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Valentino
 
Valentino 2021-01-09 13:56:23 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    09 Gennaio, 2021
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Trilogia di egoismi

“Valentino”, “La madre” e “Sagittario” sono tre racconti appartenenti alla produzione giovanile di Natalia Ginzburg, scritti a cavallo degli anni Cinquanta e raccolti insieme in quest’edizione Einaudi. Tre racconti dal contenuto semplice, frammenti di esistenze che non hanno nulla di eccezionale o eroico, ma si muovono nella naturalezza del vivere quotidiano, spinte inesorabilmente verso un destino familiare di miseria. Il tessuto dei legami e degli affetti familiari è, ancora una volta, lo scenario eletto dalla Ginzburg per raccontare rapporti irrisolti e irrisolvibili, che fanno i conti con l’egoismo.

Da un lato, l’egoismo indolente di un giovane vanesio, chiuso in un cieco e totalizzante amore per se stesso. Un giovane incapace di guardare alla vita se non nelle sue superficiali manifestazioni - un bel corpo, vestiti eleganti, illusori passatempi -, senza riuscire a vedere il dolore e la solitudine delle persone che lo circondano. Quelle stesse persone che gli hanno dato tutto, a piene mani, sostenendo interamente il peso del vivere comune.

"Valentino è felice, perché l'amore per se stessi non delude mai" [Valentino]

Dall’altro, l’egoismo febbrile di una donna irrequieta e instancabile nell’inutile tentativo di sottrarsi al grigiore e alla banalità della vita di ogni giorno. Una donna che ha cercato stimoli e felicità sempre lontano, nella città, in nuove amicizie o iperbolici progetti, e non è stata in grado di leggere e aiutare la malinconia che le viveva accanto, cristallizzata in un muto sorriso.

"Adesso mia madre capiva il senso di quel sorriso. Era il sorriso di chi vuole essere lasciato in disparte, per ritornare a poco a poco nell'ombra" [Sagittario]

Manca una vera e propria dimensione descrittiva: Torino si dissolve in una città uguale a tante altre e anche i personaggi, in fondo, non sono indagati, ma scoperti piano piano attraverso piccoli gesti e dettagli apparentemente inutili: i baffi, il vestito di panno blu marin, la zazzeretta color fieno. Manca un vero e proprio intreccio, in questo susseguirsi quasi cronachistico di piccoli accadimenti. Eppure, una volta chiusa l’ultima pagina, ti accorgi che qualcosa di prezioso ti è rimasto incollato sulla pelle. La tenerezza di uno sguardo sensibile e non giudicante. La semplicità di una scrittura fluida e leggera, che predilige la comunicazione agli ornamenti. Il delicato rispetto che accarezza ogni uomo, ogni miseria. E ogni lettore.

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Commenti

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Interessanti osservazioni, Manuela.
L'ho letto molto tempo fa. Ricordo solo che non mi era piaciuto.
Sto invece riscoprendo la Ginzburg saggista , con "Le piccole virtù" e "Mai devi domandarmi".
Il titolo mi ha fatto pensare ad una poesia, credo fosse del Pascoli. “oh Valentino vestito di nuovo....”che mia mamma recitava a memoria!
Io adoro la Ginzburg, dopo “Lessico famigliare” ho letto “Le piccole virtù “, testimonianza molto interessante di un’epoca e della scrittura di lei. Hai letto “Caro Michele?”, vorrei leggerlo!
Grazie mille per questa bella presentazione!
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lapis
11 Gennaio, 2021
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Ciao Emilio, a me piace molto, anche i racconti abbastanza semplici come questi, quel suo modo così fluido e naturale di parlare di famiglia. Sono curiosa quindi di conoscerla anche nelle vesti di saggista. Avevo in programma di leggere proprio "Le piccole virtù", l'altro titolo che citi invece non lo conosco, approfondirò!
Grazie per la segnalazione.
In risposta ad un precedente commento
lapis
11 Gennaio, 2021
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Grazie mille a te, Marianna! Ma sai che l'incipit di questa poesia lo cita anche mia mamma (tutta a memoria non la ricorda più :))... mi sa che era molto in voga in quegli anni!
La Ginzburg la adoro anch'io, anche in questi racconti o romanzi brevi. "Caro Michele" non l'ho letto ma di sicuro il prossimo che ho messo in lista è "Le piccole virtù", proprio dopo aver letto la tua bella recensione quest'estate!
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