Dettagli Recensione

 
Divorare il cielo
 
Divorare il cielo 2018-05-10 14:17:39 ornella donna
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
ornella donna Opinione inserita da ornella donna    10 Mag, 2018
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Teresa e Bern: conoscenze fallibili del mondo

A dieci anni dall’esordio che gli valse il Premio Strega con La solitudine dei numeri primi, torna Paolo Giordano con Divorare il cielo: un romanzo che è un ritorno alla giovinezza. Una storia tra tre “fratelli” in una masseria pugliese,
“divisi tra il radicamento alla terra e l’ambizione di prendersi tutto anche il cielo”.
A cui va ad aggiungersi Teresa, sedici anni. Quattro personaggi, un contesto concreto, una storia che attinge a valori e concetti immateriali. Un testo:
“potente e generoso, che restituisce al lettore l’antica meraviglia di una grande storia in cui perdersi”.
In primis la masseria: un vasto luogo dove Cesare, padre “adottivo” dei tre ragazzi, ha creato una piccola comunità dove trovano rifugio ragazzi dati in affido, dove:
“vanno e vengono, in continuo”.
Un luogo dove si lavora, si prega, si imparano a memoria i salmi. Un luogo ricco di sole, da sempre contrapposta all’altra ambientazione: Torino, la città da cui proviene Teresa, luoghi simbolo di emozioni e sensazioni contrastanti, per cui:
“Ormai ero abituata a trovare Torino più inospitale di come l’avevo lasciata, i viali troppo ampi, il cielo bianco e opprimente come un tendone di plastica. Un girono Cesare aveva detto: “alla fine tutto ciò che l’uomo ha costruito sarà ridotto a uno strato di polvere di meno di un centimetro. Siamo così insignificanti. E’ soltanto il pensiero di Dio a renderci degni”. Fra i palazzi del centro le sue parole mi tornavano in mente e tutto mi appariva precario, fasullo. “.
Il libro si apre con una scena piuttosto emblematica: una grande piscina, tre ragazzi si immergono nudi di notte, dall’alto Teresa, ragazza sedicenne, li contempla, li studia, li accompagna nella fuga. Un insieme, il primo di tanti, di trasgressione, misto tra innocenza e passione. Come lo sarà quello di fuggire tra i canneti a fare l’amore con Bern. Dopo quell’intrusione i tre “cospiratori” sono obbligati ad andare a chiedere scusa al padre di Teresa. In quel caso Bern conosce Teresa e l’effetto è dirompente e devastante. Si scopre l’amore, la passione oltre ogni dire. Si consuma nell’arco di una estate, perché nel secondo ritorno Teresa perde Bern, che non c’è più, tutti sussurrano qualcosa di terribile al riguardo. Ma anni dopo, quando arriva di nuovo in Puglia per il funerale della nonna, Teresa incontra di nuovo Bern: con Tommaso e altri amici è tornato alla masseria, divenuta una comune ecologista. Teresa torna con lui, abbandona l’università, Torino, la famiglia. Sarà per sempre…. Anche dopo l’allontanamento da Bern, che risentirà solo dopo anni di dolore causato da un omicidio; e solo in seguito a quell’abissale incontro tra i due la ragazza si metterà alla ricerca delle vicende che avevano segnato dei vuoti all’interno della loro storia. E lo farà in una notte di Natale, con Tommaso, l’ultima voce rimasta, che rivelerà sorprese inaudite.
Bern è il personaggio clou del romanzo, insieme a Teresa. E’ mistero e totalità, è passione irraggiungibile e tormentata, passione consumata e mai più trovata. In ogni suo comportamento c’è un assoluto totale e paralizzante, che non permette mediazioni di nessun tipo. Lui segue le sue passioni e le sue pulsioni, con forza e violenza, senza curarsi di nulla.
E poi c’è Teresa, appunto, l’anima alter di Bern. Cesare la chiama:
“l’Anfibia”,
perché racchiude in sé la durezza del compimento di scelte dolorose, come quella di abbandonare i suoi genitori, Torino, l’Università, e la capacità di conoscersi, di guardare al proprio dolore e alla sofferenza, cercando di superarli.
Un libro complesso, costituito da un forte intreccio, da rimandi al passato, da emozioni da vivere comunque e sempre. L’obiettivo è la conoscenza della vita, poiché:
“c’è sempre molto da conoscere della vita di qualcun altro. Non si finisce mai. E a volte sarebbe meglio non iniziare affatto.”.
Forse dopo questa lettura non avremmo la certezza e la perfetta conoscenza del mondo intero, di certo avremo una marcia in più per comprenderlo ed amarlo.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
consigliato a chi ha amato Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi.
Trovi utile questa opinione? 
140
Segnala questa recensione ad un moderatore

Commenti

Per inserire la tua opinione devi essere registrato.

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.4 (2)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.0 (2)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'ora blu
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Malempin
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Morte in Alabama
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

I qui presenti
La vita a volte capita
Errore 404
La stagione bella
Dimmi di te
Fumana
Nina sull'argine
Liberata
Un millimetro di meraviglia
Nannina
La neve in fondo al mare
Chiudi gli occhi, Nina
Magnifico e tremendo stava l'amore
Dove la luce
Il nostro grande niente
Chi dice e chi tace