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Dimmi che credi al destino
 
Dimmi che credi al destino 2015-06-11 10:13:20 Mian88
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    11 Giugno, 2015
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Il silenzio di uno sguardo; presente e passato.

Ornella ha cinquantacinque anni, ama i libri ed è la direttrice dell’Italian Bookshop una libreria sita nel cuore di Hampstead (Londra) e a cui restano presumibilmente due mesi di vita. Come è solita ripetere “La libreria mi ha salvato. Io devo salvare la libreria” per questo si prefigge l’obiettivo di fare almeno un tentativo per impedirne la chiusura.
Emigrata dall’Italia da quasi un quarto di secolo per voltare pagina da tutti gli errori commessi, da quei giorni bui della sua vita, la nostra protagonista è una regina di cadute, fallimenti che nonostante la matura età non riesce ad evitare perché preda di paure che si trascina dietro dal giorno del distacco della terra natia e che le impediscono di sostenere le situazioni che giorno dopo giorno le si prospettano dinanzi. Non può infatti bastare prendere un aereo e dire “basta ho chiuso con il passato” quando con questo non si sono fatti tutti i conti, quando non lo si è davvero affrontato bensì si è deciso di posticipare, di omettere, di scappare. Prima o poi i giorni di ieri arriveranno a bussare alla porta dell’oggi per chiedere di pagare gli arretrati. E questi saranno anche salati.
Accanto a questa Ornella titubante ed impaurita dalla vita altre personalità accompagnano il lettore nell’evolversi del romanzo. Abbiamo “La Patti” amica-sorella non sanguinea della libraia anche lei nel settore letterario (corregge le bozze di autori emergenti e non), abita a Milano con un marito timoroso e una suocera benestante che minaccia di lasciare tutto alla Chiesa. La co-protagonista ha con la cd.“cariatide”, un rapporto di amore-odio che le porta a vivere una sorta di perenne Guerra Fredda e che la induce ad una sorta di instabilità, impazienza, non fermezza. La sua indole è comunque vivace, allegra ed è da sempre il ponte tra l’Italia e l’Inghilterra, dunque tra il presente ed il passato, per Ornella la quale non prende alcuna decisione se prima non ne ha parlato con “La Patti”.
Spiccano poi Diego, il ragioniere napoletano datosi alla fuga per un amore alternativo non corrisposto e ad oggi barbiere nonché “stagista” della libreria, egli rappresenta il fustacchione “simpatico” che invita la direttrice a giocarsi il tutto per tutto vista l’imminente chiusura, è il ragazzo senza peli sulla lingua che con il suo spirito meridionale cerca di far breccia nell’anima tipicamente british dei clienti, Clara la sessantenne vedova proprietaria di un gatto immaginario e dal tipico temperamento anglosassone, Mr George l’uomo degli incontri silenti sulla panchina del parco, dalla saggezza incommensurabile, e profondamente amante di Calvino, ed infine Bernard il riservato vicino di casa che pian piano riesce a far breccia nel cuore della protagonista.
Volutamente o non volutamente il romanzo è scritto con uno stile leggero, Bianchini è infatti un ottimo narratore e l’impressione a tratti è quella di leggere di una novella, una fiaba. Questo carattere fuorvia il lettore che pagina dopo pagina è combattuto, da un lato apprezza la lettura per la sua semplicità e dall’altro si interroga su quale sia il destino a cui dovrebbe credere. Personalmente ritengo il titolo non adatto perché più che ad un fato si è indotti a credere nella forza di volontà, nel rispettare i propri tempi fino a che non arriva il momento di sfidare le nostre paure, i nostri scheletri nel passato.
Troppo lunga la sosta di Ornella in Italia che poteva a mio modesto giudizio essere sintetizzata. Essa risulta essenziale ai fini della maturazione della protagonista ma alcuni dettagli potevano essere tagliati, piccolezze che avrebbero dato maggiore rapidità al testo e ben spianato il terreno per il finale. Questa tappa è rilevante per la direttrice poiché le permette di chiudere con il passato, di capire che è il momento di andare avanti, che non può colpevolizzarsi per un qualcosa successo più di venti anni fa e soprattutto per non essere riuscita a salvare da se stessa una persona che non voleva essere aiutata. Sul finale ella impara a lasciarsi andare, a prendere le cose per come vengono senza rimuginare, pensare, controriflettere fino allo snervamento, semplicemente ama. E il suo è un amore quasi adolescenziale perché Ornella non si è mai goduta nulla, ha sempre temuto la vulnerabilità dettata da quel sentimento, gli anni della sua vita sono stati come congelati e soltanto adesso quel ghiaccio ha iniziato a sciogliersi.
Bianchini è riuscito a creare una storia piacevole seppur con qualche imperfezione. I personaggi ad esempio non li ho trovati particolarmente delineati ed approfonditi (sono lasciati un po’ al caso), eccessivo e talvolta inopportuno è il consumo d’alcool (sono una profana in materia e capisco che gli anglosassoni abbiano usi e costumi diversi dai nostri che si trasmettono anche ai turisti che vi si trasferiscono ma francamente una bottiglia di vino – o di un super alcolico – scolata dopo una tisana drenante io non l’ho mai vista bere nemmeno a conoscenti con uno stomaco di ferro), o ancora lo stile dell’autore nella parte finale del componimento si semplifica eccessivamente quasi a voler tirare via nonostante l’epilogo non sia deludente (quindi a livello di contenuto c’è ma stilisticamente lascia perplessi). Tra i vari protagonisti quelli che ho più apprezzato sono stati Mr George e Bernard poiché figure agli antipodi. Seppur entrambi siano stati accennati, mai veramente descritti ed analizzati, nel primo ho ritrovato quella saggezza unica e propria delle persone di un’altra era (dalla guerra, all’amore della vita) nel secondo quella voglia di tornare ad amare, di darsi una seconda possibilità dopo un fallimento, quello spirito di osservazione silenzioso e sottile, quel rispetto dello spazio e le emozioni altrui. E poi ovviamente ho apprezzato il gatto immaginario, ma questo era ovvio.
Ornella Tarantola non è un personaggio inventato, per questa novella lo scrittore si è ispirato ad una storia vera ed anche i suoi elementi – seppur in parte romanzati – sono per la maggior parte tratti dalla vita della donna. Forse un po’ troppo distante, forse con poco sale, l’impressione è quella di un romanzo riuscito a metà, a cui manca quell’empatia necessaria a catapultare, incollare e rapire chi legge. Adatto a chi cerca una storia non troppo impegnativa e che scorre tranquilla.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
  • no
Consigliato a chi ha letto...
si = a chi cerca un romanzo leggero, non impegnativo con cui trascorrere qualche ora lieta in quel di Londra.
no = a chi ama romanzi di spessore, con quel sapore indelebile nel cuore e nella mente.
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Commenti

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Bella recensione, Maria. Utili le indicazioni del ''Consigliato a chi'' .
In risposta ad un precedente commento
Mian88
11 Giugno, 2015
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Grazie Emilio, mi fa piacere esser d'aiuto e come sempre leggere i tuoi commenti alle mie parole è un onore :-)
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