Il sonaglio Il sonaglio

Il sonaglio

Letteratura italiana

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Sicilia, primi anni del 1900. Nel trascorrere delle stagioni Giurlà il pastorello si fa uomo e sempre più ama stare da solo tra le montagne. Le sere alla mungitura le donne cantano e raccontano storie; ce ne è una soprattutto che conosce storie dell'antichità, quando gli dei potevano trasformarsi in alberi o animali. Giove che si muta in cigno per amore di Leda, Pasifae presa da passione per il toro con cui concepisce il Minotauro. Storie di metamorfosi e miti che colpiscono Giurlà che guarda a Beba con occhi nuovi. Soprattutto dopo che il caso avrà messo sulla sua strada Anita, la giovane marchesa di Santa Brigida che ama sostare sulle rive del lago. Gli eventi precipitano e qualcosa succede in fondo al lago.



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Il sonaglio 2014-03-17 14:56:32 Sydbar
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Sydbar Opinione inserita da Sydbar    17 Marzo, 2014
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...e vissero tutti...

Ci sono storie che finiscono con "...e vissero tutti felici e contenti" ed altre come in questo caso "...e vissero tutti...". Non lo rivelerò soprattutto perché questo è un invito a leggere la trilogia della metamorfosi di cui questo ne è capitolo conclusivo.
Narra di una grande storia d'amore ma tra chi? Giurlà il pastore delle capre che vivrà una vita alla Forrest Gump ma che si concluderà con un insolito finale che comunque non poteva essere altro.
Un libro che ammalia, travolge e stordisce il lettore.
Un libro che fa capire che l'amore va oltre l'immaginazione, supera la passione che di solito non lascia nulla.
Quest'opera sprizza amore ad ogni pagina e Camilleri supera ogni aspettativa senza mai strafare.
Un degno finale ad un trittico di storie imparagonabili.
Non penso sia questo il più bello dei tre ma sicuramente è quello che segna il passo e col suo stile eleva il tutto a capolavoro dell' encomiabile Camilleri.
L'autore dà sfoggio delle sue doti creative facendo rilevare che non si vive di solo Montalbano.
Giurlà il ragazzo protagonista diviene al tempo stesso peccato e perdono di se stesso.
Cosa aspettate a leggerlo?
Unica nota: anche questo come il resto della trilogia è in scritto in dialetto siciliano ma comprensibile.
Buona lettura a tutti.
Syd

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Maruzza Musumeci e Il Casellante
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Il sonaglio 2014-02-04 10:08:23 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    04 Febbraio, 2014
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Bibbuzza mia...

Per sublimare una materia grezza e un po' sordida ci vogliono maestria, arte e magia, doti che Camilleri dimostra di possedere al massimo grado in questo romanzo, l'ultimo e il migliore della sua Trilogia delle metamorfosi.
Protagonista è Giurlà, cresciuto vicino al mare e figlio di un pescatore, che scopre di appartenere alla terra quando le necessità economiche della famiglia lo portano lontano da casa a lavorare come pastore di capre.
Il primo contatto del ragazzo con l'acqua dolce di un lago, mai assaggiata, è una rivelazione, e fa emergere una carica sensuale che sarà il leitmotiv dell'intera narrazione:
“Tirò fora la lingua, si liccò le labbra. Era acqua duci, che si potiva viviri”.
Giurlà non ci metterà molto ad ambientarsi e a capire che il suo posto è lì, tra i prati e i pascoli, ad inebriarsi di odori e colori:
“... la campagna aviva cento profumi che s'intricciavano l'uno con l'autro e addivintavano milli, dumila...”.
Svegliarsi al mattino presto con animo tranquillo, mangiare pane, formaggio e olive, lavarsi sotto la cascatella ghiacciata del lago, portare le capre a pascolare: la vita agreste fa proprio per lui, mentre diventa uomo, riceve orgoglioso la sua paga, beve per la prima volta vino e scopre il sesso.
Semianalfabeta, trova un libro nella sua capanna e resta incantato dalla lettura del poeta Lucrezio, che gli insegna a riflettere sulla vita e sulla morte, sul mutamento necessario delle cose...
Ma a fare la differenza sarà la passione inaspettata per Beba, sentimento che affonda le radici nel mistero dell'esistenza.
Ed ecco la magia, la capacità di trasformare in una storia d'amore ciò che potrebbe sembrare una depravazione ... perché Beba è una capra.
Capra sì, ma anche femmina furiosamente gelosa (le sue scenate a base di morsi e cornate sono esilaranti).
Lei lo riconosce dal primo giorno e vuole stargli sempre vicino, vuole lui, non c'è dubbio, e Giurlà finisce per volere lei e solo lei, con il cuore ed i sensi: “La tò mancanza mi maciria, mi fa la solitudini cchiù solitaria”.
Non ci sono ostacoli insormontabili in questa storia, dove creature agli antipodi si incontrano e si uniscono al di là della ragione e dei pregiudizi.
“Bibbuzza mia, beddra, soli me, cori me...”, mormora Giurlà quando crede che ormai tutto sia perduto, e il suo dolore arriva al lettore con incredibile intensità.
E' più verosimile che un capraio sposi una capra o una marchesa?
La risposta, tutt'altro che scontata, è racchiusa in queste pagine mistiche e carnali.

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Il sonaglio 2011-08-29 11:30:42 Marghe Cri
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Marghe Cri Opinione inserita da Marghe Cri    29 Agosto, 2011
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Vivamente consigliato


Sono cosciente che con questa affermazione mi attirerò le antipatie di quelli che amano la lettura e (forse soprattutto – più facile, no?) la visione televisiva delle avventure del commissario Montalbano, ma a me la lettura dei gialli di Camilleri non entusiasma.
Troppa fatica dover decifrare un linguaggio poco comprensibile per la lettura di un semplice giallo… rinuncio, grazie.
Ma un raffinato amico siciliano mi ha incitata a non rinunciare alla lettura di un Camilleri diverso, orfano di Montalbano e ricco di diversa ispirazione: “Leggi la trilogia!” mi disse.
Il Sonaglio è appunto il titolo che chiude la cosiddetta “Trilogia delle metamorfosi”, in cui Camilleri si dimostra uno scrittore sensibile e fantasioso, a momenti poetico, a momenti decisamente crudo nelle descrizioni.
È un vero piacere la lettura della favola amara di Giurlà, piccolo schiavo pastore che vive l’amore per la sua capra Beba vedendola donna e che si innamorerà in seguito di una donna vera, la giovane Anita, scatenando la gelosia … della capra! L’amore per Anita creerà una serie di difficoltà al nostro Giurlà e porterà la storia verso una svolta inaspettata.
Il racconto è estremamente gradevole e fa dimenticare la fatica della lettura, trasformando il linguaggio che Camilleri utilizza nell’unico col quale questa favola amara poteva essere scritta.


[…]
L’ultima notti che passò allo stazzo prima di pigliari sonno pinsò che era meglio se riportava a Beba dintra al recinto avanti che arrivava Damianu. Ma quella reagì come se aviva accapito. Le ciampe puntate ‘n terra, non c’era verso di farla nesciri dalla capanna. Non si lamintiava, non diciva nenti, lo taliava con occhi dispirati. Giurlà, chiangenno, dovitti annare a pigliare un pezzo di corda, attaccariccilla al coddro e strascinarisilla con tutta la forza che aviva fino a dintra al recinto. Ma ‘na volta che fu trasuta, non si detti paci e accomenzò a fari il solito mutuperio di sàvuti e cornate. Giurlà, attappannosi l’oricchi per non sintirla fari accussì, sinni scappò. Annò alla capanna, si lavò la facci per non fari vidiri che aviva chiangiuto. Damianu, appena arrivato, s’addunò del malostare di Beba.
“Che havi ‘sta crapa?”
“Nenti. Siccome è la cchiù affezzionata, capace che capisci che staio partenno”.
[…]

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tanto, troppo Montalbano... per scoprire un Camilleri diverso, decisamente migliore
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Il sonaglio 2011-01-10 21:37:07 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    10 Gennaio, 2011
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La trilogia della Metamorfosi

Camilleri dice questo : “Il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica”.
“La legge suprema delle cose è il mutamento.” Nell’antichità lo diceva il poeta Lucrezio.
E’ il terzo libro dedicato alla trilogia delle metamorfosi e purtroppo anche l'ultimo! E’ la favola di Giurlà, un pastorello di pecore che ama il suo gregge ed ama una pecora in particolare, Beba, un amore ricambiato, completa la metamorfosi l'eterea Anita, con sonaglio al collo e zoccolo caprino al seguito. Il maestro al top dell'ispirazione.

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Maruzza Musumeci, Il casellante
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Il sonaglio 2010-12-08 20:31:35 Cristina V
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Cristina V Opinione inserita da Cristina V    08 Dicembre, 2010
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Ultima favola!

Terzo ed - ahimè- ultimo romanzo fantastico. Pare che Camilleri ritenga questa trilogia la sua più riuscita opera: mi trova d'accordo!

E' una favola contadina, la storia del pastore Giurlà, che viene mandato nei pascoli a custodire la "mànnara".
Gli piace,questo lavoro, e vi si dedica con passione; la sua solitudine è compensata dall'iniziazione al sesso e dall'amicizia sempre più...profonda con la capretta Beba.
Beba è per Giurlà una capra-donna; fedele, gelosa e possessiva, instaura col ragazzo un rapporto sempre più stretto.
E' indubbio che una storia del genere non possa durare, ed infatti subentrerà un personaggio, la contessina Anita, a ...cambiare le sorti della vicenda e....

A me è piaciuto moltissimo, quanto gli altri due della trilogia.
Sicuramente è il più intrigante, con questa storia d'amore, tra Giurlà e la capretta Beba, che però riserva delle sorprese....

A parlarne in questo modo, a tavolino, sembrerebbe una faccenda "contro-natura", e in effetti un pò lo è...ma c'è la fantasia! E c'è in Camilleri, questa volta, una delicatezza di linguaggio -nel narrare l'amore- che non ho trovato in altri romanzi.
Infatti di solito è piuttosto esplicito in certe descrizioni, mentre qui si mantiene sul "soft".

Ho apprezzato alcune splendide descrizioni della natura, il confronto, per esempio, tra il cambio di stagione al mare ed in montagna: colori, profumi, immagini..

Già, perchè Giurlà era uomo di mare (addirittura pescava i pesci con le mani!!), poi diventa uomo di montagna, seguendo la "Mànnara di crape", perciò ha modo di conoscere a fondo entrambi gli ambienti.

Molto divertente anche la pagina in cui descrive il corteggiamento e l'accoppiamento delle capre; credo anche veritiero...

Infine, finale a sorpresa...si aspetta fino all'ultimo di capire come sarà "questa" metamorfosi, in che cosa consisterà....
Per i fans di Camilleri, senz'altro da leggere!

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Il sonaglio 2009-04-14 19:12:27 Marmy
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Marmy Opinione inserita da Marmy    14 Aprile, 2009
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Il Sonaglio - Camilleri

Dovessi proprio consigliarne uno solo della trilogia, continuerei a consigliare Il Casellante che è quello che mi è piaciuto di più. Ma è un giudizio squisitamente personale perché tutti e tre in generale e quest’ultimo in particolare, sono bellissimi racconti, imperdibili.
Il Sonaglio è pieno di poesia e di fantasia ma allo stesso tempo ben piantato per terra nel retroscena della povera gente di Sicilia. Della Sicilia si colgono i colori, i sapori ed i profumi come se si fosse lì, nel verde dei pascoli.
Beba è molto più che un animale fin dall'inizio. È un personaggio completo e ben delineato, pieno di sfumature.

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Gli altri della trilogia. Camilleri in generale.
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Il sonaglio 2009-03-18 18:48:11 Arcangela Cammalleri
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Arcangela Cammalleri Opinione inserita da Arcangela Cammalleri    18 Marzo, 2009
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Il sonaglio di Andrea Camilleri

Dalla donna-sirena alla donna-albero alla donna-capra. Camilleri, in quest’ultima opera letteraria, perviene ad una trasmigrazione di anime femminine in una sorta di vera e propria metempsicosi in Terra siciliana. Giurlà, l’adolescente di 14 anni, mandriano di capre, sarà il trait d’union di questa trasfigurazione tra la capra Beba e la marchesina Anita. Dalla mitologia classica alla letteratura greco-latina, le metamorfosi, uno degli impossibili sogni dell'uomo, come il volo o l’immortalità. Scrivere per sognare, sognare per vivere, la fantasia, l’immaginazione, giochi illusori per prefigurarsi realtà sognate e possibili da realizzare. In Camilleri il gioco diventa storia tra le più romantiche e al contempo struggenti, Giurlà, il ragazzino fattosi uomo, vive un amore oltre i confini con una tale ed intensa perdizione dell’animo e dei sensi da elevarlo socialmente sfuggendo alla sorte di uno dei tanti "Vinti" di memoria verghiana. L’autore, in anteprima all’uscita del romanzo, ha raccontato le reminiscenze e i riferimenti di luoghi e sensazioni autobiografici presenti e come la costruzione della storia lo abbia condotto verso le ali della libertà espressiva. Camilleri scrive quel che vorrebbe leggere e offre al lettore quel che vorrebbe poter vivere, il magico del mito e il mistero della natura, in uno stile apparentemente semplice, ma che sottende una complessità simbolica a cui difficilmente ci si può sottrarre. Siamo trasportati, al pari di Giurlà, in quei paesaggi marini in cui sembra di "Sciaurare" il salmastro e sentire la brezza accarezzare il corpo, in quei luoghi montani in cui la natura ha il sopravvento sull’uomo e la ragione si sottomette all’istinto animalesco.Il mondo arcaico riportato alla luce e intensificato dalla nostalgia di un tempo passato, commistione di racconti popolari e realismo sociale, fa rivivere incanti e sentimenti caduti nell’oblio. E’ritornata la fantasmagorica immaginazione camilleriana, sono benvenute le mirabolanti acrobazie linguistiche e le pregnanti descrizioni paesaggistiche fatte di odori e colori saporosi a cui eravamo e siamo avvezzi. La lettura, in 191 pagine, di questo libro, ci addentra in un’epoca in cui la marginalità dei miserabili, in una società fortemente iniqua, assurge a dignità letteraria e la primitività dei “Perdenti” ricreata in questo scritto, ci induce ad una adesione fascinosa fuori da ogni logica.

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A chi ama le storie fantastiche, magiche al limite del mito in chiave camilleriana.
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