guglielmo, dove è finita la vostra intelligenza? trovo più evoluta la concezione degli antichi greci, quando pensavano che il poeta ( o, aggiungerei, lo scrittore) non fosse un tecnico, ma un posseduto da divinità ispiratrici, che gli trasmettevano come forza magnetica l'energia creatrice, tramite la quale egli trovava le parole giuste per incantare chi ascoltava, o leggeva. questo pensiero, certamente, si avvicina molto più a ciò che puramente vuol dire scrivere, e scrivere è ciò che Eco ha fatto, incantando con le sue parole. ma, come per gli antichissimi poeti greci, il potere magico della parola può essere trasmesso solo a chi sia in una condizione di completa purezza e libertà di mente, lotano dalla dimensione terrena con tutti i suoi giudizi e pregiudizi. io ho 15 anni, ho ancora la fortuna di possedere intatta la passione del sapere in quanto sapere, di vedere un libro non diviso in più parti, ma nella sua interezza e armonia, e di vederlo come opera della divina saggezza dell'uomo, dalla quale mi lascio incantare, irresistibilmente attratta. io non ho indagato su quale fosse il periodo in cui fu scritto, su quali siano state le tattiche commerciali e pubblicitarie, su quale fosse la furbizia dell'autore. magari Eco fu molto furbo, e sfruttò, in seguito, la sua opera per trarne vantaggi economici e fama. ma quello che è certo è che nel momento in cui scrisse questo meraviglioso capolavoro, fu ispirato dal purissimo amore per la letteratura, che non ha secondi fini, ed è il più potente mezzo di diffusione e contagio di sè stessa. ve lo dico con il cuore, provate a rileggerlo, ma non commettete l'errore di farlo per dimostrare a voi stessi chi ha ragione e chi torto. io, adolescente, me lo sono semplicemente trovato fra le mani, e ho iniziato a leggere. senza alcuna base culturale filosofica, nè storica, senza sapere nulla nemmeno dello stesso Umberto Eco, ho letto le prime 100 pagine in un soffio, e subito dopo ho appreso che erano famigerate per la loro pesantezza, e ho iniziato a domandarmi perchè.. divorai le restanti 400 pagine in 3 giorni. e io vi dico che ci sono libri scritti con arroganza e vanagloria, nei quali si riconosce il segno indelebile di un autore che non scrisse semplicemente per scrivere, e che ho letto con angoscia, e che ho sentito molto pesanti. e il nome della rosa non è fra questi. quando il libro è scritto con puro amore di scrivere prescinde dalla mano che l'ha generato. certo è opera della sua intelligenza, ma assume una propria intelligenza, una propria anima, che tanto più è grande quanto più ci affascina. ll linguaggio, il contenuto, i tempi della narrazione, fusi insieme in quello che non è più solo un oggetto, ma un prodotto vivente dell'arte letteraria, creano il meccanismo perfetto e innocente con il quale un libro ci parla, ed è quasi commovente. io non avevo nessuna base per leggerlo eppure l'ho letto, e leggerlo non è stato come scalare una montagna, ma come prendere una boccata d'aria. non ho trovato pesanti nemmeno le lunghe descrizioni sulle situazioni storiche del tempo, perchè quando davvero si legge si è in quella libertà mentale, in quella sorta di ipnosi, in cui ogni parola è come miele al palato della nostra mente, e noi siamo completamente dentro le parole del libro. e la cosa più incredibile, sensazionale di questo libro, è che è un libro che parla di libri, perchè Guglielmo ben sapeva cosa volesse dire leggere. e se ( come senz'altro sarà) vi ostinerete ancora a ritenere un libro come oggetto da poter giudicare, potrete essere certo sicuri che, per vostra sfortuna, non avete mai sperimentato la beatitudine del vero amore del sapere. e dei molti livelli di lettura del libro, spero senza l'orgoglio che tanto condannate ( e che pure , ma con ironia, si condanna nel libro) io penso di averne compresi diversi. un libro , per quanto complessi possano essere i suoi contenuti, se è scritto come questo non può esser letto solo dopo aver studiato storia e filosofia. viceversa, dopo averlo letto sapevo molte cose su Aristotele e sul Medioevo, e molte altre sono andata a cercarne, spinta dall'amore insaziabile per il sapere che era anche di Guglielmo da Baskerville. scusate la lunghezza.

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Anch'io l'ho letto, aqundo avvevo solo 13 anni, quasi una follia, che certamente non rimapiango perchè è grazie ad Eco, a questo libro, che mi sono appassionato alla lettura, pur non avendo compreso non solo il altino, ma spesso anche il linguaggio. E' un meccaniscmo perfetto quello del Nome della Rosa, e certamente ha ragione chi sostiene che in esso coesistano vari livelli interpretativi. Forse però ci si potrebbe sentire schiacciati dalla mole d'informazione, e dalle sottigliezze che, di fatto, trascendono la storiae di cui spesso non ci si accorge. Eppure rimane un'opera che è inanto, magia, ammaliatrice, e affascinante, e, alla fine, tutti gli elemnti, come hai precisato, trovano connubio perfetto. Tuttavia vorrei sapere cosa si intende con consigliato a chi SA leggere", non esistendo di aftto un criterio assoluto per discernere il giusto leggere, dal cattivo leggere. Per me può essere giusta una lettura fortemente analatica,una attenta ai particolari, o una incentrata sulla psicologia dei personaggi, oppure catalizzata dalla emra storia. E di fatto scrivendo questa recensione, che è fors epiù una dichiarazione d'amore spassionata, si esprime comunque un giudizio, che è fisiologico all'uomo, inveitabile quando si trova di fronte opere del genere. D'altra parte però questa che ti scrivo è la mia opinione, opinabile e relativa, scritta da qualcuno che di anni ne ha appena compituti 16. COmunque ottimo commento :-)
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16 Dicembre, 2012
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beh non posso che concordare, hai ragione. occorre sempre spiegare, specificare, ma ho il brutto difetto di dimenticare che gli altri non sono nella mia testa, e le idee che esprimo non sono concetti materialmente limitati, ma si fondono con tutto il contesto dell'anima e del pensiero di una persona,agli altri ignoto. prima di tutto, occorre far chiarezza sul concetto di giudizio. perchè "giudizio", in sè per sè, ha un'accezione negativa: potrei dire che è umano giudicare come lo è uccidere, o insultare una persona. dividendo libri scritti per amore di scrivere e libri scritti per secondi fini, io non mi son sentita di giudicare, ma di discernere. il che invece è necessario per capire, e orientarci. oltre tutto criticare un romanzo, nel senso letterario della parola, è ancora diverso dal giudizio. e allora in quel modo possiamo esprimere una opinione, ma compiendo un po' anche uno studio del romanz oin questione. ma hai ragione tu: quello del critico non è il mio mestiere, quel che so fare è solo dichiarare il mio amore appassionato per i libri. ma non giudico chi critica, semmai critico chi giudica. perdonami il gioco di parole. spero tu abbia capito.. giudicare un romanzo vuol dire di per sè considerare un libro come oggetto scarno di parole stampate su carta, e dietro quelle parole vedere immediatamente la mano dell'autore, senza cogliere l'anima autonoma e saggia che ogni libro ben scritto ha. per ben scritto non intendo mettere in gioco alcun canone stilistico, saprai ormai cosa intendo. per cui cantando le mie lodi a il nome della rosa, e sprezzando altri libri ( per lo più di recente stesura) che sono stati scritti senza quella condizione estatica tanto bella quanto necessaria.. non ho espresso alcun giudizio in realtà. io non sarei in grado nemmeno di giudicare i libri, perchè giudicando un libro si deve giudicare l'autore, il prima e il dopo la scrittura di un libro, e le campagne pubblicitarie in suo sostengno, e individuare relazioni intertestuali di imitazione ( piuttosto che analogia o approfondimento). capisci che intendo? alla fine il romanzo in sè per sè, puro, diventa una delle tante parti del giudizio e perde il ruolo di protagonista, e la sua anima saggia nemmeno si coglie più. se questo è giudicare, io non giudico. io studio un libro nel profondo, mi immergo ipnoticamente nella melodia delle sue parole, che hanno sempre un certo stile, una certa cadenza, che ti si imprime dentro, e ti sembra di danzare con loro, di respirare in quel movimento.. vivo nelle pagine che sfoglio. analizzo la magia armonica delle relazioni fra le parti, e nelle relazioni intertestuali il tentativo di imitazione è l'ultima cosa che sarei in grado di cogliere. invidio chi ci riesce: io vado a pensare alla bellezza del potere dei libri, che parlano fra di loro, e libri che parlano di altri libri, ed infine l'estasi di un libro che parla di libri che parlano di altri libri! quindi, non giudico, lascio questo complesso e arduo mestiere ad altri più capaci di me. per quanto riguarda invece il chiarimento su cosa io intenda per saper leggere... io trovo che non esista un modo corretto di leggere, non intendevo proprio questo. ogni modo può essere corretto, la lettura analitica, quella del lato psicologico, una lettura più disinteressata che si lascia guidare solo dell'impulso narrativo, questo non interessa, è soggettivo! ognuno di noi può immergersi come meglio preferisce in un libro, l'importante è sapersi immergere. saperlo fare. e l'unica dote utile per questo è forse l'ingenuità. la liberazione dai giudizi e pregiudizi di cui parlavo. la capacità di abbandonare la realtà terrena,materiale, di svuotare la mente, di vivere nel ritmo delle parole del libro, il nostro respiro è il suo respiro. questo è leggere, per tutti i tipi di lettura, anche quelle più legate alla razionalità, perchè è in questo estatico rapimento, e solo restando in esso, che si può analizzare a fondo il meccanismo di un romanzo. scusa ancora la lunghezza, spero di essermi spiegata :) e ringrazio per l'"ottimo commento" :)
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