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La magia dell'Orlando
«Si pensa che gli eroi siano i soldati, quelli che si avventurano in pericolose azioni di guerra, ma non è così. Sono eroici gli uomini che rimangono fedeli a loro stessi nelle situazioni estreme, coerenti nella paura, affidabili nelle difficoltà, e che mantengono inalterato il proprio animo» p. 95
Sicilia, Palermo, anni ‘40-‘50. Genziana, poco più che quattordicenne all’inizio della storia, e la sua famiglia vivono in funzione del caffè: la torrefazione del padre e Orlando, la macchina che dà vita alla preziosa miscela, scandiscono la loro quotidianità, il loro presente, il loro futuro e la loro fortuna. La madre, detta anche “principessa” ha inoltre il dono di poter leggere i fondi del medesimo e interpretandoli prognostica perfino il sopraggiungere della guerra.
A prescindere dall’evoluzione della trama che non presenta particolari colpi di scena essendo lineare e intuibile soprattutto per quel che saranno le sorti e il divenire dei protagonisti, l’opera ha una serie di pregi di non poco conto.
Primo tra tutti riesce a descrivere e contestualizzare la realtà italiana prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il lettore rivive ciascuna fase come se si trovasse in Sicilia decenni fa, riascolta le parole del Duce, assapora la mentalità del tempo, ne fa proprie le paure con i bombardamenti, le restrizioni e le carestie, ne assapora il divenire, le illusioni e disillusioni di quelli che saranno gli anni successivi al conflitto, la rinascita, la ricostruzione, il dover imparare a “camminare sulle proprie gambe” ora che si è soli.
Non solo. Ancora l’elaborato fa una perfetta fotografia a quella che era la realtà sociale dell’epoca partendo dal ruolo dell’uomo quale pilastro all’interno della famiglia e padre-padrone, descrivendo ancora la figura della donna non emancipata e radicata nel contesto della vita matrimoniale, familiare e dei “servizi”, nonché, dalla forza esasperante di quei pregiudizi e pettegolezzi ad oggi ancora non debellati.
Terzo di poi, l’evoluzione che la fine della guerra significherà sia da un punto di vista di riedificazione fisica dei luoghi distrutti, dell’economia, della rinascita, ma ance umano: la crescita avverrà anche nei singoli cuori, nelle singole anime di chi è sopravvissuto e deve andare avanti.
Al tutto si somma ancora uno stile narrativo pregiato, talvolta farraginoso e prolisso perché eccessivamente minuzioso, ma al contempo anche tangibile perché avvalorato da espressioni gergali tipiche del luogo che hanno l’effetto di trasportare chi legge nella bella terra descritta e quindi di rendere più veritiere le vicende.
In conclusione “La miscela segreta di casa Olivares” è un buon romanzo, equilibrato e ben costruito che non colpisce tanto per trama, colpi di scena o stile bensì per memoria storica che riesce a rievocare.