Narrativa straniera Romanzi Mattino e sera
 

Mattino e sera Mattino e sera

Mattino e sera

Letteratura straniera

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Un bambino viene al mondo; si chiamerà Johannes, sarà un pescatore. Un uomo ormai anziano muore; si chiamava Johannes, era un pescatore. Mattino e sera si estende tra i due estremi della vita, come tra i due estremi del giorno, tra i pensieri di un padre che vede nascere suo figlio e quelli di un vecchio che affronta le cose di ogni giorno, nel suo ultimo giorno, cose sempre identiche, riconoscibili, eppure definitive. Con una lingua vivida e aderente ai dettagli più minuti dell’esistenza e della sua bellezza, percorrendo le domande più importanti di ogni uomo – le più semplici e assolute – Jon Fosse scrive una novella di incredibile potenza poetica, che conferma ancora una volta il talento del più grande scrittore norvegese contemporaneo.



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Mattino e sera 2024-05-24 18:00:13 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Mag, 2024
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Estremi di una vita

«[…] In casa ci doveva essere anche il caffè e adesso che gli arrivava la pensione non mancavano mai né il tabacco né il caffè e anche oggi il caffè era buono, stamattina come tutte le altre, quindi da questo punto di vista era tutto come sempre, sì, ma al tempo stesso tutto sembrava essere diverso, o no?»

Classe 1959, Jon Fosse è lo scrittore e drammaturgo norvegese vincitore del Premio Nobel per la Letteratura del 2023. Tante le opere che lo caratterizzano e tutte intrise da un filo rosso che prende per mano e conduce tra spazi temporali che si sospendono e atmosfere oniriche che si susseguono.
“Mattino e sera” è un lungo racconto che non si distacca da questa impronta. È scritto con uno stile rapido, pulito, asciutto ma al tempo stesso è scandito da un ritmo ben cadenzato che ne evidenzia la profondità. Si può suddividere in due parti; ad essere raccontato è quello che rappresenta il mattino e ciò che rappresenta la sera di Johannes, figlio del pescatore Olai, nipote del nonno pescatore di cui porta il nome e di cui ha abbracciato la professione, marito di Erna da cui ha avuto in dono sette figli.

La narrazione ha inizio proprio con la nascita del figlio maschio, tanto, troppo attesa, dopo un’unica altra figlia ormai adolescente. Olai è seduto al tavolo, segue il parto di Marta, la moglie, ha paura ad ogni urlo, attende. È il suo mattino. E quelle stesse riflessioni accompagneranno il figlio durante tutta la sua vita, sino alla tarda età.

«[…] Entra in soggiorno e poi nella camera e lì vede papà Johannes sdraiato sul letto e ha un’aria tranquilla, quasi come se stesse dormendo, pensa Signe e gli prende la mano, quasi come quando ero una bambina, pensa Signe e sente fremere dietro gli occhi e gli occhi si riempiono di lacrime.»

Nella seconda parte del racconto conosciamo Johannes ormai da anziano e vedovo. Le giornate scorrono monotone nella casa. Si sveglia all’alba, è anchilosato e incapace di muoversi, al contempo e in paradosso è colpito da una strana leggerezza. È un tempo atipico, di ricerca e riscoperta. Dopo aver ispezionato la soffitta si reca verso la costa per controllare la sua barca, qui incontra l’amico di sempre, Peter. Tante le confidenze vissute negli anni, tra scene di altri tempi e corpi ormai cambiati. È ora di tornare a casa, sta giungendo la sera e a breve arriverà sua figlia. Vede sua moglie, ma non era morta?

Un bambino nasce, un uomo muore, nel mezzo una vita che passa tra pensieri, emozioni, sensazioni, dolori e gioie. “Mattino e sera” di Jon Fosse è un libro solo in prima apparenza lineare e semplice, è in realtà uno scritto complesso che cela al suo interno molteplici piani temporali e variegate sfaccettature umane.

È uno di quei libri da assaporare poco alla volta, piano piano. Ogni frase ha un suo perché tanto stilistico quanto di contenuti e significati. Non è una lettura per tutti, non necessariamente determinerà un consenso unanime, ma chiede di essere letta e trattiene.

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