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Le ragazze di Kabul
 
Le ragazze di Kabul 2012-07-25 18:44:48 antonelladimartino
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    25 Luglio, 2012
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Parween, una vera shaheed

Sarebbe stato meglio mantenere o tradurre alla lettera il titolo originale del romanzo: “Lipstick in Afghanistan”. “Le ragazze di Kabul” non mi sembra adatto per questo romanzo nato da un’esperienza reale, vissuta non a Kabul ma a Bamiyan, un villaggio del centro dell’Afghanistan. Bamiyan appartiene all’etnia hazara, che per la sua fierezza è odiata e perseguitata con particolare ferocia dai talebani.

La storia è davvero interessante, ma la narrazione non si dimostra sempre all’altezza: diventa esigua nel raccontare l’amore, goffa nel delineare la storia e il carattere dei personaggi.
Il rossetto che unisce le protagoniste principali, invece, mi sembra un simbolo azzeccato, molto efficace: rappresenta la femminilità che alcune ideologie vorrebbero uccidere o nascondere, la frivolezza che diventa rivalsa su un destino difficile.

I talebani del romanzo si comportano da bestie: distruggono e uccidono senza motivo, violentano e rubano con passione, trasgrediscono gli stessi comandamenti che impongono ai popoli che tiranneggiano. Posso capire il punto di vista delle protagoniste: non nutro nessuna simpatia nei confronti dei talibani, ma la bestialità degli uomini include sempre cause da spiegare, eccezioni da non sottovalutare.

Molto vivace e coinvolgente anche la descrizione delle tradizioni e dei costumi hazari, delle leggende di questo popolo e delle condizioni di vita dei volontari che lo conoscono da vicino.

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Consigliato a chi ha letto...
romanzi e storie vere sull’Afghanistan.
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Commenti

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Chissa perche' stravolgono sempre i titoli.
Non lo capiro' mai.
Ciao CUB:-) Ti capisco. L'editoria è un mondo zeppo di domande senza risposta, e di risposte inquietanti.

08 Ottobre, 2012
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... lo sto leggendo! E' un romanzo "crudo", che ti fa pensare a quanto siamo lontani dalla realtà di quel mondo. Troppo impegnati alla ricerca del superfluo, non ci rendiamo conto di tutti i valori che abbiamo perduto. Solo chi non ha niente può capire ed apprezzare tutto ciò che di buono ci regala la VITA. Lo consiglio a tutti, ed inoltre è tradotto molto bene, mi ricorda "Mille splendidi soli".... LEGGETELO
Lettura appena finita: completamente d'accordo con la tua recensione. Il titolo originale non doveva essere stravolto, la psicologia dei personaggi è alquanto esile, ma calzante il riferimento al rossetto. La parte più bella, come dici tu, quella in cui si parla delle tradizioni e della cultura del popolo afghano.
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