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Divorare il cielo
 
Divorare il cielo 2019-10-11 10:41:51 lapis
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
lapis Opinione inserita da lapis    11 Ottobre, 2019
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Ci apparteneva anche il cielo

“Molti anni prima, la nonna mi aveva detto che non si finisce mai di conoscere qualcuno. E a volte sarebbe meglio non iniziare affatto”.

La storia di Teresa è fatta di tante verità. Il suo amore totalizzante per Bern. Il coraggio di lasciare l’agiatezza famigliare di Torino per gestire una masseria pugliese. La scelta di consacrare la vita ad amore, natura e fatica, rinunciando a comodità e tecnologie. Eppure, ci sono anche tanti vuoti, perché c’è molto che Teresa non sa dell’uomo che ama, e ora vuole scoprire tutto, fino alla fine, senza sconti. Per provare a ricucire la propria stessa storia.

Perno del romanzo è proprio la figura di Bern, ragazzo impetuoso e insoddisfatto, sempre alla febbrile ricerca di esperienze da affrontare, di ideali per cui combattere, di passioni a cui abbandonarsi. Non è abbastanza il cielo, da divorare, per saziare la sua fame di vita. Non è abbastanza la quotidianità per contenere la sua energia istintiva, così diversa dalla rigidità e dal convenzionalismo borghese in cui Teresa è cresciuta. Un’energia capace di attrarre come un magnete, ma anche di distruggere con la sua forza dirompente.

Paolo Giordano ci propone una trama complessa e a tratti controversa, che scorre in modo non lineare, alternando fasi anche temporalmente distanti della vita dei personaggi e rielaborandone vicende, immagini e ricordi. Il tutto va a comporre uno sfaccettato ritratto della gioventù degli anni Novanta, con le sue crisi esistenziali e la sua ricerca incessante di punti fermi e ideali. Di astri e dei con cui riempire la volta del proprio cielo.
Un romanzo intenso che, per quanto stilisticamente si lasci affrontare con scioltezza, rivela una certa ambizione di contenuto. Sorprende in particolare il contrasto tra una penna così fluida e lineare, e un intreccio invece alquanto ricco di accadimenti, suggestioni e rimandi. Il prezzo di questa complessità si traduce in una certa freddezza emotiva, venata soltanto da una sottile sfumatura di malinconia che scorre sotterranea, tra speranze e disperazione, rivelazioni e segreti. Forse non sarà un romanzo di quelli che rimangono nel cuore, ma resta a mio avviso un’ottima prova di scrittura.

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Commenti

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Manuela, è dai tempi di "La solitudine dei numeri primi" che non leggo più l'autore.
Tu definisci questo libro "un romanzo intenso" . Quanto affermi successivamente attenua però decisamente la portata dell'invitante espressione.
Mi son fatto l'idea che non si tratti affatto di un'opera imperdibile.
In risposta ad un precedente commento
lapis
12 Ottobre, 2019
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Ciao Emilio, imperdibile direi di no. Non manca a mio parere di una certa intensità e fascino, ma devo confessare che passando il tempo conservo più il ricordo della bella scrittura piuttosto che della storia e dei personaggi, da questo nascono le mie parole. Non mi ha coinvolto totalmente, ma magari sono semplicemente io a non averlo capito del tutto :)
Manuela, tornare a leggerti è una goduria per i palati di noi lettori. Sempre.
In risposta ad un precedente commento
lapis
16 Ottobre, 2019
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Spero di non risultare affettata se dico che le tue parole mi fanno commuovere.
Grazie, grazie, grazie.
Un abbraccio, Maria.
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