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Atti osceni in luogo privato
 
Atti osceni in luogo privato 2015-06-11 02:57:00 Bruno Elpis
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    11 Giugno, 2015
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L’esistenzialismo osceno

Innanzitutto due considerazioni estrinseche: una sul titolo, l’altra sulla cover del romanzo di Marco Missiroli.
Il titolo, “Atti osceni in luogo privato”, fa il verso alla rubrica di un reato: atti osceni in luogo pubblico. Reato che viene consumato con la cover: un’opera di Erwin Blumenfield, “Holy Cross (in hoc signo vinces)”, geometricamente oscena per rimanere in tema: “Ti vedevo a mille chilometri di distanza con la paura di scegliere tra la vita e l’oscenità, senza sapere che sono la stessa cosa. L‘osceno è il tumulto privato che ognuno ha, e che i liberi vivono. Si chiama esistere, e a volte diventa sentimento”.

Il romanzo attraversa l’evoluzione sessuale di Libero Marsell che, spiritualmente assistito da un’affascinante bibliotecaria anche quando si trasferisce da Parigi a Milano (“Le portavo i saluti di Giorgio, dell’osteria, le raccontai di Leoni e di Frida, delle tacche, di Marika”), attraversa le fasi dell’autoerotismo, dell’iniziazione, della dispersione gaudente prima e della ricomposizione sentimentale poi, in ciò forse traumatizzato in età infantile dall’aver assistito alla fellatio che la madre pratica all’amante.
Il sesso domina interessi e narrazione, la sua ossessione viene vanamente imprigionata in un’equazione elaborata dall’amico Antoine: “La formula della resistenza… Y = (C x SC) + D, ovvero: la resistenza alla tentazione (Y) era il risultato della costanza © moltiplicata per un ipotetico senso di colpa (SC) più una serie di distrazioni (D)… Le distrazioni erano le trentuno tacche che aveva inciso in un anno e mezzo”.

Parallelamente allo sperimentalismo monomaniacale di stampo sessuale, scorrono le dinamiche dei rapporti familiari (“La mia stagione famigliare era finita. E con essa la mansuetudine”): Libero parteggia smaccatamente per il padre, che ben presto muore dopo aver subito il dolore della separazione, ma poi con il tempo perviene a ricomposizione, comprensione e ammirazione della figura materna.

La parte forse più interessante del romanzo è rappresentata dal ruolo che libri e cinema (su tutti la novelle vague di Truffault: I cento colpi, Jules et Jim, Le dernier métro) rivestono nella maturazione erotica, psicologica e personale del protagonista.
Dopo il primo, entusiastico approccio (“Lo straniero era colpevole e imperterrito, quanti innocenti abbandonati, al contrario, attendevano il patibolo? Camus aveva scritto una storia di indiani”), i libri si susseguono (“Addio alle armi, Fontamara, Il commesso”) e scandiscono il tempo sino all’adultità (nella quale impazzano Faulkner e Kundera).
Merito dell’educazione ricevuta (“Il Lycée Colbert l’aveva voluto lei perché pubblico, multietnico, culla della nuova classe dirigente progressista. Era una scuola… bourgeois-bohème”)?
Merito della cultura dell’epoca (“Cominciò l’epoca dell’indignazione. La prima vittima fu padre Dominique”)?
O piuttosto dell’atmosfera parigina, pregna di un esistenzialimo (“Quell’uomo e Camus erano amici”) che si manifesta anche nell’intonazione narrativa (“Pianse di colpo, e piansi anch’io. Non per nostalgia, non per desiderio, ma perché le cose finiscono”).

La morbosità tematica del romanzo viene annegata nell’intellettualismo e nella letteratura, in un risultato che si affida agli effetti scenici (“Più volumi troverai in casa di una persona e maggiore sarà il suo grado di infelicità”) per molcire (o corroborare?) la tensione dell’oscenità.

Bruno Elpis

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Commenti

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sei stato chiarissimo come sempre, Bruno, grazie alle citazioni dirette dal testo, rendi ottimamente il contenuto del romanzo a chi non l'avesse letto.
personalmente sono felice di aver avuto la possibilità di leggere la tua opinione su questo testo, in quanto Missiroli è un autore che ho seguito lungo tutta la sua produzione e mi era rimasto il timore di non aver colto il valore di questo ultimo romanzo.
il confronto con il tuo giudizio ci vede molto vicini nella percezione di questo lavoro.
In risposta ad un precedente commento
Bruno Elpis
11 Giugno, 2015
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Vale il reciproco, cara Silvia (Goethe le chiamerebbe "affinità elettive")...
Un carissimo saluto, :-)
Piacevole recensione.
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