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Il libraio di Selinunte
 
Il libraio di Selinunte 2015-12-03 19:17:27 f.martinuz
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
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4.0
f.martinuz Opinione inserita da f.martinuz    03 Dicembre, 2015
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L'IMPORTANZA DELLE PAROLE

“Il libraio di Selinunte” è una piccola gemma letteraria, cesellata col bulino dalla mano di un esperto cantautore e la deformazione professionale di Vecchioni emerge chiaramente. Si nota l’attenzione nella scelta delle parole e si percepisce la musicalità del testo il quale talvolta, come nelle più classiche canzoni cantautorali, risulta criptico, ermetico e proprio per questo affascinante. Il testo, in un’atmosfera sospesa e favolistica, lascia spunti di riflessione che trascendono la scarna trama del racconto stesso che risulta un pretesto per le vere protagoniste della narrazione: le parole.

Il racconto, infatti non si può parlare di romanzo vista la brevità, è preceduto da una specie di prefazione-introduzione che funge da dichiarazione d’intenti dell’autore e che si configura come un vero e proprio elogio alla Parola. Alla parole vengono attribuiti numerosi epiteti e significati. La parola è luce, la parola è vita, la parola è la concretezza del pensiero, la parola è ciò che ci distingue dagli animali, è qualcosa di mutevole, flessibile e temporalmente granitico; è l’elemento che perdura oltre gli uomini e oltre i millenni. E noi stiamo deturpando questa piccola gemma; ne abusiamo, la sovrasfruttiamo, la pieghiamo ai nostri interessi spicci, la snaturiamo, la riempiamo di significati che essa non ha. Citando la limpidezza di Vecchioni: «Le parole sono cose: noi ne abbiamo deturpato il senso nel tempo o illanguidito la forza, le abbiamo lentamente ridotte ad altro da sé». La critica verso l’uso sconsiderato delle parole che spesso si nota nei social network ma anche nel miserevole carrozzone politico-mediatico a cui siamo soliti è abbastanza chiaro. Vecchioni sembra voler rivendicare e pretendere il rispetto verso la preziosità e il significato delle parole.

Parole che, in questa favola moderna, invadono la piccola cittadina sicula di Selinunte per mezzo di un brutto e vecchio libraio; malvisto dalla popolazione autoctona, sospettosa e vacuamente cicaleccia. Solo un ragazzino, in mezzo alla diffidenza generalizzata, avrà il coraggio di entrare in contatto col vecchio, abituato ogni sera a declamare stralci di raccolte poetiche o frammenti di romanzi. Il ragazzo ne rimarrà ammaliato e affascinato, verrà letteralmente rapito dalle parole del libraio che, nell’atto della lettura, si trasforma in cassa di risonanza dei testi. L’assistere a queste declamazioni perdura finché le parole del libraio, disdegnate e snobbate, abbandonano il paese facendo piombare Selinunte nel silenzio e nell’incapacità comunicativa. Solo con l’assenza della parola gli abitanti ne coglieranno l’importanza; come spesso accade quando ci si accorge che le cose perse che davamo per scontate sono anche le più preziose.

L’intera narrazione scorre fluida e piacevole, poche pagine cariche di significato e pregne di senso. Un piccolo pamphlet narrativo da interpretare e capire in chiave metaforica. Consigliato.

FM

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Commenti

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silvia71
03 Dicembre, 2015
Ultimo aggiornamento:
03 Dicembre, 2015
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ciao Francesco, purtroppo da questo piccolo libro non ho colto le tue stesse sensazioni; a fine lettura mi chiesi il perchè, non lo so, forse dipende da me, in quanto non sono riuscita ad entrare in empatia con quello stile di scrittura.
La tua recensione è molto interessante e mi ha aiutato a comprendere alcuni concetti che non avevo colto...
In risposta ad un precedente commento
f.martinuz
04 Dicembre, 2015
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Grazie Silvia. Credo profondamente che Vecchioni abbia creato un guscio narrativo in cui includere il proprio messaggio e io ho sentito estremamente vicino il tema dell'importanza della parola; soprattutto alla luce di ciò che vedo ogni giorno.
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