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Divorare il cielo
 
Divorare il cielo 2018-06-24 23:56:50 Bruno Elpis
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
4.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    25 Giugno, 2018
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Realizzavamo un’utopia

Divorare il cielo di Paolo Giordano è la storia di Teresa, che si lascia coinvolgere da un gruppo di ragazzi e da uno stile di vita – quello della comunità insediata nella masseria pugliese che confina con la villa della nonna paterna (“Mio padre, lui sì. Perché noi due eravamo ammalati di Speziale nello stesso luogo”) – e, attratta da un miraggio giovanile e da un amore intenso, rinuncia alla vita torinese per inseguire il proprio sogno esistenziale.

Quando la nonna le lascia in eredità la villa, Teresa non esita a venderla e a destinare la somma che ne ricava per l’acquisto della masseria, ove nel frattempo sei ragazzi tentano di realizzare l’utopia di una vita comune ed essenziale (“Raccoglievamo le olive… Realizzavamo un’utopia. Ma non lo dissi”), per rifuggire le contaminazioni e le adulterazioni imposte dalla società dei consumi.

Il romanzo è molto complesso, le vite dei protagonisti si sviluppano tra i disagi, le tensioni, le proteste, le ispirazioni religiose, culturali (“La verità è morta… è una lettera dell’alfabeto, una parola, un materiale che io posso utilizzare”, Stirner) ed ecologiste. I tre amici-fratelli Bern, Nicola e Tommaso transitano dai riti adolescenziali (“Poi Bern decise che dovevamo salire sulla torre”) di un’identità consumata anche sul piano erotico alle contrapposizioni ideologiche che si esprimono in scelte di vita divergenti e antitetiche, all’ombra del ricordo del drammatico suicidio di Violalibera, una ragazza condivisa nelle prime esperienze sessuali dai tre ragazzi.
L’amore tra Teresa (“La moglie di Bernardo Corianò”) e Bern viene messo a dura prova dal desiderio di genitorialità irrealizzata, ma troverà una propria forma, assai sofferta, di realizzazione e di idealizzazione.

Giudizio finale: comunardo, biblico, ecologista, intellettuale.

Bruno Elpis

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Di fronte a questo autore sono sempre più cauto. Letto anni fa "La solitudine dei numeri primi", col tempo vado via via ridimensionando quel romanzo dal successo travolgente. Se l'effetto immediato mi parve di moderato interesse, l'effetto differito (a mio avviso certamente più importante) si va affievolendo.
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