Caino Caino

Caino

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Capovolgendo la prospettiva tradizionale, Saramago fa di Caino un essere umano né migliore né peggiore degli altri. Al contrario, il dio che viene fuori dalla narrazione è un dio malvagio, ingiusto e invidioso, che non sa veramente quello che vuole e soprattutto non ama gli uomini. È un dio che rifiuta, apparentemente solo per capriccio e indifferenza, l’offerta di Caino, provocando così l’assassinio di Abele. Cacciato e condannato a una vita errabonda, il destino di Caino è quello di un picaro che viaggia a cavallo di una mula attraverso lo spazio e il tempo, in una landa desolata agli albori dell’umanità.



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Caino 2020-06-14 19:23:53 marinablu
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marinablu Opinione inserita da marinablu    14 Giugno, 2020
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L'ALTRO CAINO

Il libro inizia così: “Quando il signore, noto anche come dio, si accorse che ad Adamo ed Eva, perfetti in tutto ciò che presentavano alla vista, non usciva di bocca una parola né emettevano un sia pur semplice suono primario, dovette prendersela con se stesso, dato che non c’era nessun altro nel giardino dell’eden cui poter dare la responsabilità di quella mancanza gravissima, quando gli altri animali, tutti quanti prodotti, proprio come i due esseri umani, del sia-fatto divino, chi con muggiti e ruggiti, chi con grugniti, cinguettii, fischi e schiamazzi, godeva già di voce propria. In un accesso d’ira, sorprendente in chi avrebbe potuto risolvere tutto con un altro rapido fiat, corse dalla coppia e, uno dopo l’altro, senza riflessioni e senza mezze misure, gli cacciò in gola la lingua.” …e già l’incipit la dice lunga.
Josè Saramago ci ha lasciato questo romanzo meraviglioso e divertente che ha come protagonista uno dei personaggi per antonomasia più oscuri della storia biblica caino e come coprotagonista c’è dio.
Nella Genesi Caino per tutti noi è segnato come un personaggio maledetto dopo aver tolto la vita a suo fratello Abele, Caino è il primo assassino della storia umana, ma Saramago ci dà un’altra chiave di lettura, ci fa leggere questa storia da un’altra prospettiva, ossia da quella di caino stesso, quando dio lo condanna a un destino da errante per il suo atroce delitto, Caino gli fa notare che è stato dio stesso a permettere che Abele venisse ammazzato, dio, in quanto onnisciente, doveva già sapere in anticipo che la sua preferenza verso Abele e il suo disprezzo per i sacrifici di caino avrebbero innescato un meccanismo di gelosia tale da indurre caino al fratricidio, se avesse voluto dio poteva evitare tutto questo e invece no, ha lasciato fare per poi condannare e marchiare a vita caino.
Nelle sue peregrinazioni caino incontrerà Abramo il cui dio ha ordinato di sacrificargli il proprio figlio, vedrà la torre di babele che veniva costruita sempre più alto affinché gli uomini si avvicinassero al cielo e che il signore abbatté con un soffio, arriverà a Sodoma e Gomorra dove gli abitanti secondo dio avevano abbandonato il patto con l’Eterno e per opera divina venne data alla fiamme senza risparmiare nessuno, uomini, donne e bambini innocenti, poi si ritrovò sul monte Sinai dove tanti ebrei convinti che la loro guida spirituale, Mosè, non tornasse più, fecero costruire un vitello d’oro come idolo da adorare e anche lì furono sterminati tutti, in sintesi caino percorse le vicende principali riportate nell’Antico Testamento e attraverso questo viaggio ci parla di un dio crudele, vendicativo, un dio privo di ragione che alla luce delle richieste rivolte ai suoi servitori appare talvolta come un bambino capriccioso e talvolta come un tiranno.
Durante tutto il suo percorso Caino si confronterà con dio ed è come se ne diventasse la coscienza. Caino parte da condannato e arriva a essere giudice di un dio che, secondo Saramago non è il dio buono e amorevole che infonde fratellanza e carità tra i suoi seguaci, non è il dio giusto e imparziale che ragionevolmente porta il suo gregge per la retta via, no, è un dio meschino che strumentalizza gli uomini a suo arbitrio, intoccabile nella sua posizione “la morte è vietata agli dèi anche se dovrebbero farsi carico di tutti crimini commessi in loro nome o per causa loro”.
La critica di caino/Saramago è rivolta alla fede cieca, all’obbedienza incondizionata, è una parodia sull’autoritarismo religioso, porta alla luce il contrasto tra il libero arbitrio donato all’uomo e le regole imposte da un dio che dice “ti dò la libertà ma ti condanno se vivi liberamente”. Anche questa volta Saramago, dotato sempre di una straordinaria fantasia nei suoi romanzi, racconta l’animo umano rappresentando il cattivo/caino come quello buono che riflette sul valore della vita, che ha la capacità di discernere tra il bene e il male al di là del fine, che non volge lo sguardo altrove ma giudica e condanna l’azione sbagliata e poi il buono/dio che diventa il personaggio cattivo della storia, il mandante di crimini efferati pur di imporre la sua supremazia, colui che chiede a suoi fedeli sacrifici innaturali e inumani come segno di devozione. Nel suo percorso caino si eleva moralmente a coscienza divina mentre dio mostra il volto più ignobile dell’essere umano quello di un abietto tiranno.
Con coraggio e con una divertente parodia di un testo sacro, Saramago ha voluto denunciare e condannare secoli e secoli di “guerre sante” fatte in nome e per conto di un dio che, indipendentemente dal nome che porta e dalla collocazione culturale/geografica dei suoi seguaci, ha versato sangue di innocenti in scellerate guerre e Saramago ha scelto di farlo raccontare al più cattivo di tutti: Caino.

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Caino 2020-04-07 12:18:41 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    07 Aprile, 2020
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Un tiro al bersaglio tra ciechi

"Era chiaro, il signore disdegnava caino. Fu allora che il vero carattere di abele venne a galla. Invece di compenetrarsi nel dispiacere del fratello e consolarlo, lo schernì, e, come se ciò non bastasse, si mise a decantare la propria persona, proclamandosi, davanti all’attonito e sconcertato caino, come un favorito del signore, un eletto da dio. L’infelice caino non poté far altro che ingoiare l’affronto e tornare al lavoro. La scena si ripeté, invariata, per una settimana, sempre un fumo che saliva, sempre un fumo che si poteva toccare con mano e immediatamente si disfaceva nell’aria. E sempre la mancanza di compassione di abele, le facezie di abele, il disprezzo di abele". Caino, da sempre, è il fratricida senza pietà e senza giustificazioni, la personificazione del male assoluto, degli istinti più bassi e sanguinari della natura umana. Ma è veramente così? Se invece Caino fosse un uomo come tutti gli altri, con gli stessi sentimenti, la stessa fragilità, i medesimi pregi e difetti? Se il male non fosse dipeso da lui ma un dio dispettoso, cinico, sanguinario?
Del resto cosa avevano i suoi doni al Signore in meno di quelli di Abele? Quali difetti potevano risiedere nel suo animo così profondamente uguale a quello del fratello con cui c'era sempre stata una perfetta sintonia? Quali comportamenti dei ragazzi potevano indurre l'Onnipotente a preferire l'uno anziché l'altro se entrambi erano dediti al lavoro allo stesso modo, in egual misura rispettavano i genitori e parimenti onoravano l'Altissimo? Perché Dio, che tutto vede e tutto può, non ha fatto nulla per evitare che il fattaccio si compisse? "L’hai ucciso, Proprio così, ma il primo colpevole sei tu, io avrei dato la vita per la sua vita se tu non avessi distrutto la mia, Ho voluto metterti alla prova, E chi sei tu per mettere alla prova colui che tu stesso hai creato, Sono il signore sovrano di tutte le cose, E di tutti gli esseri, dirai, ma non di me né della mia libertà, Libertà di uccidere, Come tu sei stato libero di lasciare che uccidessi abele quando era nelle tue mani evitarlo, sarebbe bastato che per un attimo abbandonassi la superbia dell’infallibilità che condividi con tutti gli altri dèi, sarebbe bastato che per un attimo fossi realmente misericordioso, che accettassi la mia offerta con umiltà, solo perché non avresti dovuto osare rifiutarla, gli dèi, e tu come tutti gli altri, hanno dei doveri verso coloro che dicono di aver creato." D'altronde parliamo dello stesso Dio che punisce Adamo ed Eva per aver assaggiato il frutto dell'albero della conoscenza, quasi che gli esseri da lui creati a questa conoscenza non devono aver accesso, devono restare nelle tenebre dell'ignoranza. Quello che chiede ad Abramo di sacrificare suo figlio per dimostrare la sua obbedienza. Lo stesso Dio che distrugge la torre di Babele, uccide i suoi autori e ne disperde i superstiti creando differenze linguistiche fino ad allora inesistenti perché indispettito dall'altezza della stessa opera. L'ente supremo che per punire i sodomiti responsabili dell'unico crimine di amarsi tra esseri dello stesso sesso, arde l'intera città, compresi innocenti, donne e bambini. L'essere onnipotente che, non contento della sua opera, azzera il mondo travolgendo con il diluvio universale, con l'intenzione vana di ricostruirlo migliore. Di crimini di questo genere, partoriti dalla mente del Creatore, se ne trovano a bizzeffe nel Vecchio Testamento. Caino, bollato in fronte con il marchio dell'infamia e condannato ad un eterno errare per espiare alla sua colpa, percorre il testo sacro in lungo e in largo in sella al suo giumento, in un susseguirsi di salti temporali che lo portano a conoscere ora Mosè, ora Noè, ora Giosuè, e tanti altri personaggi biblici. "Al ritorno, casualmente, si trattennero per qualche istante lungo la strada dove abramo aveva parlato con il signore, e lì caino disse, Ho un pensiero che non mi abbandona, Che pensiero, domandò abramo, Penso che a sodoma e nelle altre città che sono state incendiate c’erano degli innocenti, Se ci fossero stati, il signore avrebbe rispettato la promessa che mi ha fatto di risparmiargli la vita, I bambini, disse caino, quei bambini erano innocenti, Mio dio, mormorò abramo, e la sua voce fu come un gemito, Sì, sarà pure il tuo dio, ma non è stato il loro". Un viaggio dissacrante che ha come unico filo conduttore la mano insanguinata di Dio, vero e unico imputato di questo processo, ingiustificabile colpevole dei peggiori mali del mondo ma, come spesso accade ai potenti che si macchiano di efferati crimini, nonostante tutto impunito, impertinente e tutt'ora pericolosamente a piede libero. "Il signore aveva fatto una pessima scelta per l’inaugurazione del giardino dell’eden, nella roulette che aveva cominciato a far girare avevano perso tutti, nel tiro al bersaglio tra ciechi nessuno aveva fatto centro".

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Caino 2020-03-11 16:57:20 AriMonda
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AriMonda Opinione inserita da AriMonda    11 Marzo, 2020
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Il fratello sbagliato?

Caino, il fratricida, il traditore della famiglia. La fama di questo personaggio è nota a tutti, anche a chi non ha dimestichezza con la Bibbia, associato indelebilmente al fratello Abele, che ha ucciso perché Dio ne ha preferito il sacrificio. Il Male dunque incarnato in una persona, il simbolo della perdizione.

Ma Saramago nella sua opera ribalta la prospettiva tradizionale e ci tratteggia un personaggio che non è altro che un uomo, con i suoi limiti e i suoi difetti, ma pur sempre un uomo. Perché Dio ha preferito il sacrificio di Abele? Perché non poteva accettarli entrambi? Perché ha dovuto umiliare un fratello per far primeggiare l’altro? L’omicidio commesso da Caino non viene giustificato, ma la colpa, in questa versione, è smorzata e sdrammatizzata, non ricade su un’unica persona. Dio stesso è colpevole e Caino non si risparmia ad accusarlo di cattiveria ingiustificata e gratuita.

Dio viene presentato come un personaggio comico per certi versi, vanaglorioso, superbo, irritabile e suscettibile alla più piccola offesa. È un dio, ma con la d minuscola, crudele, meschino, che non si fa nessun tipo di remore a uccidere persone e bambini, bruciare città, devastare il mondo da lui creato. L’immagine che l’autore vuole restituire è di una divinità che di divino ha solo il potere di poter decidere cosa e come gestire le vite degli uomini, ma i motivi che lo muovono hanno una natura completamente umana. Egli gioca con le vite dei suoi seguaci come se fossero le pedine di un gioco da tavola di cui egli è l’unico giocatore.

Caino compie un viaggio simbolico, temporale e spaziale, che lo mette in diretto contatto con alcuni importanti personaggi dell’Antico Testamento, ma quello che possiamo evincere stando al passo dell’uomo e del suo giumento, è la profonda umanità che si cela nell’animo del fratello sopravvissuto, pentito a tratti del delitto commesso, ma sempre presente a se stesso, sempre pronto a constatare la mancanza di umanità nel dio creatore, un dio capace di chiedere a un padre di uccidere il figlio e di ridurre sul lastrico e coperto di piaghe il suo più caro fedele.

Caino è il campione di umanità all’interno di questa storia, il vero protagonista, la voce della ragione e della verità, un uomo per cui non possiamo non provare compassione e di cui non possiamo ignorare le opinioni e le idee. Il suo senso di giustizia è vicino al nostro modo di sentire, non possiamo non indignarci insieme a lui e non provare la stessa rabbia, mentre non riusciamo a capire cosa spinga il Signore a compiere atti orribili e punitivi, dimenticando gli innocenti, i buoni, gli onesti.
Perché Caino, come dio, è un peccatore, ma a differenza di quest'ultimo, ne è consapevole e si muove nel mondo atemporale della sua punizione senza dimenticarlo e senza mai perdere di vista chi incarna il vero Male.

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Caino 2018-02-13 09:20:06 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    13 Febbraio, 2018
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Il Dio uomo, L'uomo Dio.

Con “Caino” Josè Saramago ci porta a spasso per la Bibbia rileggendo in chiave ironica e dissacrante episodi aventi ad oggetto l’emblema indiscusso della cattiveria. Lo scopo principale dell’autore è quello di comprovare il male assoluto di (e in) Dio per giungere infine a una condizione di nulla assoluto poiché risultato di un duello ad armi pari tra essere umano e divinità. Tesi di fondo dell’opera è nuovamente il male. Un male che è portatore di disperazione e cupezza, un male che intimorisce e impaurisce perché senza confini. L’uomo è, in particolare, al contempo, tanto bene quanto malvagità. Se preso in considerazione come gruppo la componente negativa prende il sopravvento su quella positiva della bontà; epilogo inevitabile è l’autodistruzione. A cornice di questa visione, un Dio capriccioso, burattinaio, giocoliere che si diverte a vessare la sua stessa creatura. Non esiste argine alcuno a questo fenomeno.
Un’opera, quindi, quella presentata, che non lascia alternative nel pensiero del lettore. Se nei Vangeli questo veniva trasportato nel dubbio, veniva spinto a interrogarsi sulla contrapposizione tra bene e male che è parte intima dell’essere umano stesso per infine intuire e – forse anche accettare/giustificare – la ricerca e il desiderio di fede, con “Caino” ciò non è accade. La creatura si sostituisce a un creatore e termina così la storia. Fatto questo, non c’è altro da raccontare. La vicenda è finita. Conclusa.
Stilisticamente Saramago è riconoscibile sin dalle prime battute, soprattutto per il suo connotato della punteggiatura. Nonostante il portoghese calchi molto la mano e si spinga lautamente oltre rispetto al passato, l’opera è più fruibile, invita alla riflessione e porta all’interrogazione di quel mistero che è l’intimo caos di ognuno di noi. E per riflesso o conseguenza, lo stesso caos va oltre alle iperboli narrative nutrendosi del sangue degli innocenti, delle ingiustizie, della povertà, delle malefatte, del dolore. L’unico che può, forse, cambiare le cose è l’uomo. Chissà. Due piani, due metri, due misure.
Non una semplice lettura proprio a causa di questo rimarcato spingersi al di là di, ma comunque un altro Saramago da conoscere e da non perdere.

«Come tutto, le parole hanno i loro che, i loro come e i loro perché. Alcune, solenni, ci interpellano con aria pomposa, dandosi importanza, come se fossero destinate a grandi cose, e, guarda un po’, non erano altro che una leggera brezza che non sarebbe riuscita a muovere la pala di un mulino, altre, parole comuni, parole solite, parole di tutti i giorni, sarebbero arrivate ad avere, in definitiva, conseguenze che nessuno avrebbe osato prevedere, non è per questo che erano nate, eppure hanno finito per scuotere il mondo.»

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Caino 2018-01-15 04:56:15 siti
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siti Opinione inserita da siti    15 Gennaio, 2018
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Ad armi pari?

Rivisitazione in chiave ironica e dissacrante dei principali episodi biblici aventi per protagonista , trasversale nel tempo e nello spazio, l’emblema della cattiveria per eccellenza: Caino. A spasso per la Bibbia a comprovare una cattiveria ben più evidente , quella di Dio, per giungere infine al nulla assoluto originato da un epilogo nichilista che mette in scena un duello ad armi pari tra Dio e l’uomo.
La tesi di fondo dell’ormai attempato Premio Nobel è la vittoria del male sulla terra in una visione cupa e disperata che , sebbene celata da un’ironia sempre gradevole, impaurisce per la portata negativa che le è implicita. L’uomo è bene e male insieme, l’umanità un concentrato di male puro, il Dio a cui si rivolge un bizzarro e capriccioso giocoliere.
Da Adamo ed Eva in poi, con la cacciata dall’Eden, al fratricidio e alla conseguente condanna ad una vita raminga ma sotto la protezione divina, spaziando nello spazio ma soprattutto nel tempo vivendo episodi collocabili nel futuro, ci si ritrova a rivivere i principali episodi biblici nei quali Caino diventa però parte attiva, modificando il corso degli eventi senza che ciò sia più riferibile al misericordioso intervento divino. Ecco, mi pare che Saramago stavolta si sia spinto troppo oltre rispetto al precedente contenuto nella riscrittura dei Vangeli, era bello lì dubitare insieme a lui incapaci di capire la contraddizione insita in questa accozzaglia di bene e male che è l’uomo, che è il mondo, intuire la sua ricerca tutto sommato di un perché e forse della fede. Ma qui , a mio avviso si è spinto oltre, il finito usurpa l’infinito e due termini si annullano vicendevolmente. L’uomo si sostituisce a Dio e “la storia è finita, non ci sarà nient’altro da raccontare”. Benché più disturbante per me rispetto al “Vangelo secondo Gesù Cristo”: oltre misura la sua carica blasfema, gli riconosco ancora un’originalità stilistica ricalcante il modulo di punteggiatura che gli è consono, sebbene qui sia decisamente più fruibile e mai al limite della illeggibilità e della mancata comprensione, e un intento tuttavia nobile, seppur disperato e rassegnato, di farci riflettere sul nostro caos odierno. Esso non si nutre più delle iperboli narrative contenute in quella che è fondamentalmente una scrittura mitologica, va ahimè ben più oltre saziandosi ancora del sangue degli innocenti, dell’ingiustizia, della povertà in una dimensione certo che è stridente e difficile da accettare ma che spetta ancora all’uomo cambiare. Credo nell’uomo, non posso dubitare di Dio tanto meno metterli sullo stesso piano.

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"Il vangelo secondo Gesù Cristo"
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Caino 2016-09-06 10:36:53 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    06 Settembre, 2016
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Un pò troppo irrispettoso

I suoi libri sono sempre molto forti e, comunque, denotano senz’altro la personalità incisiva di quest’autore, nel modo di scrivere e nelle tematiche affrontate. Qui lo scrittore prende in mano parte del Vecchio Testamento e ne dà una chiave di lettura sua, con un focus particolare su un personaggio emblematico, perché è quello più negativo, Caino. Ho trovato questa sua opera un po’ eccessiva, nei toni e nei contenuti. Un po’ troppo dissacrante e forse direi anche blasfema, perché l’immagine che viene data di Dio è sicuramente molto negativa. Non so se uno scrittore, seppure geniale, può permettersi di prendere uno dei testi più sacri per eccellenza e reinterpretarlo così tanto a suo modo. Questo libro è sicuramente frutto di una penna, magistrale, arrabbiata con il mondo e non lo considero una delle sue opere migliori.

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Sì per chi conosce già l'autore - Per chi non ha mai letto niente di suo, meglio leggere prima altre sue opere
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Caino 2014-09-25 21:07:23 Vincenzo1972
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    25 Settembre, 2014
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Chi è il lupo e chi l'agnello?

Che delusione!
E' anche vero che c'era ben poco da attendersi da questo Saramago ormai quasi novantenne che rispetto a quello settantenne, autore del Vangelo secondo Gesù Cristo, ne ha mantenuto intatto solo lo stile narrativo, caratterizzato sempre da periodi molto lunghi e con un uso quantomeno originale della punteggiatura, ma sempre molto ben costruiti, accurati e ricercati nella scelta dei termini.
Perchè in quest'opera, che nella trama ripercorre alcuni degli episodi più famosi dell'antico testamento, c'è solo cattiveria, rabbia, odio verso un Dio ignobile e crudele che sembra quasi godere della sua malvagità, spesso gratuita ed insensata, perpetrata verso gli uomini.
Anche nel vangelo la 'figura' di Dio veniva rivisitata e ribaltata, rispetto a quella sponsorizzata dalla chiesa cattolica, di padre severo ma buono; ma nel vangelo Saramago esponeva il suo punto di vista in modo più lucido, più cauto, sollevando dubbi ed offrendo spunti di riflessione.
Qui invece no; Saramago, nella persona di Caino, sputa fuori tutto il suo disprezzo verso quel Dio che egli non ama e non accetta ed al cospetto del quale non vuole sottomettersi, quello stesso Dio che per un suo capriccio costringe Caino a macchiarsi dell'omicidio del mite fratello Abele, che tanto mite però non era, lo stesso Dio che nella sua furia distruttrice travolge Sodoma e Gomorra con tutti i bambini che ci abitano la cui unica colpa è quella di dimorare nello stesso luogo in cui vivono i loro padri dalle strane tendenze sessuali. O lo stesso Dio che si diverte a far scommesse col diavolo puntando sulla rettitudine di Giobbe solo per il piacere di dimostrare la sua superiorità al suo pari-grado.
Ho letto esclusivamente un intento dissacratorio in quest'opera, una blasfemia questa volta gratuita e banale che ne sminuisce molto il valore, a mio parere.
Sembra quasi il grido di rabbia di un uomo che ormai sente vicina ed inevitabile la fine dei suoi giorni e chissà... forse ha paura di ciò che ci sarà dopo.

Anche la descrizione ai limiti del pornografico delle prestazioni da macho di Caino, sembrano eccessive, inutili e fuori luogo nel contesto narrativo... altro sintomo di senilità galoppante?

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Caino 2013-11-05 09:44:47 il libraio blu
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il libraio blu Opinione inserita da il libraio blu    05 Novembre, 2013
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un Dio imperfetto

Scritto negli ultimi anni di vita, in Caino Saramago dà l'impressione di non avere più nessuna remora, nessun autocontrollo censorio. Vuole dare una dimostrazione di come il Dio risulti imperfetto, incoerente, spesso assurdo e incomprensibile: come l'uomo.
La vena tuttavia non è affatto dogmatica, bensì ironica, fantasiosa, intelligente. Una storia sì dissacrante, ma mai, a mio giudizio, irrispetosa. Geniale come sempre l'uso del discorso indiretto libero, a intercalare tra i dialoghi i commenti personali.

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il vangelo secondo gesù cristo
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Caino 2013-04-16 20:59:51 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    16 Aprile, 2013
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Saramago contro dio (con la minuscola)

Questo libro interessantissimo potrebbe sembrare un intelligente fraseggio letterario ( per non usare il termine più volgare) su temi biblici, temi che si prestano molto bene a un gioco del genere, specie nella loro interpretazione letterale, cioè quella dell'ignorante come potrei essere io o magari (non lo so) Saramago. All'inizio il libro mi è sembrato scritto con il desiderio di ridere che viene al bambino durante la messa domenicale, con uno spirito ingenuo e un po' infantile. In realtà ho cambiato idea abbastanza presto: la narrazione è portata avanti con un accanimento che non può essere considerato bonario e scherzoso. Verrebbe da pensare che Saramago, pur professandosi ateo sia in realtà un credente, uno di quegli uomini che davanti ai tanti mali del mondo se la prendono con Dio perchè non interviene, perchè dà carta bianca all'uomo e si aspetta contro ogni calcolo probabilistico che sappia fare qualcosa di buono. Sembrerebbe che Saramago se la prenda con Dio perchè potendo impedire il male lascia l'uomo libero di fare il male, lascia morire i deboli e ammalarsi i bambini. Di più, se permette queste cose, Lui che può tutto, significa che vuole queste cose. Temi simili ci sono anche in Dostojeskij, anche se non questa ultima, estrema riflessione. A me sembra che un libro simile potrebbe scriverlo solo un credente perchè un ateo non sentirebbe tanto astio per qualcuno che non esiste, sarebbe uno spreco di forze.
Proseguendo comunque nella lettura fino alla geniale e originale conclusione ci si sente sempre più avvinti dal punto di vista di Saramago anche se non lo si condivide ( io non lo condivido). Comunque il libro è bellissimo. La lotta tra dio e l'uomo è portata avanti da caino, in un rovesciamento di ruoli che si accentua andando avanti nel racconto: caino è l'uomo, dio è il male del mondo, il male a cui non c'è rimedio. Non so se la scelta di non usare le maiuscole nei nomi propri e nella parola "Dio" sia una scelta di Einaudi o di Saramago. Io mi sono immaginato che l'autore abbia voluto dare ai personaggi un ruolo in qualche modo collettivo: caino è umano, dio non lo è.
La conclusione, che completa alla perfezione la ribellione di caino, è geniale.
Unico appunto, la scelta di Einaudi di sopprimere le virgolette, è elegante ma credo che non faciliti la vita al lettore occasionale.

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Non ho letto altri Saramago. Benni, Pennac. I fiori blu di Quenau.
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Caino 2012-12-10 21:01:13 ant
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ant Opinione inserita da ant    10 Dicembre, 2012
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Rivisitazione della vita del primo assassino

Rivisitazione molto simpatica, a mio avviso, della vita del primo assassino nella storia dell'umanità: Caino.
Notevoli e arguti gli ipotetici dialoghi che Saramago imbastisce tra il protagonista del romanzo, Caino, e..D i o.
Molto accattivante e fantasiosa anche la trama del libro, infatti dopo il "fattaccio"(l'uccisione del fratello Abele) Caino vivrà errabondo imbattendosi in tante altre situazioni e personaggi più o meno note/i(diluvio universale, Noè, Abramo,Lilith etc).
C'è chi ha trovato questo testo intriso soprattutto di ateismo, io invece lo trovo divertente e intelligente e nello stile molto simile al miglior Calvino.
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libri fantasiosi e allo stesso tempo reali e intelligenti
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