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Caino
 
Caino 2010-11-06 16:30:30 cesare giardini
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Contenuto 
 
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    06 Novembre, 2010
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Un testo lucido e ironico

E’ ben noto che Josè Saramago, premio Nobel per la letteratura, ha sempre cavalcato posizioni decisamente anticlericali, che gli sono costate in patria amare polemiche, soprattutto dopo l’uscita del “Vangelo secondo Gesù Cristo” (1993). Tali posizioni sono state ribadite via via negli anni, tanto che l’Autore ha apertamente affermato ne “L’ultimo quaderno” (1910) : “ ..ci sarebbe da esser grati se la Chiesa Cattolica Apostolica Romana smettesse di intromettersi in quello che non la riguarda, cioè la vita civile e la vita privata delle persone…… il suo obiettivo è stato sempre quello di controllare i corpi, e il laicismo è la prima porta da cui cominciano a sfuggirle i corpi…..il vero e proprio scontro arriverà quando infine si contrapporranno credenza e miscredenza, quest’ultima andando alla lotta con il suo vero nome : ateismo “. Le posizioni anticlericali dello scrittore portoghese vengono ribadite nella sua penultima opera, “Caino” : se nel “ Vangelo” Saramago aveva esposto la versione personale e originalissima del Nuovo Testamento, in “Caino” (2010) ecco la sua versione altrettanto originale del Vecchio Testamento. Con la sua consueta scrittura a tratti ininterrotta, incalzante, quasi senza pause, Saramago ci narra le vicende del cosiddetto fratello malvagio, dal giorno in cui il signore (“ noto anche come dio”) creò e diede la parola ad Adamo ed Eva. Da qui si dipana la vicenda di Caino, che, considerato di solito, quale assassino del fratello Abele , la personificazione del male, assume nella narrazione di Saramago le vesti di semplice essere umano, con pregi e difetti, come tutti gli esseri umani. Nel racconto biblico di Saramago, che esplora tutti gli eventi descritti nella Bibbia, dalla cacciata dal Paradiso Terrestre al sacrificio di Isacco, dalla Torre di Babele a Giobbe, dalle vicende del vitello d’oro e Sodoma all’Arca di Noè, emerge la figura di un dio malvagio, che non conosce giustizia e magnanimità e che, indifferente alle vicende dell’umanità, sembra non provare nei confronti della stessa nessun palpito d’amore. Saramago ci offre in quest’opera una “summa” del suo pensiero, una rivisitazione del Vecchio Testamento ironica e originale, riaffermandosi ancora una volta come scrittore civilmente impegnato e autenticamente libero.

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