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Il sonaglio
 
Il sonaglio 2014-02-04 10:08:23 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    04 Febbraio, 2014
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Bibbuzza mia...

Per sublimare una materia grezza e un po' sordida ci vogliono maestria, arte e magia, doti che Camilleri dimostra di possedere al massimo grado in questo romanzo, l'ultimo e il migliore della sua Trilogia delle metamorfosi.
Protagonista è Giurlà, cresciuto vicino al mare e figlio di un pescatore, che scopre di appartenere alla terra quando le necessità economiche della famiglia lo portano lontano da casa a lavorare come pastore di capre.
Il primo contatto del ragazzo con l'acqua dolce di un lago, mai assaggiata, è una rivelazione, e fa emergere una carica sensuale che sarà il leitmotiv dell'intera narrazione:
“Tirò fora la lingua, si liccò le labbra. Era acqua duci, che si potiva viviri”.
Giurlà non ci metterà molto ad ambientarsi e a capire che il suo posto è lì, tra i prati e i pascoli, ad inebriarsi di odori e colori:
“... la campagna aviva cento profumi che s'intricciavano l'uno con l'autro e addivintavano milli, dumila...”.
Svegliarsi al mattino presto con animo tranquillo, mangiare pane, formaggio e olive, lavarsi sotto la cascatella ghiacciata del lago, portare le capre a pascolare: la vita agreste fa proprio per lui, mentre diventa uomo, riceve orgoglioso la sua paga, beve per la prima volta vino e scopre il sesso.
Semianalfabeta, trova un libro nella sua capanna e resta incantato dalla lettura del poeta Lucrezio, che gli insegna a riflettere sulla vita e sulla morte, sul mutamento necessario delle cose...
Ma a fare la differenza sarà la passione inaspettata per Beba, sentimento che affonda le radici nel mistero dell'esistenza.
Ed ecco la magia, la capacità di trasformare in una storia d'amore ciò che potrebbe sembrare una depravazione ... perché Beba è una capra.
Capra sì, ma anche femmina furiosamente gelosa (le sue scenate a base di morsi e cornate sono esilaranti).
Lei lo riconosce dal primo giorno e vuole stargli sempre vicino, vuole lui, non c'è dubbio, e Giurlà finisce per volere lei e solo lei, con il cuore ed i sensi: “La tò mancanza mi maciria, mi fa la solitudini cchiù solitaria”.
Non ci sono ostacoli insormontabili in questa storia, dove creature agli antipodi si incontrano e si uniscono al di là della ragione e dei pregiudizi.
“Bibbuzza mia, beddra, soli me, cori me...”, mormora Giurlà quando crede che ormai tutto sia perduto, e il suo dolore arriva al lettore con incredibile intensità.
E' più verosimile che un capraio sposi una capra o una marchesa?
La risposta, tutt'altro che scontata, è racchiusa in queste pagine mistiche e carnali.

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Commenti

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Mamma mia! La Sicilia di Camilleri è da scoprire, da assaporare e da raccontare....la tua è un' analisi che gli rende giustizia e che farebbe invidia a tanti giornalisti che si spacciano per critici. L'amore per questa Terra e per l'autore, in te, non è mai scontato. Bravissima!
Io ho comprato UN FILO DI FUMO !
Senti ma quale e' il primo di questa trilogia che me lo segno ? Così evito di iniziare dal fondo, se mi capitan per le mani.
Grazie Marcy Eyre, it's very kind of you :-) @CUB: Il primo è Maruzza Musumeci, poi Il casellante e, dulcis in fundo, Il sonaglio.
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gracy
05 Febbraio, 2014
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Non ci posso credere...mi si rizzaru i pila di vrazza!! Hai fatto full.... Anche per me il migliore della triade, brava...hai trovato parole appropriate e perfette per questa metamorfosi, la capra, il capraro, la baronessa.....vince il migliore!
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Cristina72
05 Febbraio, 2014
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Grazie Gracy, anche per avermela fatta scoprire ;-)
In risposta ad un precedente commento
gracy
06 Febbraio, 2014
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Queste son soddisfazioni! Siamo qua per parlare di libri...e il libro vince sempre,il resto è robetta!!
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