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Il diavolo sulle colline
 
Il diavolo sulle colline 2022-05-18 15:58:52 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    18 Mag, 2022
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Il contrasto e la tentazione

"Eravamo molto giovani. Credo che in quell’anno non dormissi mai. Ma avevo un amico che dormiva meno ancora di me, e certe mattine lo si vedeva già passeggiare davanti alla Stazione nell’ora che arrivano e partono i primi treni. L’avevamo lasciato a notte alta, sul portone; Pieretto aveva fatto un altro giro, e visto l’alba addirittura, bevuto il caffè. Adesso studiava le facce assonnate di spazzini e di ciclisti. Nemmeno lui ricordava i discorsi della notte: vegliandoci sopra, li aveva smaltiti, e diceva tranquillo: –Si fa tardi. Vado a letto. Qualcuno degli altri, che ci trottava dietro, non capiva che cosa facessimo a una cert’ora, finito il cinema, finite le risorse, le osterie, i discorsi. Si sedeva con noi tre sulle panchine, ci ascoltava brontolare o sghignazzare, s’infiammava all’idea di andare a svegliare le ragazze o aspettare l’aurora sulle colline, poi a un nostro cambiamento di umore tentennava e trovava il coraggio di tornarsene a casa. L’indomani costui ci chiedeva: – Che cos’avete poi fatto? – Non era facile rispondergli. Avevamo ascoltato un ubriaco, guardato attaccare i manifesti, fatto il giro dei Mercati, visto passare delle pecore sui corsi". Le notti non finiscono mai per i nostri protagonisti, Oreste, Pieretto e l'io narrante di cui non conosciamo il nome, indolenti studenti universitari durante il giorno, nottambuli vagabondi, instancabili chiacchieroni, zelanti perditempo dal tramonto fino all'aurora. A loro basta un'osteria aperta, una panchina in riva al Po, un gradino con vista su una piazza, una passeggiata fino alle colline per trascorrere ore ed ore a parlare del mondo, della vita, della pioggia e del sole, meno di donne, argomento per loro ancora poco chiaro. È durante una delle loro abituali notti di inizio estate che i tre inseparabili amici si imbattono in un personaggio tanto affascinante quanto ambiguo, il carismatico e controverso Poli, il diavolo cui fa riferimento il titolo di questa graziosa opera di Pavese, tra i primi cimenti del poeta con la prosa. Il giovane, vecchia conoscenza di Oreste, inizierà i tre studenti ad un mondo torbido fino ad allora sconosciuto, fatto di cocaina, alcool, festini, indolenza e lussuria. La vicenda ruota intorno a due principali concetti: il contrasto e la tentazione. Il primo lo si evince chiaramente dalle palesi differenze che caratterizzano Poli, vizioso, anticonformista, spregiudicato, rispetto ai tre amici ancora puri, innocenti, non contaminati dalla bruttezza del mondo adulto. Il concetto di contrasto prosegue però anche a livello geografico, con la contrapposizione tra la mondana, peccaminosa, moderna Milano, residenza del nostro "diavolo", e la sorniona, rilassata, Torino del secondo dopoguerra, affascinante ambientazione di questa storia con il suo lungo Po, le sue piazze, le colline che la circondano e le campagne ricche di frutta, di vigne, di cacciagione, così opulente da apparire voluttuose, e da portare Pieretto a dire: "D'estate la campagna è disgustosa, è un'orgia sessuale di polpe e di succhi. Soltanto l'inverno è la stagione dell'anima". È proprio dai contrasti che nasce la tentazione, quando l'innocenza subisce l'ascendente del vizio e si affanna per ottenere appagamento, per violare la normalità, per concedersi di oltrepassare il limite. È ciò che accade ai nostri ragazzi, in quella particolare fase della vita in cui si esce dalla giovinezza per entrare nell'età adulta, in quella vita così sconosciuta e affascinante, ricca di possibilità, di promesse, ma anche di perversioni, di zone d'ombra, di delusioni. La tentazione si manifesta attraverso la figura di Gabriella, moglie di Poli, donna sensuale e disinibita, indipendente per certi versi, ma indissolubilmente legata al suo uomo nonostante tutto, oggetto del desiderio ma al tempo stesso figura intoccabile, tentatrice senza mai passare il limite, donna fatta davanti all'immaturo erotismo dei suoi spasimanti che assistono ad un vero e proprio dramma coniugale, finendo per diventarne parte in causa. Per i tre studenti il passaggio avviene in maniera netta, improvvisa, nell'arco di un'estate che non dimenticheranno mai, grazie ad un personaggio che, nel bene e nel male, resterà scolpito nella loro memoria. Una volta oltrepassato il limite, sarà impossibile tornare indietro, anche se, come dice Poli: "È incredibile come l'anima più vecchia che hai dentro è quella di quand'eri ragazzo. A me sembra di essere sempre un ragazzo. È l'abitudine più antica che abbiamo..."

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Commenti

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Bella presentazione, Enrico.
Della trilogia contenuta in "La bella estate", mi è piaciuto soprattutto "Tra donne sole". Però anche questo romanzo breve non è male ; forse dovrei rileggerlo.
Grazie Emilio. Il tuo consiglio mi sarà molto utile nella scelta del mio prossimo Pavese, metto subito "Tre donne sole" in lista. Se dovessi decidere di rileggere "Il diavolo sulle colline" mi piacerebbe molto conoscerne la tua opinione. Buone letture.
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